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Vecchio 30-04-2006, 20:19   #1
chierichetto87
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Lightbulb Liturgia Ambrosiana


Apro questa discussione sulla Liturgia Ambrosiana con un breve testo preso dal sito della Diocesi di Milano.
Citazione:
Rito liturgico ambrosiano: così la Chiesa di Milano rivive e celebra il mistero della Salvezza

[...]

E non è senza significato che tra i tesori lasciatici in eredità dai Padri, immutato sia rimasto anche il rito liturgico per l’appunto chiamato “ambrosiano”: quella particolare modalità, originale per molti aspetti nell’ambito delle liturgie latine, con la quale la Chiesa di Milano celebra e rivive il mistero di salvezza. Molte particolarità del rito ambrosiano risalgono proprio ad Ambrogio e ancor oggi, dopo milleseicento anni, si sono fedelmente conservate; altre si sono affermate e stabilizzate in epoca carolingia (IX secolo) nel confronto dialettico e complementare con la liturgia romana; una profonda revisione fu dovuta a san Carlo nell’ambito della riforma tridentina; e ai nostri tempi la liturgia ambrosiana si è rinnovata secondo lo spirito del Concilio Vaticano II grazie all’opera illuminata di Paolo VI che da Arcivescovo di Milano ne apprezzò le peculiarità e la spiritualità sottesa, e degli altri due arcivescovi, i cardinali Giovanni Colombo e Carlo Maria Martini, con le nuove edizioni del Messale e della Liturgia delle Ore da loro promulgate. Ma c’è un ultimo particolare da sottolineare a questo proposito.
L’Arcivescovo di Milano gode – unico forse in Occidente, ad eccezione del pontefice romano – della qualifica di Capo-Rito: del rito ambrosiano è cioè custode, tutore e promotore, ma soprattutto ne è il “liturgo” per eccellenza.
In tutti gli antichi manoscritti liturgici ambrosiani infatti non è senza significato che i testi prevedano sempre che sia l’Arcivescovo a presiedere la celebrazione, come se fosse in cattedrale, anche quando il libro liturgico era stato scritto per una chiesa plebana lontana dalla città e dove normalmente sono i presbiteri a celebrare. Viene messa così in evidenza quella comunione ecclesiale che lega il Vescovo al suo presbiterio proprio nell’azione litur gica, e che lega alla cattedrale, come chiesa-madre dove celebra il vescovo, ogni chiesa dell’intera Diocesi, dove i presbiteri celebrano secondo quel rito, antico ma sempre vivo, che da sant’Ambrogio è giunto fino a noi.

di Marco Navoni, Dottore della Biblioteca Ambrosiana e coadiutore del maestro delle SS. Cerimonie del duomo.
(Da «L’Osservatore Romano», 29 settembre 2002)

www.chiesadimilano.it
Nel recuperare gli aspetti salienti della vecchia discussione ho integrato le notizie degli altri partecipanti, spero che nessuno si offenda se ho omesso di segnalare il suo contributo. A tutti un loro ringraziamento e ringrazio anche chiunque segnalerà errori ed imprecisioni.

Citazione:
Dal punto di vista della giurisdizione ecclesiastica il rito ambrosiano è attualmente presente nelle diocesi:
  • di Milano (Quasi totalità della Diocesi. L'eccezione riguarda 44 parrocchie di: Varenna, Civate, Monza, Brugherio, Villasanta, Canonica d'Adda, Castel Rozzone, Fara Gera d'Adda, Pontirolo Nuovo, Treviglio, Burnago, Cornate d'Adda, Grezzago, Pozzo d'Adda, Roncello, Trezzano Rosa,Trezzo sull'Adda, Vaprio d'Adda.)
  • di Bergamo (Vicariati di Calolzio-Caprino, Branzi e S. Giovanni Bianco Sottochiesa: 30 parrocchie).
  • di Como (Lomazzo e Montorfano: 3 parrocchie).
  • di Lodi (Colturano: 2 parrocchie).
  • di Novara (Pieve di Cannobio: 7 parrocchie).
  • di Pavia (Torrevecchia Pia, Vigonzone e Zibido al Lambro: 3 parrocchie).
  • di Lugano (Pievi delle Tre Valli, della Valle Capriasca e di Brissago: 55 parrocchie).
Dal punto di vista amministrativo il rito ambrosiano è oggi diffuso:
  • nella quasi totalità delle province di Milano, Monza e Brianza, Varese, Lecco.
  • in alcune zone delle province di Como, Verbano-Cusio-Ossola, Bergamo, Lodi, Pavia
  • in alcune zone del Canton Ticino (CH).
link ad alcuni documenti relativi alla Liturgia Ambrosiana

Ultima modifica di Ambrosiano : 01-12-2008 alle ore 23:06.
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Vecchio 30-04-2006, 20:22   #2
chierichetto87
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Analizziamo ora i vari aspetti del Rito Ambrosiano, e di alcune sue significative differenze rispetto a quello romano.

