19 Novembre 2004

Mezzogiornoemezzo di parole

BlogRodeo da un’ora secca.
Al termine dei 60 minuti, i rodeanti ripongano le dita nella fondina e postino quanto scritto, finito o non finito, un piede non salva l’altro.

Si sappia che:
1 - la traccia proposta qui sotto è uno spunto. Potrà essere usata o meno nel racconto, modificata, accennata, negata, specchio riflesso;
2 - non c’è limite al numero di battute (spiritose o meno);
3 - avete perso 23 preziosi secondi a leggere raccomandazioni inutili, perché:

“IL SOSPETTO È CHE TUTTO QUESTO SIA SOLO UN GRANDE INGANNO

Messo in rete da rilletti alle 12:30 | TrackBack
26 contributi

toc..toc…anche blulu è doppia. mi spiace, cancellate e ciaociao=)

Spedito da blulu, 19 Novembre alle 14:37 - permalink

Mettiamola così, Stark, in caso di vittoria avrai vinto due volte! ;)

Spedito da rillo, 19 Novembre alle 14:23 - permalink

Chiedo scusa per la mia frenesia. Il ridurmi all’ultimo momento mi ha fatto postare due volte il raccontino, più un intervento vuoto a corollario. Cancellate pure il superfluo. Denghiu.

Spedito da stark, 19 Novembre alle 14:06 - permalink

Un’ora, un’ora sola per postare, avevano detto. E invece sono già le 13.41.
Il sospetto è che sia tutto un grande inganno.

Spedito da miic, 19 Novembre alle 13:42 - permalink

Spedito da stark, 19 Novembre alle 13:35 - permalink

“Non c’e’ tempo! Non c’e’ tempo! Fatti venire in mente qualcosa!”

“Non so, non so, forse qualcosa sull’origine dell’universo?”

“No, no troppo pretenzioso. E anche fuori tema”

“Fuori tema? e allora quello li’? Ti sembra sia rimasto in tema?”

“Non mi viene in mente nulla, perdindirindina!”

“Perdindirindina? Come fai a dire perdindirindina?”

“Dai non perdere tempo a sottilizzare. Il tempo stringe!”

“Alle 13.30 bisogna postare!”

“Potrei raccontare di quella cosa che mi e’ successa la settimana scorsa…”

“Figo! Ben detto!”

“Figo? Non si puo’ dire figo”

“Non perdere tempo, racconta!”

“Allora la settimana scorsa, stavo passegg

Spedito da zuck, 19 Novembre alle 13:33 - permalink

Ho paura. Qualcuno ha capito chi sono veramente.

Forse avrà riconosciuto in uno dei miei post una frase apparsa chissà quanto tempo fa in uno dei miei tanti libri. Per quanto io mi sia applicato a non far trasparire nulla della mia identità, può essere successo. Spero di no. Non voglio. Sarebbe la fine. Ma non posso negare che qualcosa sia cambiato.

Fino a ieri era l’ideale. Mi leggevano in pochi, ma abbastanza da stimolarmi a creare qualcosa di nuovo. Ogni giorno mi sembrava di ricominciare. Dovevo convincere le persone con quello che scrivevo, il mio nome non diceva più niente a nessuno, non bastava più. Rinnegando la mia firma troppo famosa ero tornato semplicemente una persona, più che anonima, in mezzo a tante altre.

Prima, c’era quella che ormai chiamo l’altra vita. Quante persone, allora, mi hanno odiato. Costrette ad apprezzarmi per la mia fama, il mio essere di moda. Quante persone si sono sentite costrette a leggermi quando magari avrebbero voluto fare tutt’altro, solo per il dovere di recensirmi, la necessità di avere un’opinione su di me, la paura di sentirsi dire “ma come, non hai mai letto…?”.

Il mio blog, mio rifugio da tanti mesi, mi ha fatto tornare l’amore per la scrittura che avevo perso.

Oggi qualcosa è cambiato. Sempre più commenti, sempre più email. Sempre più inviti a visitare questo o quel blog appena nato. Sarà un caso? O sarà forse che la voce ha iniziato a diffondersi, e le cose hanno cominciato a tornare come prima? Sarà che oggi, come in quel tempo che sentivo lontano, tutti ambiscono la mia citazione, la mia parola di apprezzamento, la mia risposta personale? Un qualsiasi segno del mio passaggio di cui potersi vantare, domani, quando sarò smascherato?

