Media

Discorsetto di inizio anno

E’ bello quando i fan ti scrivono e-mail. Nel vecchio sito, molti volevano che abbandonassi il Flash in modo da permettergli di copiare i miei testi per spedirli agli amici. Io rispondevo sempre:
-Grazie del gentile interessamento, cercherò di rimediare.- Ma nella mia testa pensavo:-Succhiatemi il cazzo.-

Poi una di voi mi ha convinto altrimenti. Anche se non so nulla di computer, per fortuna ho un amico che è come Keanu Reeves in Matrix; ed eccomi qua.

Dopo due mesi di prova, un primo sommario dell’avventura: confusione, complimenti e critiche, tutte cose che non si possono mettere in lavatrice.

Come tutte le innovazioni di successo, internet ha raggiunto le proporzioni attuali lucrando su un bisogno ancora non soddisfatto dal mercato: quello di un modo più efficiente per inviare posta indesiderata e ricevere foto di minorenni prosperose che fanno sesso anale non protetto. ( Sul web incontri di tutto. Scrivi su Google: “sesso+gruppo+mucche morte incinte”, Google prontamente ti chiede:”specificare tipo di mucca.” )

Su questo blog ( nella chat, nelle lettere ) alcuni di voi ultimemente invocano un mio aiuto su decisioni politiche (movimenti di controinfo, lotte ecc.) ed elettorali ( chi votare? ). Addirittura c’è anche chi ha pensato di coinvolgermi per usare la mia notorietà come “testimonial” durante azioni sul territorio.

Io diffido della massa e del suo bisogno di un capogruppo, di un leader. Strano che accada sul web: la rete è orizzontale e interconnessa. Sono i partiti politici ad avere una struttura piramidale top-down. Per un cybernauta, la pretesa dei leader di ergersi a capo dovrebbe essere irritante. Figuriamoci fomentarla. Eppure.

La satira, per definizione, è contro il potere. Contro ogni potere. E’ una combinazione di ribellione e irriverenza e mancanza di rispetto per l’autorità.

Come si uccide la satira? Dandole potere. Per questo l’attenzione che i media riservano alla satira va temuta come una malattia incurabile. O come un elogio di Marcello Dell'Utri.

(Daria Bignardi:-Chi stima fra i giovani giornalisti?-
Dell'Utri:-Luca Sofri e Filippo Facci.-)

Un autore satirico deve saper resistere alla tentazione del potere. Certo, ogni battuta contiene una piccola verità, è questa che ci fa sorridere; ma se cominci a pensare che il tuo compito di autore satirico sia quello di “dire la verità”, hai già ceduto alla tentazione del potere.

A poco a poco, quasi senza accorgertene, ti dimentichi della satira e finisci per concentrarti sulla “denuncia”. Che fra l'altro è un giochino più facile ( la satira è un’arte, la denuncia la sanno fare tutti ) e dà soddisfazioni più grossolane.

Mammamaria, in chat, ha commentato:-Daniele non è un leader.- Alcuni hanno obiettato, altri convenuto. A nessuno è venuta in mente la terza ipotesi: che in realtà c’è chi non vuole esserlo, un leader.

E’ una lusinga ( quella del potere ) che identificai quando l’Espresso mise la mia foto in copertina all’epoca di Satyricon e a cui cerco di resistere il più possibile. ( Oggi mi ha cercato Conti del Corriere della Sera. Non risponderò. )

La satira è esercizio di libertà. La libertà è qualcosa che tu hai già, non sono altri a dartela. Per questo, nessuno può vantarsene (come fa sempre Berlusconi:-Nelle mie reti c’è la massima libertà!-). Per questo ha commesso un grosso errore chi è andato da Celentano a farsi dare il microfono.

La libertà al massimo possono togliertela. Foucault, il pensatore del potere, sottolineava come il potere si nutra proprio della libertà degli uomini.

A un leader viene riconosciuta di solito una eccellenza particolare, fra i cui connotati uno dei più importanti è l’assenza di contraddizioni. -E' senza macchia!-

La satira, che è libertà, è il contrario: la sua forza è proprio la contraddizione, il riconoscere che la natura umana è contraddittoria. E’ la lezione di Lenny Bruce: un autore satirico non è migliore dei suoi bersagli. Nessuno è senza macchia. Quando Bruce attaccava il card. Spellman, gli strali erano un tutt’uno col racconto della propria miseria umana, ne erano il sottotesto costante.