Calendario Liturgico
  • L’anno liturgico inizia prima. Precisamente con i primi vespri della prima domenica di Avvento. Essa ricorre la prima domenica dopo la festa di S. Martino (11 novembre); questo perché l’ avvento è di 6 settimane (invece di 4). Colore liturgico: Morello (viola scuro).
  • S. Ambrogio e S Carlo, patroni della diocesi di Milano e del rito, sono Solennità.
  • La sesta domenica di avvento è la solennità della "Incarnazione o della Divina Maternità della Vergine Maria" (1 gennaio per il R.R.). Colore liturgico: Bianco.
  • Dal 17 dicembre si interrompe la celebrazione delle ferie di avvento e si passa alle ferie "dell'Accettato" (de exceptato).
  • Nei giorni 26 27 28 dicembre si celebrano le 3 feste anche se dovessero cadere di domenica.
  • L’1 gennaio si celebra la Circoncisione di Gesù. Colore liturgico: Rosso.
  • La quarta domenica di Gennaio è la Festa della Sacra Famiglia (e non la domenica nell’ottava di Natale).
  • La quaresima inizia con i primi Vespri della prima domenica. Per la differenza del calcolo dei 40 giorni vi rimando all’articolo che trovate subito sotto. Il sabato e la domenica il colore liturgico è il Morello, mentre per gli altri giorni è consigliato il Nero.
  • Non si celebrano feste di santi per tutta la Quaresima. Uniche eccezioni: S. Giuseppe e l’Annunciazione.
  • I Venerdì di quaresima sono aneucaristici, cioè non si celebra la Messa nè si distribuisce l'Eucaristia (eccettuato il viatico). Si omette il Magnificat e seconda orazione ai vespri. Se però ricorrono le Solennità di S. Giuseppe o dell’Annunciazione si celebra la Messa. (vedi articolo sotto)
  • Il sabato precedente alla domenica delle Palme è il Sabato in Tradizione Simboli, ovvero il giorno in cui viene consegnato il credo ai catecumeni (precedenza anche su S. Giuseppe e Annunciazione). Da questo sabato il colore liturgico è rosso fino alla veglia pasquale, eccetto la messa crismale (bianco) e le celebrazioni penitenziali (viola).
  • Per i dettagli sulla Settimana Santa rimando alla discussione propria. Qui dico solo che la struttura dei riti è molto diversa.
  • Dopo Pentecoste il colore liturgico è il Rosso.
  • La terza domenica di ottobre è la Solennità della Dedicazione del Duomo di Milano, chiesa Madre di tutti i fedeli ambrosiani (colore liturgico Bianco). Dal giorno dopo colore liturgico Verde.
  • La solennità di Cristo Re risulta anticipata rispetto al rito romano di 2 settimane.
  • La benedizione annuale delle famiglie e delle case avviene durante il tempo di Avvento e non in occasione della Pasqua.
Citazione:
40 giorni
E' risaputo che in tutto il mondo il tempo della Quaresima inizia col "Mercoledì delle ceneri", così detto perché in esso i fedeli ricevono sul proprio capo l'austero segno delle ceneri benedette, come simbolo di penitenza e conversione.
E' però altrettanto noto che, a Milano, nello stesso giorno si è in pieno carnevale e che solo la domenica successiva inizia la Quaresima.