E questo Blogrodeo, pure. Partecipo una volta, per gioco, e non se ne accorge nessuno. Passano mesi e mi vien voglia di prendere parte al gioco, di nuovo, e scrivo due sciocchezze in quattro e quattr’otto. Apriti cielo! Lodi, apprezzamenti, citazioni in ogni dove. Allora mi è venuto il sospetto.

Forse hanno capito che possono avere di più. Forse hanno capito che ciascuno di loro può avere un racconto su misura dalla penna del famoso scrittore che si nasconde. Basta imbastire una gara plausibile, fargli venire il desiderio di partecipare, di confrontarsi. Basta, a turno, decidere l’argomento, quello del racconto che si vorrebbe uscisse dalla sua penna. Basta non farlo vincere, ché sarebbe poi costretto a uscire di gara, dovendo giudicare. Basta convincerlo che qualcuno ha fatto meglio di lui, punzecchiarlo nell’orgoglio, spingerlo a fare di meglio la volta successiva.

Il gioco è questo. Non finisce mai, e ho il sospetto che se decidessi di non accettarne le regole, qualcuno si vendicherebbe rivelando il mio nome.

Io garantisco la mia presenza, i miei scritti, i miei racconti, lasciando loro la libertà di non leggerli, criticarli, odiarli. Quella libertà che non avevano allora, quando il mio nome non poteva che essere incensato, magnificato, idolatrato. Forse si vogliono semplicemente vendicare.

Tutto questo, in cambio del loro silenzio. Mi sta bene.

Spedito da stark, 19 Novembre alle 13:32 - permalink

“Papà, me lo compri ?”
“Quando ripassiamo per questo negozio. Adesso abbiamo tanta tanta fretta e stanno per chiudere. O magari te lo porta Babbo Natale”
“Ma non esiste, Babbo Natale”
“Ceeerto che esiste, non crederai a quella storia sciocca e complicata dei genitori che si travestono. Ma dai, è così semplice: un signore vestito di rosso che scende dal camino”
..
“Strano, Ted, che non trovino la tua pratica. L’ho consegnata io stesso. Domani controllo, non preoccuparti. Il solito impiegato rincoglionito”
..
“Non aspettarmi, per cena. Devo restare fino a tardi in ufficio”
“Oh, non te l’avevo detto, esco con un’amica”
“Con Laura ?”
“No, una nuova, non la conosci. Torno tardi anch’io”
..
E poi: salutare la donna sistemarsi la camicia di fronte allo specchio pulire via il rossetto infilarsi gli occhiali accendersi una sigaretta sistemare la foto della famigliola sulla scrivania contemplare la montagna di carte non consegnate allineate sugli scaffali e versarsi un altro whisky.
E una zanzara appoggiata su un foglio, e questi blues.
Di vero: la zanzara e i blues.
La schiacciò con un colpo secco.
Per i blues, niente che potesse fare.

Spedito da Dust, 19 Novembre alle 13:31 - permalink

Eppure ne ero sicuro.
Tutti quegli sms, le lunghe telefonate, gli appuntamenti clandestini, alcune selezionatissime persone care messe a parte dell’intreccio… Quel ritrovarti dopo mesi, anzi essere ritrovato da te, meraviglia inaccessibile, leggere dalle tue parole una passione inutilmente soffocata e tenutami nascosta sino a quel momento. Sbalordire e appassionarmi a mia volta, risponderti, incantarmi del tuo incanto, prima attraverso la parola scritta, poi con le voci emozionate a correre sul filo. Infine il primo incontro da soli, col tremore dell’emozione a condire i baci d’infinito. Nuovamente legati, di certo una storia che procedeva da diverse reincarnazioni, come confermava la sorprendente corrispondenza di sensualità e il brillio che ci avvolse imperituro da lì in poi.
Dunque, nonostante l’incredulità, stavolta ne ero sicuro. Stavolta non mi sembrava nemmeno di avere abbassato le palpebre.
Insomma, sebbene mi ripetessi spesso che era troppo bello, stavolta nel profondo del mio cuore non immaginavo davvero che si trattasse di un sogno, cazzo!

Spedito da Zu, 19 Novembre alle 13:31 - permalink

Il mio capo mi chiama, mi dice che sono brava che sono brillante e…
E?
E che vuole vedermi la sera a cena
E cosa vuoi di più dalla vita?
Un lucano!!!