Come direbbe Foucalt, non esiste un fuori dal potere.
Ma anche se non siamo padroni di noi fino in fondo, possiamo cercare di resistere al dominio. Chi crede di essere migliore; e addita il malcostume altrui con piglio da Savonarola; e accetta investiture popolari ( la “democrazia dal basso”, massì ); e si fa leader; e lascia che l’establishment dell’informazione lo tratti come tale; chi accetta tutto questo ha già ceduto alla tentazione del potere.

Talia, dea della comicità, dopo un po’ lo abbandona. Alla lunga, il satiro potente finisce nella polvere, come tutti i potenti.

Il vostro compito? Aiutare me, e gli altri che potrebbero cascarci, a non cedere a questa lusinga. La satira dev'essere contro ogni potere, anche contro il potere della satira.

Il card. Spellman è morto, Lenny Bruce vive.

( Ho provato questo discorsetto per tre settimane davanti al mio cane. Per cui quando ho finito non applaudite. Venite qui ad annusarmi il pacco. )

Follie

Imprenditore uccide la moglie e si costituisce

Venezia - E' stata strangolata dopo esser stata colpita con una decina di bottigliate in testa: così è morta E.N, 64 anni, danese, uccisa dal marito, M.A., 63 anni, imprenditore del vetro. ( la Repubblica, 9 dicembre 2005 )

Paura e religione

In America, i quotidiani maggiori si sono svegliati e le accuse quotidiane contro la disonestà dell'amministrazione Bush ormai non si contano più.

Sul NY Times, Frank Rich ricorda che la ragnatela di falsità utilizzate per vendere la guerra in Iraq fu tessuta e mostrata al pubblico da un'operazione propagandistica architettata da uomini della Casa Bianca.

Questi riuscirono nel loro intento sia mentendo direttamente ( Bush, Cheney, Powell, Rice, Rumsfeld ) sia servendosi di giornalisti ( Novak, Miller, Woodward ) che si prestarono a divulgare come vere le tragiche favolette promozionali dell'Iraq group di Karl Rove; e a tacere cosa sapevano per certo, evitando accuratamente di collegare i puntini per mostrare il disegno completo.

In questo modo, Bush, invece di condurre una campagna internazionale contro il terrorismo e le sue cause, dichiarò unilateralmente una guerra contro uno stato totalitario che non rappresentava una minaccia terroristica ( Saddam non è Osama, Octopus non è Goblin ), fregandosene bellamente delle leggi internazionali sul trattamento dei prigionieri e di quelle sull'impiego di armi proibite. Bush ha sputtanato l'autorità morale dell'America e la sua popolarità è ormai inferiore a quella di una gallina che sternutisce.

L'Halliburton sta pensando di rimpiazzare Bush.

In Italia, Carlo Rossella e Giuliano Ferrara sono stati i più fanatici propagandisti della guerra criminale di Bush, i cui risultati più notevoli sono la diffusione del terrorismo in Europa, centinaia di migliaia di morti in Iraq e la decisione delle nostre tv di occuparsene in modo massiccio, ad esempio con frequenti collegamenti dall'Isola dei Famosi.

Carlo “Miami” Rossella, ospite a Domenica In quale direttore di Panorama ( house-organ di Berlusconi ), davanti alle tette costernate di Mara Venier sostenne urlando la necessità della guerra in Iraq "perché l'Iraq ha armi di distruzione di massa!"; sempre Rossella passò all'ambasciata USA a Roma il falso documento sullo scambio di uranio fra Iraq e Niger (episodio chiave del recente scandalo Niger-gate ); e dedicò alla bontà della guerra di Bush innumerevoli editoriali e quasi un numero intero di Panorama, con in copertina il titolo Avanti, Marines!: te lo avvicinavi all'orecchio, sentivi il rumore dei cingolati TRRRRRRRRRRRR (giornalismo talmente abominevole che in ultima pagina l'intero CdR dei giornalisti se ne dissociò!)

( Nota personale: me ne andai da Rolling Stone quando il direttore Carlo Antonelli intervistò Rossella senza chiedergli conto di tutto lo schifo bellico che lo riguardava, anche se un mio articolo su Rolling Stone aveva attribuito a Rossella tutte le sue responsabilità, un anno prima che Repubblica facesse scoppiare in Italia lo scandalo Niger-gate. )

Giulianone Ferrara, un gollum dall'intelligenza acrobatica, arrivò invece a pubblicare una doppia pagina a colori con le foto dei decapitati in Iraq, abbracciando così per i propri scopi propagandistici il sapere violento della violenza terroristica.

La guerra è stata venduta usando PAURA e RELIGIONE, due termini che io considero sinonimi. Il dott. Daniel Siegel, psichiatra di Harvard, ha scoperto di recente una cosa che spiega perché il metodo funziona: quando nel nostro cervello si attiva la paura, scrive Siegel, il nostro cervello smette di pensare in modo logico.

