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Il blitz della guardia di finanza sigilli a beni per ottanta milioni

Patto criminale tra 'ndrangheta e camorra Cocaina dal Sudamerica all'Europa

Alleanza tra i Barbaro di Platì e il clan La Torre di Mondragone Sequestrati 700 chili di droga a Livorno

CASERTA - Proveniva da Venezuela e Colombia la cocaina che la banda di narcotrafficanti sgominata stamani dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Catanzaro distribuiva poi in tutta Italia e nel nord Europa. Lo snodo principale del traffico era il porto olandese di Amsterdam, ma la cocaina arrivava in qualsiasi porto, italiano od europeo, ritenuto idoneo dai trafficanti. La droga veniva poi smerciata dall’organizzazione gestita dalle famiglie di ’ndrangheta e camorra dei Barbaro di Platì e dei Latorre di Mondragone, nel Casertano. Nel corso dell’inchiesta, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, e in particolare dal procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone, i finanzieri hanno arrestato 16 persone - cinque delle quali , bloccate in Olanda, erano trafficanti del posto affiliati all’organizzazione, e sequestrato 700 chili di cocaina giunti nel porto di Livorno in un container con pelli essiccate. Si tratta di uno dei maggiori sequestri realizzati in Italia: la droga era pura al 93 per cento, per un valore all’ingrosso sui mercati europei, di circa 120 milioni di euro.

L'agriturismo di lusso del clan La Torre


ALLEANZA TRA MAFIE - L’operazione di oggi è stata denominata «Tamanaco» dall’albergo di Caracas, nel Venezuela, dove avvenivano gli incontri nel corso dei quali i narcotrafficanti concordavano gli scambi di droga. Svelato dunque un patto tra la criminalità organizzata calabrese e campana, dunque, una vera e propria «alleanza» strategica e finanziaria tra uno dei più importanti e agguerriti sodalizi della locride, e gli esponenti del clan camorristico La Torre attivo nel Casertano, che ha permesso di movimentare ingenti quantitativi di cocaina dalla Colombia e dal Venezuela verso il territorio italiano, anche passando per l’Africa e il Nord Europa.
L'operazione è stata portata a termine questa notte dal G.i.c.o. del Nucleo di Polizia Tributaria di Catanzaro, dal Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata di Roma (Scico), con la collaborazione della Tenenza di Mondragone.

LA «MOLECOLA» - Le indagini sono durate otre tre anni: le investigazioni sono state effettuate con l’ausilio di sofisticate apparecchiature tecniche per l’ascolto delle comunicazioni tra gli indagati e attraverso centinaia di appostamenti e riscontri effettuati in Italia ed all’estero. Durante le indagini, i finanzieri si sono serviti anche di uno strumento informatico denominato «molecola» ideato dallo Scico della guardia di finanza di concerto con la Direzione nazionale antimafia e che serve a monitorare i flussi finanziari per verificare eventuali anomalie. È anche grazie a questa apparecchiatura che sono stati sequestrati beni per un’ottantina di milioni di euro. Tra questi figura una tenuta, definita dagli investigatori di altissimo valore, nel Casertano. Si tratta di una prestigiosa ed esclusiva struttura agrituristica denominata «Tenuta Sciacca», situata alle pendici del monte Massico, a pochi chilometri dalla riserva naturale del Lago di Falciano. Un casale del ‘700 finemente ristrutturato, dislocato all'interno di 25 ettari di terreno, capace di ospitare 24 camere e 2 suite, dotate dei più moderni e raffinati comfort, e 2 splendide sale ristorante.

L'ORGANIZZAZIONE - La regia italiana dell’operazione era in mano a Giuseppe Barbaro, del '68, elemento di spicco dell’omonima cosca di Platì, in provincia di Reggio Calabria, arrestato dai finanzieri del Goa di Catanzaro il 12 dicembre 2008 dopo circa due anni di latitanza. Quest’ultimo operava in stretta sinergia con altri malavitosi calabresi e, soprattutto, con alcuni esponenti della criminalità organizzata campana e laziale, fra cui Giovanni Sciacca, classe '59, Emilio Boccolato, del '52 e Antonio Rea, del '51. Quest'ultimo appariva un soggetto insospettabile e con uno stile di vita molto regolare e defilato ma, in realtà, costituiva l’elemento di collegamento tra l’intera organizzazione radicata in Italia e il fornitore sudamericano Vittorio Belgiovane, di cui era l’esclusivo referente e portavoce.

Redazione online
22 giugno 2010
(ultima modifica: 23 giugno 2010)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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