IL SOSPETTO è CHE TUTTO QUESTO SIA SOLO UN GRANDE INGANNO, secondo me avrebbe preferito il capo se il suo fidanzato non l’avesse raggiunta al bar per farle una sorpresa.

(sbronza di autocommiserazione con il lucano)

Spedito da Vis, 19 Novembre alle 13:31 - permalink

Il sospetto è che tutto questo (http://agobilancia.altervista.org/immagini/sbila/inganno.jpg) sia solo un grande inganno!
Sospetto che si tramuta in amara certezza quando poi ci si ripesa, mettendo sulla bilancia entrambi i piedi!

Spedito da Sbila, 19 Novembre alle 13:31 - permalink

Ho paura. Qualcuno ha capito chi sono veramente.

Forse avrà riconosciuto in uno dei miei post una frase apparsa chissà quanto tempo fa in uno dei miei tanti libri. Per quanto io mi sia applicato a non far trasparire nulla della mia identità, può essere successo. Spero di no. Non voglio. Sarebbe la fine. Ma non posso negare che qualcosa sia cambiato.

Fino a ieri era l’ideale. Mi leggevano in pochi, ma abbastanza da stimolarmi a creare qualcosa di nuovo. Ogni giorno mi sembrava di ricominciare. Dovevo convincere le persone con quello che scrivevo, il mio nome non diceva più niente a nessuno, non bastava più. Rinnegando la mia firma troppo famosa ero tornato semplicemente una persona, più che anonima, in mezzo a tante altre.

Prima, c’era quella che ormai chiamo l’altra vita. Quante persone, allora, mi hanno odiato. Costrette ad apprezzarmi per la mia fama, il mio essere di moda. Quante persone si sono sentite costrette a leggermi quando magari avrebbero voluto fare tutt’altro, solo per il dovere di recensirmi, la necessità di avere un’opinione su di me, la paura di sentirsi dire “ma come, non hai mai letto…?”.

Il mio blog, mio rifugio da tanti mesi, mi ha fatto tornare l’amore per la scrittura che avevo perso.

Oggi qualcosa è cambiato. Sempre più commenti, sempre più email. Sempre più inviti a visitare questo o quel blog appena nato. Sarà un caso? O sarà forse che la voce ha iniziato a diffondersi, e le cose hanno cominciato a tornare come prima? Sarà che oggi, come in quel tempo che sentivo lontano, tutti ambiscono la mia citazione, la mia parola di apprezzamento, la mia risposta personale? Un qualsiasi segno del mio passaggio di cui potersi vantare, domani, quando sarò smascherato?

E questo Blogrodeo, pure. Partecipo una volta, per gioco, e non se ne accorge nessuno. Passano mesi e mi vien voglia di prendere parte al gioco, di nuovo, e scrivo due sciocchezze in quattro e quattr’otto. Apriti cielo! Lodi, apprezzamenti, citazioni in ogni dove. Allora mi è venuto il sospetto.

Forse hanno capito che possono avere di più. Forse hanno capito che ciascuno di loro può avere un racconto su misura dalla penna del famoso scrittore che si nasconde. Basta imbastire una gara plausibile, fargli venire il desiderio di partecipare, di confrontarsi. Basta, a turno, decidere l’argomento, quello del racconto che si vorrebbe uscisse dalla sua penna. Basta non farlo vincere, ché sarebbe poi costretto a uscire di gara, dovendo giudicare. Basta convincerlo che qualcuno ha fatto meglio di lui, punzecchiarlo nell’orgoglio, spingerlo a fare di meglio la volta successiva.

Il gioco è questo. Non finisce mai, e ho il sospetto che se decidessi di non accettarne le regole, qualcuno si vendicherebbe rivelando il mio nome.

Io garantisco la mia presenza, i miei scritti, i miei racconti, lasciando loro la libertà di non leggerli, criticarli, odiarli. Quella libertà che non avevano allora, quando il mio nome non poteva che essere incensato, magnificato, idolatrato. Forse si vogliono semplicemente vendicare.

Tutto questo, in cambio del loro silenzio. Mi sta bene.