La paura attiva l'amigdala. L'amigdala paralizza il ragionamento; e ti induce a cercare, negli altri, segnali non verbali di tipo emozionale che ti facciano sentire al sicuro. Quando nel nostro cervello c'è allarme rosso, non abbiamo tempo di stare a sentire discorsi sul programma elettorale; o spiegazioni sul perché la guerra di Bush Blair e Berlusconi in realtà abbia reso il mondo meno sicuro. La paura ci fa tornare bambini e istintivamente preferiamo chi ci dice che con lui tutto andrà bene.

I due momenti sono necessari: creare la paura (ad esempio con una guerra che alimenti il terrorismo fondamentalista ) e dire che tutto andrà bene, con loro che sanno come adoperare la forza. Al momento del voto, premieremo il papà rassicurante. Anche se ha portato il mondo alla guerra, o il Paese alla recessione economica. E' marketing americano che Berlusconi conosce bene. Tanto da inaugurare la campagna elettorale con la frase “Se vince la sinistra, miseria, terrore e morte.” Brrr, che paura!

( Gianfranco Fini invece ha marciato contro Saddam in silenzio, sperando che nessuno si ricordasse di quando andò con Le Pen a Bagdad a esprimere solidarietà al rais minacciato da Bush senior. Era il 1991. )

Su la 7, una sera Gad Lerner cercò di spiegare a Giuliano Ferrara le ragioni della pace. Ferrara si alzò e se ne è andò. Perché Ferrara mangia troppo. E' così pieno che non riesce a sentire.

(Ferrara si è fatto installare in giardino una vasca finlandese, un grosso tino che Anselma usa per condire la pasta. Per salare la pasta, invece, usa un camion spargisale dell'Anas. )

Il conflitto nel conflitto: la Repubblica ( 27 febbraio 2003 ) riferiva che una nave italiana stava portando verso le zone di guerra materiale bellico per conto delle forze armate britanniche. La compagnia armatrice è partecipata per il 44,62% dalla società “ 21 Investimenti”, che a sua volta è per il 56% dei Benetton e per un 10% - ooops! - di Berlusconi ( l' ennesimo conflitto di interessi) . A questo punto vorrei sapere quali erano gli altri 20 investimenti.

Il giorno dopo, nessun giornale parlava di questa notizia. Pagine a disposizione ce n'erano, ma erano occupate da pubblicità Benetton.

( Questo Benetton è furbissimo: guadagna con la guerra e in più ottiene nuove foto scabrose per i suoi manifesti pacifisti con cui vende t-shirt!)

Nel 2004 c'era chi diceva:-Vedrete. Bush catturerà bin Laden alla vigilia elettorale.-
Questa è la tipica visione ingenua del mondo. A Bush e alle destre mondiali in realtà conviene che i Bin Laden stiano dove stanno. E che ogni tanto facciano capolino: -Bù!-

Il ruolo dell'informazione mondiale diventa così quella di amministrare la paura pubblica, di sincronizzare e convogliare le emozioni. Sono operazioni psicologiche condotte su scala mondiale. ( cfr. Paul Virilio, Città panico, Cortina editore )

Per fronteggiare l'avanzata delle destre guerrafondaie occorrerebbe un'operazione vasta di contro-psicologia su scala mondiale. Tipo quella che per Bush ha fatto Murdoch con le sue tv e i suoi giornali in tutto il mondo. Perché loro hanno un piano; e hanno i mezzi militari, economici e mediatici per realizzarlo.

Da questo punto di vista, il ministro della Difesa Rumsfeld assolve perfettamente al ruolo di ministro della Paura, ogni volta che mette in guardia il mondo da possibili fantomatici attacchi terroristici. Specie quando lo fa spegnendo le luci e illuminandosi la faccia con una pila. -Ci saranno sicuramente nuovi attacchi terroristici. Non sappiamo nè dove, nè quando. Bù.-

Il mese scorso in effetti una bomba spedita in aereo doveva arrivare a Fiumicino. Nessun pericolo. L'hanno rubata al reparto bagagli.

Il meno preoccupato di tutti mi sembra Saddam Hussein. E' un dittatore pieno di furberie e alla fine ottiene sempre quello che vuole. Gli unici problemi glieli dà suo fratello, Paolo Hussein.

Dal pulpito

Eugenio Scalfari dedica oggi la sua omelia domenicale al dibattito sulla satira. Scalfari esalta la satira e la sua autonomia, il suo essere contro il potere, e suffraga l'argomento coi riferimenti prediletti al Rinascimento e all'Illuminismo.