Ci si potrebbe chiedere il perché di questo diverso computo tra il rito romano ed ambrosiano ed una risposta esauriente dal punto di vista storico è molto complessa. Semplificando notevolmente, potremmo dire così. Se prendiamo il calendario e, partendo a ritroso dal giovedì santo, contiamo quaranta giorni, giungiamo esattamente alla prima domenica di Quaresima: dunque i quaranta giorni di penitenza iniziano alla sesta domenica prima di Pasqua e giungono fino al triduo pasquale escluso. Questo è, a grandi linee, il computo antico ed originario della Quaresima, conservatosi nel rito della Chiesa di Milano. Si può notare che, in questa prospettiva, la Quaresima è intesa come un periodo di penitenza, ma non di stretto digiuno, dal momento che, secondo un'antica tradizione, di domenica non si doveva digiunare.
Nel Medioevo, all'idea di quaranta giorni di penitenza, si sostituì quella dei quaranta giorni effettivi di digiuno, ad imitazione di quanto fece Mosè sul Monte Sinai, Elia nel suo pellegrinaggio verso il Monte di Dio e Cristo nel deserto; parallelamente la Quaresima fu intesa più come periodo di preparazione alla domenica di Pasqua, che non al triduo pasquale della passione, morte e resurrezione di Gesù. Di qui derivò la necessità di rifare i calcoli; se, infatti prendendo sempre il calendario, partiamo dal sabato santo e contiamo quaranta giorni a ritroso, saltando però le domeniche, in cui come abbiamo visto, non si digiunava, giungiamo esattamente al mercoledì precedente la prima domenica di Quaresima, che divenne il "Mercoledì delle ceneri".
Questo computo fu accolto dalla Chiesa romana e si diffuse in tutto l'Occidente, tranne che a Milano, dove si conserva ancora la più antica e precedente tradizione.
di mons. Marco Navoni
Citazione:
venerdì aliturgici
Il tempo di Quaresima è di sua natura un periodo austero e severo. Il rito della Chiesa di Milano vuole accentuare questo clima con una caratteristica del tutto particolare: i cosiddetti "venerdì aliturgici", nei quali non si celebra la Messa né si distribuisce la Comunione Eucaristica.
Ricercare l'origine storica di questa tradizione non è facile. Per alcuni studiosi, in questo la liturgia ambrosiana si avvicinerebbe alle chiese orientali, nelle quali in Quaresima tutti i giorni della settimana, eccetto il sabato e la domenica sono aliturgici.
Secondo altri, e tra questi il più eminente è il Beato card. Schuster, l'origine sarebbe molto antica e risalirebbe ai tempi in cui la liturgia eucaristica, sempre in Quaresima, era celebrata al calar del sole: poiché di venerdì la preghiera vespertina si prolungava con una veglia composta di salmi, letture ed orazioni che, di fatto, terminavano con una celebrazione eucaristica quando ormai spuntava l'aurora del sabato, il venerdì restava privo della celebrazione della Messa.
Comunque stiano le cose da un punto di vista storico, in pratica la Chiesa ambrosiana ha sempre gelosamente conservato questa particolarità della sua liturgia quaresimale.
A questo proposito si esprimeva l'allora arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini, con parole che ancora oggi conservano la loro attualità e la loro carica spirituale:
"La proibizione di celebrare la santa Messa e di distribuire la santa Comunione nei venerdì di Quaresima fa parte dell'estrema accentuazione del carattere penitenziale della Quaresima: si arriva alla coscienza dolorosa della propria indegnità ed all'esperienza, che sa di morte, della perdita del Dio vivo. La devozione di chi comprende il mistero del peccato e della croce deve arrivare a questa tremenda avvertenza, che rasenta il confine dello spavento e della dispersione".
di mons. Marco Navoni