Spedito da stark, 19 Novembre alle 13:30 - permalink

non so a voi come sia andata, ma quando mi hanno assegnato la palandrana, insieme al manuale d’uso e manutenzione, la raccomandazione unica è stata questa: “ tranquillo. la gente qui nasce vive e muore da un sacco di tempo, non sarai certo tu a modificare il corso. il manuale te lo devo dare per forza, perché così dice il capo, ma non ti servirà a nulla; non buttarlo qui davanti però, aspetta almeno di aver girato l’angolo.”

non vi nascondo che queste parole mi hanno subito tranquillizzato, infatti, da allora, ho iniziato ad agire ed a spostarmi come fanno tutti, senza pensare che il mio essere potesse in qualche modo modificare gli eventi.

mangiare, dormire, respirare, mangiare,dormire, respirare …..

poi ho conosciuto le persone ed ho cominciato a fare dei figli e la mia tranquillità ha cominciato e continuato a traballare finché non si è completamente corrosa.

il pensiero del manuale che avevo buttato via subito (ancor prima di voltare l’angolo) a poco a poco ha occupato ogni mia sinapsi, ogni centimetro cubo del mio cervello: e se qualcuno mi ha visto se qualcuno lo ha trovato nel cestino ?

ho cercato di recuperare la memoria per andarlo a cercare, ma ogni mio sforzo alla fine era vanificato da quello che avevo creato, da ciò che ero riuscito a modificare, dalle persone, dai figli e da te: si anche da te che so che mi senti.

non vi nascondo che il sospetto del grande inganno ha fatto diligentemente il suo lavoro colmando ad ogni mia azione, goccia a goccia, il serbatoio del sopportabile che (per la verità) mai prima avevo pensato finito.

sono rimasto in attesa del grande botto per un po’ di tempo, mi chiedevo come sarebbe stato … attendevo … attendevo… intanto continuavo parlare con le persone ed a fare figli …

poi un giorno sono tornati a riprendersi la palandrana per ravvivarla e consegnarla al primo della fila.

oggi vi confesso che l’unico posto dove mi sono veramente trovato sempre a mio agio è questo. questo pavimento, un po’ appiccicoso, questo tavolo non proprio pulito ed un po’ scavato ma soprattutto questa birra rasa senza schiuma.

appena l’avrò finita tornerò a mettermi in coda.

Spedito da wosiris, 19 Novembre alle 13:29 - permalink

Buttai via tutto. Riviste di astrologia, i mazzi di preziosi tarocchi acquistati da quel rigattiere di Berlino, i fiori di Bach. L’I Ching, le boccettine omeopatiche, le dime e gli abachi per le predizioni osfomantiche, i libri di numerologia, iridologia, riflessologia e tutte le -ologie che in un istante mi ero reso conto fossero semplicemente inganni.

Mi sentii felice.

Spedito da AdRiX, 19 Novembre alle 13:29 - permalink

Anche stamattina alzando la tapparella mi ha chiesto tutta allegra “Allora, come andiamo, Rosetta? Guardi che bella giornata!”
Tanto bella non è, a dire il vero, a me pare aspetti pioggia. Ma lei è sempre così, ilare, gioconda, tutta versetti e moine. Vabbè, ho avuto cameriere anche peggiori, non è che mi stia a lamentare. Quella che fa i mestieri è più arcigna, sbatte forte la scopa, come fosse sempre di corsa. Magari quella potrei licenziarla.
E lei, la gioconda, mentre prepara il vassoio per la colazione non sta zitta un minuto. “Adesso ci laviamo e ci pettiniamo, che una bella ragazza come lei ha bisogno una bella pettinatura: la messa in piega, facciamo. Poi una bella passeggiatina, tutta vestita fru fru. Chissà le altre ragazze come le invidieranno questa camicina coi fiori. Da vera principessina.”
Non so, c’è qualcosa che non mi torna, comunque. Mi par di avere le mani molto rinsecchite per avere vent’anni come dice lei. Deve curarmi di più le mani. Paiono quelle di una centenaria.
Adesso appena mi leva il biberon di bocca glielo dico.