Quindici anni fa, lo stesso Scalfari cancellò il grandissimo Riccardo Mannelli dall'inserto satirico di Repubblica (“Satyricon”, nomen omen) dopo che Mannelli aveva disegnato una tavola su Craxi dal titolo: “Donne di Milano, preparate i ganci.” Motivo dell'epurazione scalfariana: “La satira non deve superare i limiti del buon gusto.” All'epoca ricordai, in difesa di Mannelli, il famoso pamphlet di Swift, che per risolvere il problema della povertà suggeriva la modesta proposta di mangiarsi i bambini. Non proprio un esempio di buon gusto; ma adesso Scalfari se ne serve come esempio, pur "macabro", della “pienezza della satira d'autore”.

Il 29 marzo del 2001, in seguito alle polemiche relative alla mia intervista a Marco Travaglio, Scalfari scriveva nella sua rubrica sull'Espresso (“Sii più saggio, Satyricon”) :
(…) L'intervista di Luttazzi era legittima, lecita, ma sommamente inopportuna (…) in campagna elettorale, specie da parte di una televisione che svolge un servizio pubblico finanziato con un canone pagato da tutti i cittadini. Perciò lo ripeto: trasmissione legittima ma inopportuna, specie in assenza di contraddittorio.

Scalfari oggi: “ Si è invocata una satira che satireggi allo stesso tempo gli uni e gli altri, che sia equidistante o terzista che dir si voglia. E' curioso che anche menti coltivate non si rendano conto, quando affermano e reclamano quest'equidistanza, di dire una sciocchezza. La satira è contro il Potere, o non è. (...) E' sempre stato così: il Potere da un lato, la cultura, la satira, il giornalismo dall'altro.

Aspettavo questo momento da allora.

BLOG-gate

La settimana scorsa ho scritto un riassunto del caso CIA-gate. I blogger neo-con si sono attivati. Uno di loro ha cercato di contestarmi mettendo in dubbio la precisione fattuale del mio post. Ho replicato punto su punto per evidenziare i suoi errori e la sua confusione.

Altri ne hanno approfittato per fare pubblicità a siti e pubblicazioni della destra americana: la redazione ha applicato le regole di questo blog e li ha cassati. ( E così, a cascata, in automatico sono spariti tutti, compreso un mio post di replica!) Quelli non l'hanno presa bene e in nome di una libertà di contraddittorio ( di cui avevano abusato ) si sono lamentati con un giornalista della Stampa. Il giornalista, già figlio di Vittorio Feltri, mi chiama per chiedere la mia versione della cosa. Gliela espongo ( è quella che avete appena letto ). In pratica non c'è notizia: non ho censurato nessuno e il mio post sul CIA-gate è esatto.

Ieri esce il suo articolo e il titolo è: “Luttazzi, se il censurato diventa censore“. Occhiello: “Sul suo blog il comico ha cassato i messaggi che criticano la sua ricostruzione del caso Miller-Plane”. ( ! )

Due accuse gravi che il giornalista, amico del blogger neo-con, riporta senza verificare. In pratica mi mette in mezzo in modo maldestro, per la gioia dei neo-con. Fa il megafono.

Telefono al direttore della Stampa che s'accorge del guaio e mi concede la rettifica pubblicata oggi a pag.26: “Luttazzi e la censura. In merito all'articolo di Mattia Feltri pubblicato sulla Stampa di ieri col titolo “Luttazzi, se il censurato diventa censore” contesto in toto le due accuse gravi che mi vengono rivolte. Uno, di essere un censore: non ho mai censurato nessuno; due, che il mio articolo sul caso Plame sia pieno di errori fattuali: non c'è un solo errore nella mia ricostruzione.”

m.f. replica: “L'accusa di aver infarcito di errori la ricostruzione del caso Plame viene dai blogger e non da noi della Stampa. Così l'accusa di essere un censore, che è stata ribadita ieri nei blog.”

Qui m.f., dopo aver gettato il sasso, ritira la mano. E' un giornalista così. Non gli interessa se una cosa è vera o meno. E' più divertente sputtanare. Col fango altrui.

Purtroppo per tutta la cricca, da due giorni Repubblica e il manifesto stanno scrivendo del caso CIA-gate. La loro ricostruzione è identica alla mia di una settimana fa, specie sul punto più contestato dai blogger neo-con italioti: il documento fasullo sullo scambio di uranio Iraq-Niger che da Panorama arriva all'ambasciata USA a Roma. ( Uuh, quanto era sicuro del fatto suo, il blogger neo-con, nel negare che questo c'entrasse qualcosa con la vicenda! )

Così giovani e già così complici dei crimini di Bush!