Ultima modifica di Ambrosiano : 11-04-2009 alle ore 15:57.
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Vecchio 30-04-2006, 20:31   #3
chierichetto87
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La Santa MESSA

Essendo entrambi due riti latini, la struttura della Messa secondo il Rito Ambrosiano ha una impostazione di base simile a quella della Messa secondo il Rito Romano. Esistono però alcune differenze significative che qui si descrivono brevemente:
  • Le Messe prefestive della domenica prevedono l'annuncio del Vangelo della Resurrezione. Seguono pertanto due schemi particolari (per la celebrazione in modo solenne o ordinaria) come riportato sinteticamente in calce.
  • Notiamo nei riti introduttivi la tendenza a privilegiare l'uso della triplice acclamazione a Cristo: Kyrie eleison.
  • Nella liturgia della Parola il celebrante dà la benedizione non solo al diacono che proclama il Vangelo, ma anche a tutti i lettori: è uso antico attestatoci già da S. Ambrogio, che vuol significare che il presidente dell'assemblea è il custode autorevole della Parola proclamata.
  • Va evidenziato che il rito ambrosiano, come liturgia della Parola, ha sempre avuto tre letture (Lettura, Epistola, Vangelo), anche se era invalso l'uso di proclamare la prima solo durante le Messe solenni.
  • Dopo il Vangelo o, quando si tiene l'omelia, dopo l'omelia, si canta o si recita il "Canto dopo il Vangelo". Come eco dell'annuncio della parola di Dio, questo canto esprime la letizia di chi è stato raggiunto dalla "buona novella". Durante il canto i ministranti preparano l'altare ponendo sulla mensa il corporale, il purificatoio e il calice: è l'anticipo nella liturgia della Parola di un gesto tipico della liturgia Eucaristica.
  • La preghiera dei fedeli può essere proclamata mentre i fedeli stanno in ginocchio: un altro antico uso ambrosiano. Questa preghiera, per il rito ambrosiano, non è una novità del dopo Concilio, ma veniva fatta anche prima, durante la Quaresima, al posto del Gloria secondo due antichissimi schemi che si alternavano nelle varie Domeniche. Questi due schemi, quasi immutati, si trovano come formulari generali I e II in appendice al messale.
  • La tradizione ambrosiana ha conservato, ripristinandolo, l'antico uso di tutta la Chiesa, e che ancora è conservato dalla liturgia orientale, di porre lo scambio di pace tra la liturgia della Parola e quella Eucaristica.
  • Anche la processione di presentazione dei doni era stata conservata dal rito seppur limitatamente al Duomo.
  • Un altro notevole punto di contatto con le liturgie orientali è la collocazione del Credo durante i riti offertoriali: qui si considera la professione di fede non come risposta di assenso alla Parola di Dio proclamata (come nella liturgia romana), bensì come condizione legittima ed indispensabile per la fruttuosa celebrazione dell'Eucaristia.
  • Il proprio di ogni Messa contiene anche il Prefazio. A volte anche più di uno.
  • Lo spezzare del Pane è posto alla fine della preghiera Eucaristica e prima del Padre nostro come era in origine, ed è accompagnato dal canto o dalla recita del Confrattorio (Canto allo spezzare del Pane).
  • Riguardo alla proclamazione del Vangelo e ad eventuali (diffusi) abusi si ricorda che:
Citazione:
[...]tanto il rito romano quanto l'ambrosiano identificano nel diacono (e, in subordine, nel presbitero) il ministro proprio della proclamazione del Vangelo; in secondo luogo, l'unica occasione in cui nel rito romano post-conciliare si prevede la drammatizzazione del Vangelo è la proclamazione del Passio nella domenica delle Palme, che solo in assenza di diaconi e/o concelebranti - e dunque eccezionalmente - può essere affidata a dei lettori associati al presidente dell'assemblea; comunque sia, l'opzione della proclamazione «dialogata» (sia affidata a più diaconi e/o presbiteri, sia affidata al presidente dell'assemblea insieme a più lettori) appare tuttavia esplicitamente esclusa dal rito ambrosiano, tanto nel suo percorso storico quanto nelle modalità rituali assunte dal Messale oggi in uso.
L'introduzione della proclamazione «dialogata» del Vangelo in celebrazioni di rito ambrosiano, allo stato delle cose appare pertanto inopportuna, o perché - quando essa è effettuata da più diaconi e/o presbiteri - altera la struttura rituale dell'annuncio del Vangelo, quale è prevista senza eccezioni dal rito ambrosiano; o perché - quando viene effettuata dal presidente dell'assemblea insieme a alcuni lettori - delega, seppur in parte e occasionalmente, la proclamazione del Vangelo a chi non vi è abilitato.

Come richiama il Concilio, «nelle celebrazioni liturgiche ciascuno, ministro o semplice fedele, svolgendo il proprio ufficio si limiti a compiere tutto e soltanto ciò che, secondo la natura del rito e le norme liturgiche, è di sua competenza» (SC, n. 28). da www.unipiams.org
Ecco un prospetto sintetico, riferito alle celebrazioni festive, della struttura della Messa con evidenziate con tre asterischi le differenze rispetto al Rito Romano. Come nel Rito Romano, nei giorni feriali o in alcuni tempi liturgici, alcune parti sono omesse (es. Gloria, Credo) oppure subiscono variazioni (es. in alcuni tempi si omette la Lettura in altri l'Epistola in altri ci sono 2 Letture veterotestamentarie):

Messa in Rito romano
Messa in Rito ambrosiano
 
RITI INIZIALI
RITI INIZIALI
Canto di ingressoCanto di ingresso
Saluto del celebranteSaluto del celebrante
Atto penitenzialeAtto penitenziale (omesso se si fa l'ingresso solenne col canto dei 12 Kyrie)
"Signore, pietà"***
Gloria (non si recita in Avvento e Quaresima)Gloria (non si recita in Avvento e Quaresima)
CollettaOrazione all’inizio dell’assemblea liturgica
LITURGIA DELLA PAROLA
LITURGIA DELLA PAROLA
1ª letturaLettura
Salmo responsorialeSalmo
2ª letturaEpistola
Acclamazione al VangeloAcclamazione al Vangelo
VangeloVangelo
OmeliaOmelia
Professione di fede (Credo)***
*** Canto dopo il Vangelo (durante il quale i ministranti preparano l'altare ponendo sulla mensa il corporale, il purificatoio e il calice)
Preghiera universale con conclusione del celebrantePreghiera universale (se possibile in ginocchio)
***Orazione a conclusione della liturgia della parola
LITURGIA EUCARISTICA
LITURGIA EUCARISTICA
***Scambio del gesto di pace
Presentazione delle offertePresentazione delle offerte
Lavanda delle mani(Lavanda delle mani facoltativa)
***Professione di fede (Credo)
“Pregate fratelli”***
Orazione sopra le offerteOrazione sui doni
Prefazio e preghiera eucaristicaPrefazio e preghiera eucaristica
 