Spedito da sphera, 19 Novembre alle 13:29 - permalink

Guardavo l’acqua scendere a getto pieno dal rubinetto mentre la stanza da bagno si riempiva di vapori corpuscolari visibili e palpabili come le bollicine frizzanti dell’acqua minerale.
Restava poco o niente nella mente.
Solo parole sillabate, sogni passati, immagini confuse e pensieri distratti.
Tutto mischiato in un abbraccio cosmico, una minestra cerebrale rilassante, karitè.
L’acqua mi bagnava il corpo, calda da sentirsi male, costante da lasciare acceso il contatto con la realtà mentre tutto diventava possibile.
Gli occhi, la bocca, le guance, il naso perfetto, ma era il suo sorriso a conquistarmi da un paio di giorni, da quando l’avevo sentito ridere con quel gorgogliare mezzotono sotto, come un rinculo di arma da fuoco.
e di fuoco ce n’era da accendere un mondo intero.
io lo sentivo, lo riconoscevo e lo stuzzicavo.
ma poi mi ritraevo e tornavo nel guscio dove tutto era noto e ben misurato.
guardavo la spugna.
la guardo sempre perché non la uso, non c’entra niente con me, deterge, assorbe e stimola la circolazione.
io invece ho bisogno di mani.
mani che toccano, mani che massaggiano, mani abili a spianare tensioni.
ma non avevo che le mie in quel momento e, pur essendo brava per detta altrui, non potevo agire su me stessa.
proprio come il dentista che se gli viene un accidenti deve ricorrere alla fiducia in qualcun altro esattamente come fa ciascuno dei suoi pazienti.
non c’era musica nella stanza, non c’era suono se non quello dell’acqua che naufragava sul mio corpo.
girai il rubinetto.
la doccia ogni volta mi rende l’equilibrio perduto tutto si rigenera e recupera un suo ordinato posto nel disordine che è sempre in agguato.
ristetti qualche attimo al fresco dell’aria e mi trovai con un passo bagnato davanti allo specchio.
uno sguardo.
una luce.
io c’ero.
nessun inganno.

Spedito da 21venti, 19 Novembre alle 13:25 - permalink

La sentenza

L’avvocato della controparte sembrava una persona modesta, un professionista di mezza tacca, incapace di far valere le ragioni del suo assistito, d’altronde tenui e mal difendibili: lo si vedeva inetto ad esporre, titubante, confuso sui dati, madido di sudore nervoso, con le mani che annaspavano, sempre in cerca di qualche carta introvabile.
Invece di colpo se ne uscì con una brillantissima perorazione, spedita e diritta, summa di sapienza legale e sarcasmo forense, che lasciò tutti a bocca aperta con la sua mitragliata di petardi causidici, come un’inattesa Piedigrotta giudiziaria.
L’arringa si srotolò col fracasso di una saracinesca, completa di tutto ciò che si può chiedere a un’arringa: cappello retorico, argomentazioni stringenti, citazioni di giurisprudenza e dottrina e pistolotto finale.
Da tempo non si erano visti simili pezzi di bravura, commentarono fra di loro i giudici a latere. In omaggio a tanto virtuosismo stesero la sentenza che mi affossava, pur essendo pienamente convinti delle mie ragioni.
La giustizia? Solo un grande inganno.

Spedito da Skylark, 19 Novembre alle 13:25 - permalink

Uh_è_e!
Io.
Tu.
Noi.
Voi.
Eh?
Ah…
Ahi!
Ah…
Eh?
Voi.
Noi.
Tu.
Io.
Uh_è_e!

Vita:
il sospetto è che tutto questo sia solo un grande inganno.

Spedito da MassimoSdC, 19 Novembre alle 13:18 - permalink

È solo nella stanza, chissà per quanto tempo lo lasceranno lì a far la muffa come una macchia sul muro. Si divertono gli stronzi, mentre lui non ha più saliva e gli fanno male le chiappe. Seduto sulla seggiola sbilenca, il sospetto si sente molto scomodo… del resto è sempre stato scomodo per qualcuno. Lo stanno interrogando in due: brutto e il cattivo… “Cazzo, si vede che per la parte del buono nonhanno trovato nessuno!” Fissa la sua immagine allo specchio. Lo sa che dietro il vetro lo stanno guardando… chissa se si divertono. Ha la barba sfatta, il volto tumefatto e le borse sotto gli occhi.
“Fanculo a me e quando mi è venuto in mente di firmare la liberatoria… e VAFFANCULO pure il Grande Inganno! A me non mi incastrate! Adesso pianto tutto e vediam….”
Viene interrotto da una voce nella stanza:“Sospetto, il pubblico ha deciso. Sei stato ELIMINATO”.
RATA- TA-TA-TA

