Secondo gli ultimi accurati esami e verifiche sul quadro, sembrerebbe che nel passato non si sia mai intervenuto con un vero e proprio restauro, anche perchè non vi sono tracce di erosione del legno o particolari incurie legate ai colori.
1788
Sembra che in questa data il quadro sia presente all'interno dell'elenco scritto facente parte l'inventario delle opere e dei quadri del re. Questo elenco, stilato con grande precisione da Durameau, che inserisce il proprio nome sul retro del dipinto indicandone che lui si occupò della catalogazione, riporta però una dicitura forse sbagliata: ferronnière. Perché Ferronière? Perché nell’inventario di Durameau, non si sa esattamente se da lui o da altri archivisti da lui diretti, viene scambiata molto probabilmente per una amante del re Francesco I.
1797
Si ha notizia che viene posizionata nella sala grande del museo dell'Louvre di Parigi. Circa la necessità di un restauro, è solo a partire dalla prima decade del 2000 che la preoccupazione per l’ingiallimento della vernice ossidata ha condotto alla decisione di sottoporre La belle ferronnière a una serie di indagini di laboratorio finalizzate a rimuovere la “patina” che la insidiava e ad effettuare un alleggerimento calibrato e non invasivo della vernice, con ripristino dei colori naturali della carnagione.
Il problema che ha incontrato il restauro, oltre al programma di routine, è consistito nel risolvere l’effetto di un riflesso rosso caldo sulla guancia, che risultava troppo acceso nell’alchimia cromatica dell’opera (per quanto in passato considerato con interesse da molti critici).
Bisogna ricordare che gli esami del 2014-15, hanno evidenziato trattarsi di una lieve abrasione corretta, non si era potuto stabilire con certezza se tale riflesso rosso nella sua accesa evidenza fosse dovuto ad una scelta autoriale originale. Pur valutandolo un guasto del tempo, la commissione internazionale formata appositamente per il restauro del dipinto, ha convenuto sull’opportunità di un ritocco non invasivo, che attenuasse appena la preparazione rossa con un’ombra correttiva più fredda. Inoltre si è mirato a restituire al nero dello sfondo l’effetto di profondità.
Gli esami di laboratorio hanno rivelato pochi pentimenti, circoscritti al busto, relativi alla decorazione dell’abito e al collier sul dècolleté. Soprattutto si è riscontrato che Leonardo ha corretto la posizione della donna ruotando leggermente il busto più a sinistra rispetto allo spettatore e la testa più frontalmente, orientando lo sguardo maggiormente a sinistra, per conferire all’espressione un effetto di ambiguità.
Esame riflettografico
La riflettografia infrarossa (IR) è comunemente utilizzata per indagare attraverso i raggi infrarossi eventuali tracce
di disegni preparatori o restauri successivi. È una tecnica assolutamente non invasiva, che non danneggia in alcun modo l'opera e consente di avere una panoramica dettagliata di come sia nata la tela. L'esame effettuato porta alla luce poche cose e tra queste, malgrado la ripetizione dell'esame in diverse prove, non viene stabilito con certezza nessun pentimento di Leonardo, cioè un disegno a carboncino o matita sul quale avrebbe dipinto, piuttosto ci si sofferma anche sullo studio approfondito, attraverso ingrandimento, di alcuni dettagli presenti nell'opera, come ad esempio la pietra che la donna porta sulla fronte.