Nuovo album del gruppo e concerti in tutta Italia, a cominciare da Firenze

Scritto da Bruno Santini |    Gennaio 2018    |    Pag. 39

Attore e giornalista. Attore teatrale (con esperienze al fianco di S. Randone, E. M. Salerno, A. Asti...), cinematografico (in film di Pieraccioni, Monicelli, Panariello, Vanzina...) e televisivo (in fiction come 'La squadra', 'Carabinieri 2", "Vivere", "Questa casa non è un albergo"...). Giornalista dal 1990, è anche speaker ed autore radiofonico. E' il conduttore del programma televisivo "InformaCoop".

Musica

I primi giorni dell’anno salutano il ritorno sul palco dei Nomadi , lo storico complesso (una volta si diceva così!) che festeggia in questo 2018 i suoi 55 anni di attività. Preceduto dall’uscita del nuovo album dal titolo Nomadi dentro,   ecco puntuale l’attesissimo tour che toccherà anche Firenze dove farà tappa all’Obihall giovedì 25 gennaio. Il doppio evento è l’occasione per scambiare quattro chiacchiere con Beppe Carletti fondatore e leader del gruppo nonché unico membro stabile della formazione.


Ancora un tour per gli infaticabili Nomadi, c’è da credere che la vera dimensione del gruppo sia quella dal vivo…

«Assolutamente sì - risponde Carletti -. I concerti sono sempre stati la nostra forza. Siamo animali da palcoscenico ed il nostro essere musicisti si esalta proprio sul palco. Questa volta però c’è una novità importante perché abbiamo scelto di portare le nostre canzoni in spazi teatrali, quindi premiando una situazione più raccolta».


In teatro cosa cambierà nelle vostre esibizioni?

«Siamo sempre noi!… non è che in teatro saremo più belli - ride Carletti - ma sicuramente delle novità ci saranno, a cominciare dalla scenografia. Sia ben chiaro, il cambiamento non lo viviamo come una sfida, perché alla base di tutto c’è la voglia di divertirci che ha accompagnato da sempre i nostri concerti».


Nomadi dentro ha l’aria di essere un viaggio introspettivo, quasi una radiografia.

«Bravo. È un lavoro che ci rappresenta; un viaggio a ritroso nel tempo… in fondo i Nomadi sono ancora e sempre quelli degli anni ‘60/’70. Capaci di emozionarci ancora e di cantare le cose in cui crediamo. Con coerenza. Esistiamo dal 1963; più longevi di noi ci sono solo i Rolling Stones!».


55 anni di canzoni! Come potete giudicar , Noi non ci saremo , Dio è morto , Un pugno di sabbia , Io vagabondo , Un giorno insieme , Voglio ridere , Senza discutere (per citare la lunga stagione dei 45 giri), fino ai più recenti Cd Quando ci sarai , Liberi di volare , Lascia il segno . La musica dei Nomadi ha saputo fare da colonna sonora a tante diverse generazioni attraversando mode e tendenze.


Siete stati davvero testimoni del nostro tempo: com’è cambiato in tutti questi anni il pubblico?

«Sicuramente il pubblico degli anni ‘60 era meno propenso ad ascoltare. Il nostro intervento era inserito all’interno di serate danzanti quindi c’era poca attenzione a quello che cantavamo: dovevamo fare musica per far ballare chi era venuto lì per divertirsi. Poi le cose sono cambiate e dagli anni ‘70 il concerto ha avuto una sua sacralità. Ma l’esperienza maturata negli anni ce la siamo ritrovata nel tempo ed è un bagaglio indispensabile da portare sul palco con noi. Anche se sono rimasto, dopo la morte di Augusto (Daolio, indimenticabile voce dei Nomadi!, ndr ) l’unico elemento del gruppo storico, devo dire che la band ha sempre saputo trasmettere la sua storia e la sua natura a chi è subentrato nel tempo».


I Nomadi tornano a cantare Guccini. Nel nuovo album c’è infatti anche una canzone ( Nomadi ) firmata dal grande cantautore che da anni ha scelto ormai di vivere a Pavana sull’Appennino Tosco-Emiliano. Anche questo è un pezzo di storia che si ricompone. «Pochi come Guccini ci conoscono così nel profondo e quindi quello che Francesco dice nella canzone è davvero la nostra essenza, e quando lui scrive che “ Noi viviamo il presente con un occhio rivolto al futuro” ci ritrae in quella che è davvero la nostra anima. Non ti nego che stiamo meditando di aprire i nostri concerti proprio con la sua Nomadi ».

Ma l’album segna un altro ritorno importante, quello di Alberto Salerno che per voi scrisse, nel 1972, Io vagabondo : «Avevamo davvero tanta voglia di fare una cosa insieme, e così quattro anni fa ci consegnò questo Terra di nessuno. Noi abbiamo aspettato l’occasione giusta per editarlo, tanto che più volte ci ha domandato impaziente “Lo fate o non lo fate!?” e adesso eccolo qui: nel disco e live in concerto».

E dagli autori prestigiosi che hanno scritto per i Nomadi ad un altrettanto prestigioso personaggio che però non legò mai il suo nome al gruppo. «È verissimo. Era la metà degli anni ‘60, noi eravamo a Milano, in studio, a incidere Dio è morto quando fummo avvicinati da Mogol che ci presentò un giovane Lucio Battisti perché volevano che noi interpretassimo Non è Francesca. La canzone ci piacque ed eravamo d’accordo nel cantarla, ma quando ci dissero che per inciderla avremmo dovuto voltare le spalle al repertorio di Guccini, noi prendemmo la nostra decisione e la storia della musica sa quanto quella scelta sia stata saggia».


L’intervistato

Beppe Carletti

fondatore e leader dei Nomadi


Ho visto

La gente della mia età andare via

Lungo le strade che non portano mai a niente

Cercare il sogno che conduce alla pazzia

Nella ricerca di qualcosa che non trovano

(da Dio è morto, di Francesco Guccini)


Video

I Nomadi in ricordo del fondatore da Studio Aperto Italia1 del 20/2/17 


Notizie correlate

Gianna nannini

Quel fenomeno di Gianna Nannini!

In concerto a Firenze con il nuovo album Amore gigante

Photogallery

Memo Remigi

Memo Remigi

Ricordi di un’epoca nel racconto del cantante di Innamorati a Milano