Spedito da suonabene, 19 Novembre alle 13:06 - permalink

Era un tempo di merda: sferzanti folate di vento mi costrinsero ad alzare il bavero del cappotto, il cielo prometteva rovesci d’acqua e filtrava luci plumbee, malgrado fosse mattina; non c’era anima viva in giro, ma c’era quasi sempre qualcuno che osservava, quasi impossibile trovare un posto tranquillo.
Ci eravamo accordati per l’aperta campagna, una landa infestata di erbacce, qualche albero stentato e un po’ di rifiuti sparsi; occhi aperti e speriamo bene.
Un po’ come per i primi incontri tra lui e Julia di molti anni orsono.
Lo vidi arrivare con passo un po’ incerto, girandosi nervosamente a più riprese.
Aveva il viso emaciato, smunto, e gli zigomi pronunciati che stiravano verso il basso gli occhi, accentuandone in tal modo la tristezza. Ci guardammo per un tempo infinito, ma mentre io lo studiavo con un misto di curiosità e commiserazione, lui distoglieva di tanto in tanto lo sguardo.
“Non potrò rimanere per molto..”
“Sì, Winston, lo so..ma volevo conoscerti, e del resto ci vorrà poco per dirti che..”
“Senti, se ti mandano “quelli”, potete stare tranquilli..sto rigando dritto da tempo e..”
“No, ascolta, non faccio parte dell’ organizzazione governativa, puoi rilassarti..”
“Allora stai con Goldstein..non ti denuncerò, non me ne frega niente, ma piantiamola qui, lo sapevo che non dovevo venire, accidenti..”
“Da me non devi temere niente, rilassati, solo quattro chiacchiere e poi ci saluteremo..”
Si guardò intorno, il suo sguardo fu assorbito da un bagliore all’ orizzonte, forse un lampo; si accese una sigaretta e la sua espressione si animò per un attimo: immaginai che avesse intravisto qualcosa nella sua mente, come quando si nota un rettangolo di colore più vivido su una parete, a testimonianza di un quadro che non c’è più.
“D’accordo.. che vuoi?”
“Volevo dirti che ho letto della tua storia e il tuo autore mi ha proprio fregato: prima il tuo atteggiamento critico verso il grande fratello, la tua capacità di scrivergli contro, poi la tua bella storia d’amore con Julia, la possibilità di andare contro corrente, nonostante le impensabili difficoltà; poi vi hanno beccato, logico, ma ormai io ero te.. insomma eri il mio eroe, e quindi pensavo: “Questo qui non molla, tranquillo..”. Si andava spediti verso una lieta conclusione, il finale era un po’ prevedibile, ma nonostante tutto me lo pregustavo, anzi non vedevo l’ora di assistere al crollo di tutto il sistema, e invece ti hanno schiacciato, annientato nel peggiore dei modi.. mi ha fregato, davvero..”
“Che ci vuoi fare..così va il mondo”
“E poi pensavo che se vi foste reincontrati, tu e Julia, ci sarebbe stata la possibilità di riallacciare almeno un rapporto di amicizia, o, che so, di ricostituire un nucleo di resistenza, invece niente..vi siete a malapena salutati, accidenti..”
” Non poteva durare, e poi.. tutto questo non contribuisce alla giusta causa del sistema..”
“Ma come parli, Winston, accidenti? E poi quella storia dell’inno al grande fratello. Pensavo: è rimasto solo questo, alla fine. Non ce la faranno mai a farti cantare, non ti ruberanno l’anima.. e invece, lì, alla fine..scatti in piedi, canti e ..sei felice!”
“Sì, lo ero davvero..” rispose mestamente.
“Stammi bene a sentire, Winston, sono qui unicamente per questo: ma in quella felicità, trovavi qualcosa di diverso?
Era una “felicità” diversa da quella, per esempio,
di quando TU provavi amore per Julia,
di quando TU scrivevi “Abbasso il grande fratello”,
di quando IO dormivo insieme con la mia Laura in un sacco a pelo sotto un cielo stellato?
In altre parole, devo diffidare anche della felicità, devo distinguere quello che veramente desidero e quello che mi è velatamente imposto, anche al cospetto della felicità?
C’è un modo per capirlo, Winston?
C’è un modo per capire che tutto questo non sia un grande inganno, accidenti?
Aiutami, Winston!”
Il suo volto ritornò nuovamente inespressivo, una specie di testa dell’isola di Pasqua.
Tirò un’ultima boccata alla sigaretta, guardò in basso ed estrasse una specie di radiolina dalla tasca.
Se la avvicinò alla bocca, emise una smorfia impercettibile e formulò la più classica delle frasi:
“Portatelo via..”
“Anche questa, Winston..mi hai fregato anche tu!”
Mentre le guardie della sicurezza mi trascinavano via, Winston mi disse:
“Anche tu, tra qualche tempo, canterai l’inno del grande fratello e sarai felice..”
“NOOOO…” urlai e mi trovai nel letto di casa mia.
Un respiro di sollievo, e premetti il telecomando della Tv.
Vidi la faccia di Jonathan, seduto nel confessionale, che stava parlando al Grande Fratello.
Mi riaddormentai. Feci un “rewind”; mi condussero alla stanza 101 e ripresi ad urlare.