Devono a tutti voi ( e a me ) delle scuse. Inutile aspettarsele: non arriveranno.

Matrix

Ciao, mi siete mancati.

Scherzo, non è vero. ( -Che stronzo!- )

Ieri ho guardato buona parte di Matrix insieme ad alcuni di voi che erano collegati in chat. Si è commentato insieme quello che veniva scodellato dal cameriere butterato.

Parlavano di satira e libertà televisiva. Ospiti: Confalonieri, Petruccioli ( suo grande amico ), Scurati ( il vincitore dello Strega che freddò Vespa con una battuta), Pietrangelo Buttafuoco ( Panorama ), Vergassola e Bertolino.

I momenti di vertigine:

* Confalonieri che dà a Santoro del fazioso, mentre Petruccioli, inquadrato, annuisce con vigore. ( Ci stiamo abituando a questo: gente che lecca il culo a Berlusconi da quarant'anni dà del fazioso agli altri. )

*Il lapsus di Petruccioli:-Santoro tornerà a fare il DIRET…il giornalista in Rai.-

*Mentana che come esempio di satira a “Striscia la notizia” mostra le gag di Ricci sui capelli e l'altezza di Berlusconi. -E questo sarebbe l'editore che fa le liste di proscrizione?- commenta Confalonieri.

*Confalonieri che imputa l'editto bulgaro al fatto che i criminosi hanno violato la par condicio.
( Nessuno dice che la puntata di Satyricon con Travaglio andò in onda il 14 marzo 2001, due mesi prima delle elezioni, quindi fuori dalla par condicio. )

*Buttafuoco che stigmatizza la Rai pessima di questi 5 anni berlusconiani. E invita a immaginare quanta brava gente non è mai entrata in Rai. ( Quindi, che non ci si lamenti di censure. Che è come dire: si lamentano della malasanità? Pensiamo piuttosto a tutti quelli che in ospedale non possono neanche metterci piede.)

( Anche se la maggioranza dei telespettatori sembra contenta di come sono i programmi tv attuali. E questo spiega perché sono così. )

* Bertolino e Vergassola che con grande sprezzo del pericolo e a rischio della propria incolumità fisica restano muti quando vengo attaccato da Confalonieri.

*Confalonieri che se la prende col sindacato dei giornalisti che “va in giro in Europa a diffamare il nostro Paese“ con "notizie false sulla libertà di stampa".

*Confalonieri che esalta la libertà che si respira a Mediaset. ( La libertà è qualcosa che io ho già, non sei tu a darmela. Al massimo puoi togliermela. Ma non sei tu a darmela, quindi non puoi vantartene. )

* Don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia cristiana, che elogia la libertà di espressione. Ricordo le sue parole nel 2001:-Ben venga la chiusura di Satyricon.-

* Il filmato redazionale in cui si parla del declassamento dell'Italia al 77° posto per libertà di espressione e lo si attribuisce alla condanna di Lino Jannuzzi per diffamazione!

*Confalonieri che dice che il conflitto di interessi è irrilevante, vista la libertà che c'è nelle reti di Berlusconi. ( Il colpevole decide se il suo è reato, principio cardine della giurisprudenza arcoriana. )

( E a nessuno, lì per lì, viene in mente l'eclatante triplo conflitto Berlusconi-Galliani-Marano sui diritti per la serie A! )

( Triplo alla terza, se si considerano i tre ruoli di Galliani nella vicenda: presidente Lega, presidente Milan, podestà berlusconiano. )

( E nessuno spiega che Mentana e Fede sono liberi perché sono OMOLOGHI. )

( Fede, in collegamento, era provato. Di recente ha perso sua madre. A poker. )

( Quanto al tg4, andrebbe sottotitolato, così anche i non-udenti potrebbero farsi quattro risate. )

*Nel frattempo, su Rai1, c'è Vespa ( un uomo che renderebbe ogni donna una vedova felice ) che affrontava un tema scomodo: Albano-Lecciso. ( Alla notizia, i bookmaker hanno dato Mentana a 20. )

( A questo proposito, si ricorda al gentile pubblico che un reality show non esprime la realtà; ne è una rappresentazione forzata che tende a rendere accettabile, comprensibile e rassicurante ciò che invece è enigmatico, incomprensibile e ambiguo: Enzo Paolo Turchi. )