RITI DI COMUNIONE
RITI DI COMUNIONE
*** Frazione del Pane (Canto allo spezzare del Pane o Confrattorio)
Padre nostroPadre nostro
EmbolismoEmbolismo
Preghiera per la pacePreghiera per la pace
Augurio di pace(“La pace del Signore sia…)Augurio di pace ("La pace e la comunione del Signore nostro Gesù Cristo sia…")
scambio del gesto di pace***
Frazione del Pane (Agnello di Dio)***
*** Momento di silenzio
Comunione (Canto alla Comunione)Comunione (Canto alla Comunione)
Orazione dopo la ComunioneOrazione dopo la Comunione
 
RITI CONCLUSIVI
RITI CONCLUSIVI
BenedizioneBenedizione preceduta da tre Kyrie eleison
Congedo: "La Messa è finita. Andate in pace" "Rendiamo grazie a Dio"Congedo: “Andiamo in pace” “Nel nome di Cristo”


Schema della celebrazione vigiliare della Domenica.

Ordinario della Liturgia Vigiliare Vespertina solenneOrdinario della Messa Vespertina all’inizio della Domenica
 Canto d’Ingresso (di carattere lucernale)
SalutoSegno di Croce
Rito della luce
Inno
Responsorio
 Didascalia
Vangelo della Resurrezione [o, in quaresima, Lettura vigiliare]Vangelo della Resurrezione [o, in quaresima, Lettura vigiliare]
Salmello: Testo nel proprio
Orazione: Testo nel proprio
Canto d’Ingresso
 Gloria (quando previsto)
Orazione all’inizio dell’Assemblea LiturgicaOrazione all’inizio dell’Assemblea Liturgica
unica lettura (Lettura o Epistola a seconda del tempo liturgico) Lettura
 Salmo Responsoriale
 Epistola
Canto al VangeloCanto al Vangelo
VangeloVangelo
La celebrazione prosegue come al solito fino alla Comunione.La celebrazione prosegue come al solito, fino alla sua conclusione.
Magnificat con la sua Antifona.
Orazione dopo la comunione e si congeda l’assemblea.Orazione dopo la comunione e si congeda l’assemblea.

Ultima modifica di Ambrosiano : 02-01-2009 alle ore 18:19.
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Vecchio 30-04-2006, 20:42   #4
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Liturgia delle Ore

UFFICIO DELLE LETTURE
(ringrazio Beroldus)
INIZIO: “O Dio vieni a salvarmi. Signore… Gloria… Alleluia." (in quaresima invece di "Alleluia" si dice "Lode a te, Signore, re di eterna gloria ") non esiste l'Invitatorio
INNO
CANTICO DEI TRE GIOVANI O RESPONSORIO
SALMODIA Nelle Domeniche e solennità al posto dei tre Salmi ci sono tre Cantici dell'AT (al venerdì e sabato santi sono 6 salmi o parti di salmo) Dopo l'antifona di chiusura dell'ultimo salmo si ripetono i tre Kyrie (non al sabato santo) e il versetto "Tu sei benedetto, Signore" a cui si risponde "Amen" che richiama la chiusura dei 5 libri dei Salmi
LETTURE Dopo la I Lettura si recita il RESPONSORIO. Dopo la II Lettura, se prescritto, si dice il Te Deum, altrimenti si può dire l'Inno "Laus Angelorum Magna"
ORAZIONE (si omette se seguono le lodi)
CONCLUSIONE (si omette se seguono le lodi)

LODI (notate la struttura speculare rispetto ai vespri)
INIZIO: “O Dio vieni a salvarmi. Signore… Gloria… Alleluia." (in quaresima invece di "Alleluia" si dice "Lode a te, Signore, re di eterna gloria ")
CANTICO DI ZACCARIA con relativa antifona
alla fine ripetuta l'antifona si aggiunge Kyrie Eleison, Kyrie Eleison, Kyrie Eleison.
ORAZIONE con l’invito “Preghiamo” e con conclusione lunga.
(nelle domeniche di Avvento e Pasqua e in tutte le ottave di Natale e Pasqua e in alcune solennità e feste) ANTIFONA “AD CRUCEM” con ORAZIONE
nelle celebrazioni solenni 3 accoliti portano nel presbiterio la croce con 2 candele, il coro si dispone attorno ad essa e canta l'antifona a cui segue l'orazione. (In duomo ho visto che viene anche incensata.) Vedi la foto posta tra gli abiti liturgici.
SALMODIA: un cantico dell'antico testamento con la sua antifona (nelle solennità e nelle feste del Signore, nei giorni delle ottave di Natale e Pasqua si dice il cantico dell'Esodo 15,1-4a.8-13.17-18; nelle feste e solennità della Madonna e dei Santi Sap 10,15-21;11,1-4) - salmi laudativi (nella Settimana Santa e nelle ferie "dell'accettato", i salmi sono 148, 149, 150, 116, nelle solennità e feste gli stessi 4 salmi, ma a scelta anche 1 solo dei primi 3 + il 116. In ogni caso sempre con una sola conclusione dossologica e una sola antifona) - salmo diretto (si recita tutti insieme, in piedi e senza antifona)
ORAZIONE senza invito "preghiamo" e conclusione breve
INNO
6 ACCLAMAZIONI A CRISTO che si concludono e a cui si risponde Kyrie eleison che è quindi ripetuto 12 volte.
PADRE NOSTRO
CONCLUSIONE (benedizione se presiede un sacerdote o un diacono)