Spedito da Toni, 19 Novembre alle 13:02 - permalink

FINALE
Le strade erano ugualmente deserte ad entrambi gli emisferi. Ad Est e ad Ovest le fabbriche e i negozi avevano interrotto ogni attività. Ovunque i bambini avevano smesso i loro giochi e gli amanti si erano allontanati dai loro letti sfatti.
Tra 90 minuti, la squadra vincitrice avrebbe esultato. Tra 90 minuti, la gente del Sud si sarebbe riscattata dalla sua sottomissione o quelli del Nord avrebbero confermato il loro strapotere. Tra 90 minuti Maria avrebbe conquistato qualche istante di felicità o avrebbe pianto una volta ancora.
Intanto, sospeso nell’infinito, un vecchio dalla barba bianca stava per porre fine alla partita. Nel silenzio assoluto di una notte senza fine, si disponeva a tirare il globo terracqueo nell’ultimo buco nero dell’universo.

Spedito da aitan, 19 Novembre alle 12:59 - permalink

Vivo un sogno,
di rosse serenate,
cantate per te.

Cerco la chiave,
la soluzione rosa,
il cerchio quadro.

Eureka, il blu!
Puf! Mi sveglio, son solo,
morte del sogno.

Spedito da ethico, 19 Novembre alle 12:56 - permalink

[indicibile segreto]

“un inganno taciuto e nascosto
rimasto omesso per anni e anni
violato adesso per puro caso
riletto e volgarizzato,
spedito in tavole imbandite
a condirlo di ridicolo,
se ne parla ora per la cena,
sottovoce o gridando
a seconda del tavolo in cui è servito,
se ne parla domani
per colazione,
ma il foglietto è in tutte le mani.
Strano caso che a te non sia capitato,
qui nella tasca ne ho una copia
posso darla a chiunque o leggerla
ad alta voce,
se ti interessa vieni qui vicino
leggi e commenta te stessa,
io ti aspetto con pazienza,
ma dopo averlo letto
avanza una pretesa.”

Spedito da blulu, 19 Novembre alle 12:56 - permalink

[indicibile segreto]

“un inganno taciuto e nascosto
rimasto omesso per anni e anni
violato adesso per puro caso
riletto e volgarizzato,
spedito in tavole imbandite
a condirlo di ridicolo,
se ne parla ora per la cena,
sottovoce o gridando
a seconda del tavolo in cui è servito,
se ne parla domani
per colazione,
ma il foglietto è in tutte le mani.
Strano caso che a te non sia capitato,
qui nella tasca ne ho una copia
posso darla a chiunque o leggerla
ad alta voce,
se ti interessa vieni qui vicino
leggi e commenta te stessa,
io ti aspetto con pazienza,
ma dopo averlo letto
avanza una pretesa.”

Spedito da blulu, 19 Novembre alle 12:54 - permalink

Io non ho capito la traccia…però se ho ben non capito si tratta di scrivere un po’ qlcs a caso come quando quella volta che per caso non appena sono uscito di casa ho trovato un casino nella mia camera…buchi neri sparsi per terra, briciole di antimateria sul divano e così chiesi al tipo che stava uscendo di casa se ne sapeva qualcosa..In quel momento un altro individuo vestito come me mi domandò: “ma tu ne sai niente di questo casino?”. Non feci nemmeno in tempo a rispondere che il tipo uscì di casa dicendo di non aver capito…

Spedito da bobbokop, 19 Novembre alle 12:48 - permalink

quando mi chiese “ti sono mancato?”, avviai il calcolo - questo mi procurò un impercettibile disagio e impiegai qualche secondo a rispondere “può darsi! com’è che ti chiami?”

Spedito da gabryella, 19 Novembre alle 12:44 - permalink