( Idea per un nuovo reality show: l'Isola del bisturi. Si prendono dei vip e li si porta sull'isola del dottor Mabuse, dove subiranno interventi di chirurgia plastica. E tutto quello che verrà asportato dal loro corpo se lo dovranno mangiare. Con Ferrara, Galeazzi, Pavarotti, Claudia Mori e Valentino. )

*Confalonieri che dribbla il tema del conflitto di interessi ricordando il digitale terrestre! ( Chapeau! Come se non sapessimo per quale motivo il governo berlusconiano incentivò con sconti statali l'acquisto del decoder digitale: perché la gente potesse pagare Mediaset per vedere le partite. )

( Per favore, ridatemi Albano-Lecciso! )

( Quanto a Gasparri, penso sia oltraggioso che tutti pensino che sia un perfetto imbecille.)

*Alla domanda di Mentana:-Luttazzi tornerà in Rai?- Petruccioli che risponde:-Il problema per ora non si pone.- ( ?! )

( Nuovo slogan Rai: “Non preoccupatevi. Avete miliardi di neuroni.” )

Mentana insiste:-Lei lo riprenderebbe?- Petruccioli:-E' un po' troppo coprolalico.- ( Ovvero decidono di cosa il pubblico può ridere in base ai propri gusti! Chi se ne frega dei gusti di Petruccioli? I sondaggi dicono che…Ah, fanculo i sondaggi. Chi se ne frega dei gusti di Petruccioli! Questa estate paragonò Satyricon al programma di Masotti! )

( Masotti! Una volta era Marzullo la prova che chiunque può finire a condurre un programma tv. )

( La verità è che non passa giorno in cui non scriva al ministro Landolfi per fargli sapere quanto gli sono grato per impedirmi di vedere o leggere cose che potrebbero non essere buone per me.)

( Coprolalico. In effetti, si parlò di Berlusconi. Oooh, mi piacerebbe presentare un varietà del sabato sera su Rai1, ma questo richiede una capacità di genuflessione che supera le mie possibilità.)

( Attualmente i programmi Rai sono quelli che guardi quando il tuo cane calpesta il telecomando. )

*Mentana:-E lei Confalonieri prenderebbe Luttazzi a Mediaset?- Confalonieri:-No. Non abbiamo tutta quella cioccolata, a Mediaset.-

( Lo sputo beffardo del potente sulla sua vittima, qui, occulta due cose:

1) l'epurazione e le querele arrivarono per censurare l'INFORMAZIONE che a Satyricon venne data sui processi a Dell'Utri e sulle indagini nei confronti di Berlusconi. La satira non c'entra, né la merda.

2) La mia gag della coprofagia era una risposta al consigliere Contri che l'aveva proposta per scherno, nonché una metafora della merda che stava arrivando e infatti eccoli lì, nonché una citazione eufemizzante della scena anti-potere del Salò di Pasolini, nonchè una satira anti-religiosa. Dario Fo disse a Satyricon:-La satira vera si vede dalla reazione che suscita.- Dopo 4 anni sono ancora lì che parlano di quella gag.)

Comica finale, una curiosità su Matrix: quello non è un set. Quella è realmente la casa di Mentana.

Epifania di Celentano

I paragrafi seguenti muovono da un'ipotesi di metodo che ha stupito me per primo della sua efficacia euristica. L'ipotesi è che Adriano Celentano stia dando da qualche tempo importanti contributi in vari campi del sapere e segnatamente in alcuni settori dell'epistemologia e delle scienze umane.

Scopo di questi paragrafi è di segnalare tali contributi all'attenzione degli studiosi che, confusi dalla babele dei palinsesti e stremati dalle cacofonie dei reality shows, possano non avervi attribuito il valore che meritano.

Chi scrive non ignora che Celentano, benchè molleggiato, non può non servirsi di un think tank che lo aiuti a elaborare gli aspetti più complessi del suo pensiero; e gli fornisca i dati grezzi da cui egli ricava le sue brillanti performances. Non sarà qui fattibile l'individuazione dei singoli contributi: non tanto per mancanza di tempo e di spazio, quanto perché la forma in cui viene espresso il pensiero di Celentano è quella del proclama al popolo, che rende impossibile dare a Cesare quello che è di Cesare. Ogni membro del think tank celentaniano saprà sceverare ciò che direttamente gli appartiene. D'altronde Celentano assume sempre su di sé l'intera responsabilità dell'opera, quindi non rompete.

Un'altra premessa. Il pensiero di Celentano viene spesso divulgato da collaboratori, giornalisti, funzionari Rai. Forse un giorno disporremo di un'edizione critica dei testi celentaniani che renderà possibile un adeguato esame delle varianti; ma per il momento allo studioso non rimane che cercare di immergersi in un pensiero in fieri che a ogni tuffo rivela sconcertanti novità.