ORA MEDIA
INIZIO: “O Dio vieni a salvarmi. Signore… Gloria… Alleluia." (in quaresima invece di "Alleluia" si dice "Lode a te, Signore, re di eterna gloria ")
INNO (da scegliere in base all'ora, per la terza ce n'è uno per le domeniche feste e solennità: Jam surgit hora tertia attribuito, come tanti altri a Sant'Ambrogio e un altro feriale.)
SALMODIA 3 salmi o parte di salmi ciascuno con la sua antifona e il gloria alla fine.
LETTURA BREVE e RESPONSORIO
ORAZIONE con conclusione breve
CONCLUSIONE "benediciamo il Signore" "rendiamo grazie a Dio"

VESPRI
INIZO “Il Signore sia con voi." "E con con il tuo spirito" (se non presiede un sacerdote o un diacono "Signore ascolta la nostra preghiera" " E il nostro grido giunga fino a te")
LUCERNARIO si dice sempre, a modo di responsorio, anche nella recita privata. Nelle celebrazioni solenni si accendono le candele da porre sull' altare o accanto ad esso e le altre luci della chiesa. Poi il celebrante bacia l'altare e lo incensa
INNO (nelle ferie del tempo ordinario si può sempre scegliere l'inno Deus, creator omnium, anch'esso attribuito a S. Ambrogio.)
RESPONSORIO (se previsto)
LETTURE E NOTIZIA DEL SANTO (le letture della Parola di Dio si possono inserire secondo l’opportunità, nei primi vespri della memoria di un santo; qui si legge una breve agiografia, seguita se il caso dall'omelia.)
SALMODIA o 2 salmi con 2 antifone o nelle feste 1 salmo + salmo116 +salmo 113 con una sola antifona e un solo gloria alla fine.
PRIMA ORAZIONE conclusione lunga
MAGNIFICAT (secondo questo schema: Antifona, cantico, gloria, "l'anima mia magnifica il signore", alla fine ripetuta l'antifona si aggiunge Kyrie Eleison, Kyrie Eleison, Kyrie Eleison.) nelle celebrazioni solenni si incensa l'altare, il celebrante e i popolo. Questa incensazione si omette se si è esposto il santissimo sacramento durante l'inno
SECONDA ORAZIONE conclusione breve
COMMEMORAZIONE DEL BATTTESIMO O LODE DEI SANTI a seconda della celebrazione nelle celebrazioni solenni ci si porta in processione al fonte e li si recita il CANTICO o il RESPONSORIO BATTESIMALE Poi si recita l'ORAZIONE e si torna all'altare oppure Nelle solennità e feste dei santi di cui esiste nella chiesa un ricordo permanente ci si reca presso di esso cantando la SALLENDA in onore del santo inframezzata dal GLORIA ed eventualmente un altro canto adatto. Poi si recita l'ORAZIONE e si torna all'altrare cantando di nuovo la sallenda, un altro canto o le litanie dei santi.
INTERCESSIONI
PADRE NOSTRO
CONCLUSIONE (benedizione se presiede un sacerdote o un diacono)
Ai primi vespri di alcune solennità (Natale, Epifania, Pentecoste...) o nei vespri dei venerdì di quaresima, sono proposte, dopo il responsorio o l'inno, ripettivamente 4 o 2 letture seguite da un salmello e un orazione ciascuna. Esse sono obbligatorie nella recitazione corale. Poi segue la messa vigiliare (ovviamente non il venerdì di quaresima) iniziando dalla seconda lettura. Poi omesso tutto il resto dopo la comunione si dice il magnificat, l'orazione dopo la comunione e la benedizione.
Questo filmato mostra il rito iniziale del Lucernario:
YouTube Video
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COMPIETA
INIZIO “convertici, Dio, nostra salvezza.” " e placa il tuo sdegno verso di noi"
“O dio vieni a salvarmi." "Signore… Gloria… alleluia/lode a te... (in quaresima)”
Il sabato santo solo chi non partecipa alla veglia pasquale recita copieta che iniza così: "Benedetto il Signore che vive e regna nei secoli dei secoli" "Amen".
INNO
SALMODIA 1 o 2 salmi ciascuno con antifona
LETTURA BREVE
RESPONSORIO
CANTICO di SIMEONE
ORAZIONE
ANTIFONA ALLA B.V. MARIA