Sul piano culturale Celentano delinea un orientamento che potrebbe definirsi passatista a causa della sua decisa avversione verso la razionalità dei tempi moderni e la destrutturazione di quelli postmoderni. Egli adotta una prospettiva a rebours in cui singoli pezzi di pensiero stanno ognuno per conto proprio, ( principiis obsta, direbbe il Taruffo ), accomunati non da una unità di sistema o di metodo, ma dal languore per un tempo in cui c'era l'erba dove adesso c'è una città, e quella casa in mezzo al verde ormai dove sarà.

Nell'adozione di questa prospettiva emerge l'evidente inclinazione di Celentano verso il popolo. Forse memore dell'antico vox populi, vox Dei, Celentano arrivò in un suo film ( Joan Lui ) a suggerire la propria origine divina, ipotesi che un entusiasmante fiasco al botteghino, peraltro,non legittimò. Ma tant'è, il percorso dei grandi predestinati è sempre faticoso e lastricato di incomprensioni.

L'inclinazione populistica della teoria celentaniana apre al suo interno una contraddizione ( il cuore si spaura al pensiero, sed magis amica veritas ). Spaziando dall'elogio dei bambini a quello della Ragione illuministica, dall'attacco al disastro ecologico a quello contro la tv trash, Celentano appare spesso ispirato dal principio della carta bianca, non-luogo in cui la teoria si arricchisce di robuste radici storiche: Celentano volge lo sguardo all'indietro per giungere d'un balzo alle fonti primigenie dell'autorità, alla concezione del sovrano assoluto che ebbe in Thomas Hobbes il suo bardo più canterino. A un primo sguardo, questo sembra confliggere con il fondamento populistico di un entourage che ritiene indispensabile il ricorso al metodo degli indici d'ascolto.

E' possibile tuttavia ricondurre a un tutto coerente i due aspetti apparentemente contraddittori. Si tratta di immaginare una fusione diretta del Capo con il “suo popolo”, nella quale il Capo si pone come l'unico interprete autentico, senza mediazioni formalistiche, del Volksgeist e della Heimat. Traendo ispirazione dagli antri profondi della storia e dalla superiore intuizione che egli solo ha dei bisogni del popolo, il Capo provvede in solitudine al bene di tutti.
( Nè mancano fonti a sostegno di questo modo di pensare: Carl Schmitt, ad esempio, e Mario Landolfi.)

Sul piano epistemologico, la dottrina celentaniana ha dato finora non numerosi contributi, ma tutti essenziali: apprendiamo così che il cannone non è un pezzo d'artiglieria, né i fiori sono dei vegetali ( come ingenuamente afferma il dizionario ) ma che “ il cannone è lento, i fiori sono rock “. Celentano qui quasi si compiace di spaesare l'uditorio mettendolo di fronte ad alternative radicali, forse le più coerenti con le radici autentiche del suo pensiero: “ Il doppiopetto è lento, i jeans sono rock / il direttore della scuola è lento, la maestrina è rock / Moggi è lento, Zeman è rock “.

Ovvero: senza perdere tempo a discutere le tesi, complicate ma inutili, di filosofi del linguaggio come Grice e Hintikka, Celentano adotta una logica a due valori ( lento, rock ) che gli permette di proporsi come deciso fautore dell'assunto fondamentale per cui ciò che egli dice è assolutamente vero. Sullo sfondo del discorso celentaniano c'è infatti l'idea della “verità come consenso”. Il metodo del consenso è la reiterazione del messaggio, che procede di luce in luce per approdare alla tautologia autoilluminante “La fanfara è lenta, il rock è rock “ ottenendo il risultato della indiscutibile verità delle enunciazioni. Le enunciazioni di Celentano sono vere. Se così non fosse, si chiede giustamente il telespettatore a questo punto, ipnotizzato, perché Celentano continuerebbe a profferirle, con sempre maggior dispendio di tempo e di energie?

L'altro spunto metodologico che rende così complesso e variegato il suo pensiero emerge quando, sul finale della prima puntata del nuovo programma, Celentano seduto dice a un attonito Ligabue, anch'esso seduto: “Il papa è rock. Ratzinger.” ( Come se ce ne fossero altri in giro da cui distinguerlo. )

E' commovente questo coinvolgimento del rappresentante di Dio sulla Terra nell'asseverazione della propria verità, ma altre sono le implicazioni culturali rilevanti. Un analista alla Lévy-Bruhl direbbe che questo riferimento ha dell'irrazionale e come tale andrebbe confinato alle epoche in cui l'epistemologia non disponeva di strumenti più sofisticati. Al contrario, il ricorso alla benevolenza papale evoca la rinascita dell'Europa dopo le invasioni barbariche, il senso mistico della vita, gli affetti fondamentali dell'uomo.

L'audience record ( di cui nessuno, peraltro, può controllare a tutt'oggi l'attendibilità ) ha premiato tutto questo. Il popolo si è espresso per acclamazione. E' stato un plebiscito. E il plebiscito è rock.

Grasso a Tv7

Eccoci di nuovo qui a parlare di mafia. Da una località segreta. Non so dove siamo: mi ci hanno portato dentro un bagagliaio.

Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ( che ha ottenuto quel posto dopo che una legge apposita del governo Berlusconi ha azzoppato l'altro concorrente, il procuratore generale di Torino Giancarlo Caselli ) Grasso, dicevo, in un'intervista a Tv7 ha dichiarato:- La latitanza di Bernardo Provenzano la coprono rappresentanti delle istituzioni, politici, imprenditori, forze di polizia.-

Ma va'?

Ne ho parlato con la mia ragazza:

IO: -E' “Il Padrino” ad aver reso romantica la mafia. In quel film, Michael Corleone è un eroe. Ha un codice d'onore. “Non uccido né donne né bambini.” Oh, sei un eroe! Sempre da quel film apprendiamo che la mafia è stata rovinata dal business della droga. Prima guadagnava legittimamente con le estorsioni, la prostituzione, l'usura e gli omicidi. Poi però arrivò la droga. E di colpo Michael Corleone diventò Fredo Corleone.-
LEI: -Andresti a cena da Michael Corleone?-
IO: -Non se fossi Fredo.-

Reuters

Mercoledì 19 ottobre, l'agenzia Reuters riportava le seguenti affermazioni di Berlusconi:

ROMA (Reuters) - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi torna ad attaccare la legge sulla par condicio sull'informazione politica in tv e dice che è una legge "ad personam" fatta dalla sinistra per difendere i propri interessi e che spera di riuscire a cambiarla.

Berlusconi torna sul tema anche parlando delle primarie del centrosinistra di domenica scorsa, dicendo che il loro successo è dovuto alla pubblicità data all'evento dalle tv, sia pubbliche sia private.

Berlusconi ha così risposto a chi gli chiedeva cosa risponde all'accusa di avere fatto solo leggi ad personam: "Non sono leggi ad personam, perché riguardano tutti i cittadini. Sono leggi sacrosante. Anche se fosse, le 3 o 4 che dicono sono meno dell'1% degli ordini 450 provvedimenti approvati dal governo e dalla maggioranza".

"Siamo il governo meglio considerato in Europa ed io sono il capo del governo con il miglior apprezzamento dei cittadini."

E' inutile chiedergli la verità, d'accordo. Mi accontenterei di bugie migliori.

Satyricon

Per la mia famosa intervista a Marco Travaglio, Berlusconi aveva chiesto 20 miliardi di risarcimento danni. Il giudice ha rigettato la richiesta: non ci fu diffamazione. Sarà Berlusconi a dover risarcire 100mila euro di spese legali.

Spero che adesso torni disponibile su RaiClick la registrazione di quella puntata di Satyricon, misteriosamente scomparsa.
E che ricompaia negli archivi delle Teche Rai il mio nome, misteriosamente scomparso.
E che RaiSat Extra, oltre alle repliche di Chiambretti e Arbore e Dandini, mandi anche le repliche di Satyricon, misteriosamente scomparse. Credetemi: ne avete bisogno.

In questi anni, i miei commenti sulla Rai e sui suoi dirigenti hanno urtato qualche suscettibilità, in azienda. Seguendo la mia politica di lavare i panni sporchi in pubblico, ho deciso di invitare qui uno dei massimi dirigenti Rai per discutere il problema. E' con noi il presidente della Rai.
( Applausi. Entra un bimbo di 8 anni vestito da dirigente. )

DL: Grazie per essere qui, presidente.
P: Grazie di avermi invitato.
DL: Da quanto tempo lavora in Rai?
P: Da qualche mese.
DL: E prima di allora?
P: Ero al nido.
DL: E prima ancora?
P: Ero presidente della commissione di vigilanza.
DL: Quali sono le novità del palinsesto Rai, quest'anno?
P: Conosco solo quelle fino alle 9 e 30 perchè poi devo andare a letto.
DL: Grazie, presidente.
P: E' stato un piacere.

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