OSSERVAZIONI PARTICOLARI
  • Le domeniche, le feste, le solennità ma anche le memorie dei santi iniziano con i primi vespri e nelle domeniche, feste e solennità ci sono anche i secondi vespri. Verso la fine della pagina maggiori dettagli sulle precedenze tra le celebrazioni.
  • L'antico rito ambrosiano non aveva secondi vespri; in epoca più recente furono introdotti, ma con rito più semplice dei primi vespri e soltanto in determinati giorni. Le memorie non ebbero mai i secondi vespri; nelle più solenni feste dei santi, come i patroni titolari, si ebbero sempre i primi vespri con particolare solennità, celebrati fino ad oggi con le vigilie. La cosa appare chiara nella festa di san Carlo assegnata al 4 novembre nonostante che il santo fosse morto nelle ore vespertine del giorno 3.
  • Nei Vespri dei venerdì di Quaresima si omettono il Cantico della Beata Vergine (con la sua antifona) e la seconda orazione. La stessa cosa si fa nei giorni della Settimana Santa (a cominciare da lunedì), nei quali si omettono anche il Cantico di Zaccaria a lodi e la Commemorazione battesimale a Vespri.
  • L'Arcivescovo di Milano ha il privilegio di presiedere la celebrazione dei Vespri indossando le vesti prescritte per la Messa con anche la dalmatica(non però il pallio)

    (l'immagine si riferisce ai Primi Vespri dell'Esaltazione della Santa Croce 2003). L'origine di questa consuetudine liturgica è così spiegata da Mons. Marco Navoni nel suo "Dizionario di Liturgia Ambrosiana":
    Citazione:
    Anche per la celebrazione dei vespri presieduti dall'arcivescovo in cattedrale sono registrabili, fin dal Medioevo, alcune caratteristiche ben precise. E' sempre Beroldo a darcene puntuale testimonianza. Ai vespri dell'epifania, della domenica "in capite quadragesimae" e di pasqua, cioè al vertice del tempo natalizio e all'inizio dei tempi quaresimale e pasquale, l'arcivescovo presiedeva i riti lucernali indossando, anche in questo caso, i paramenti della messa. Si voleva in questo modo sottolineare lo stretto rapporto fra il sacrificium eucharisticum e il sacrificium vespertinum, che trova proprio nei riti lucernali il suo nucleo originario: non a caso l'offerta dei lumi e dell'incenso sull'altare è significativamente definita, negli antichi testi liturgici, con l'espressione lucernalis eucharistia. Terminato il lucernario, l'arcivescovo deponeva la pianeta, assumeva il piviale e continuava la celebrazione dei vespri. L'attuale prassi, codificata dall'Institutio Generalis della Liturgia Ambrosiana delle Ore (n.250), si è semplificata perché, se ha conservato all'arcivescovo il privilegio di usare, in cattedrale, i paramenti della messa per i vespri, ne ha esteso l'uso dal solo lucernario all'intera celebrazione.
  • L'arcivescovo durante le orazioni dei vespri è affiancato alla cattedra da 2 cantari.
  • Tutti gli altri (siano essi Vescovi, Canonici o semplici sacerdoti) quando presiedono solennemente la celebrazione della Liturgia delle Ore lo fanno con il piviale, come nel rito romano.
  • Il sacerdote o il diacono che presiede la celebrazione, sopra il camice o la cotta indossa la stola e, secondo l'opportunità, anche il piviale. Quindi il piviale anche per il Diacono.

Ultima modifica di Ambrosiano : 03-01-2009 alle ore 22:08.
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Vecchio 30-04-2006, 20:50   #5
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Altre celebrazioni

Settimana Santa: ci sono notevolissime differenze con il rito romano. Non le analizzo qui ma vi invito a leggere i testi proposti nell’apposita discussione (cliccate qui) e a confrontarli con quelli romani.

Benedizione eucaristica:
  • Dopo aver infuso l'incenso, tutti si inginocchiano, il sacerdote riceve il turibolo dal diacono e incensa il Santissimo.
  • Il sacerdote, stando in piedi, invita i fedeli alla preghiera e pronuncia o canta l’orazione del rituale.
  • Poi rivolge il saluto "il Signore sia con voi" e, i fedeli rispondono "E con il tuo spirito. Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison", soggiunge "Diamo lode al Signore", tutti acclamano "Rendiamo grazie a Dio"; il sacerdote torna ad inginocchiarsi.
  • Mentre si canta il "Tantum ergo" o altro canto analogo, il sacerdote incensa nuovamente il Santissimo.
  • Ricevuto il velo omerale il sacerdote e diacono salgono all'altare ed insieme genuflettono.
  • Il diacono consegna l'ostensorio e si inginocchia,
  • Il sacerdote benedice l'assemblea facendo un segno di croce con il Sacramento e dicendo o cantando "Vi benedica Dio onnipotente...";
  • Data la benedizione, si incensa nuovamente il Santissimo sacramento e lo si ripone.
  • Colore liturgico Rosso
Ecco un video della benedizione Eucaristica. E' filmata solo la parte dal canto del Tantum Ergo.
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Battesimo (dei bambini) avviene per immersione.


per gli adulti si fa per infusione


Matrimonio

Citazione:
DIRETTORIO PER L’USO DEL NUOVO RITO DEL MATRIMONIO NELLA LITURGIA AMBROSIANA

Il Rito del Matrimonio (RM), pubblicato il 4 ottobre 2004 in edizione italiana, è stato accolto ufficialmente tra i libri liturgici ambrosiani a partire dal 28 novembre 2004. Pertanto, in attesa di una futura redazione di un libro liturgico proprio, la Congregazione del Rito Ambrosiano ha stabilito quanto segue:

1. Pur non escludendo l’uso della seconda forma di accoglienza degli sposi (RM, n. 48), la prima forma (RM, n. 45) – l’incontro degli sposi davanti alla chiesa (in facie ecclesiae), cui segue il cammino comune verso la consacrazione sacramentale della loro unione – è da ritenersi la più corrispondente alla natura del rito matrimoniale e va considerata la forma ambrosiana propria o ordinaria. In tale forma, infatti, si percepisce immediatamente la dimensione antropologica e l’alto valore umano dell’istituto matrimoniale, sul quale nella Chiesa si innesta il dono dello Spirito, che fa dell’unità dei coniugi l’immagine vivente del mistero d’amore che unisce Cristo alla Chiesa.

2. La conclusione di RM, n. 46 sia riformulata così: “La processione può essere accompagnata da un brano musicale o da un canto adatto. Al termine della processione si esegue il Canto all’Ingresso”.

3. La Memoria del Battesimo, in sostituzione dell’atto penitenziale, si svolga secondo le indicazioni di RM, non. 51-59. In RM, n. 51 si deve sostituire Messale Romano con Messale Ambrosiano. In RM, n. 59 si consideri escluso il riferimento al Mercoledì delle Ceneri, tipicamente romano.

4. Al termine del Gloria (quando è previsto) si reciti (o si canti) l’orazione All’Inizio dell’Assemblea Liturgica prevista nel Messale Ambrosiano (messa per gli sposi), trascurando l’indicazione di RM, n. 60.

5. La liturgia del sacramento avvenga secondo quanto previsto in RM, non. 65-77. RM, n. 66 sia riscritto in questo modo: “Terminata l’omelia e dopo qualche momento di silenzio, si esegue il Canto dopo il Vangelo. Gli sposi, i testimoni e tutti i presenti si alzano in piedi e il sacerdote si rivolge agli sposi…”.

6. Non è opportuno che gli sposi siano invitati ad accedere alla mensa nel luogo riservato a chi presiede. La loro ministerialità infatti non deve mai essere confusa con quella del sacerdote.

7. Secondo l’indicazione di RM, n. 78, per avere la facoltà di procedere all’Incoronazione degli sposi, nel modo stabilito, si ricorra all’Ordinario, che la concederà quando risulti effettivamente rispondente al costume del luogo di provenienza di almeno uno dei due nubendi. Il rito, attraverso il quale si esprime la regalità degli sposi, e il divenire la sposa gloria dello sposo e viceversa, costituisce l’elemento antropologico caratterizzante la cerimonialità matrimoniale nei paesi di tradizione ‘greca’. Esso andrebbe dunque valorizzato nei casi di matrimoni tra cattolici, nei quali almeno una delle parti sia di Rito bizantino, e in quelli interconfessionali (con una parte cattolica e una ortodossa) sempre più frequenti in territorio ambrosiano (per i coniugi orientali e per le loro famiglie il ritrovare tale elemento rituale permette un più immediato riconoscimento del sacramento celebrato, con importanti e positive implicazioni – anche psicologiche – in merito ad un vincolo coniugale contratto in terra straniera e con stranieri/e). Le corone sono un segno liturgico, per il quale si propone un rito di imposizione e un rito di deposizione (con le relative formule). Vengono accluse al Direttorio indicazioni rituali al riguardo. Pare opportuno collocare la deposizione delle corone dopo l’Invocazione dei santi, a Benedizione degli sposi avvenuta (con o senza Velazione). Compiuto il rito l’intera liturgia nuziale prosegue con l’orazione ambrosiana A Conclusione della Liturgia della Parola, riportata nella Messa per gli sposi, e con lo Scambio di pace, secondo le norme del Messale Ambrosiano (se si celebra l’Eucaristia).

8. I testi per la Benedizione nuziale attualmente contenuti nel Messale Ambrosiano siano ordinariamente sostituiti con i formulari in RM, non. 85-88. Si consideri inoltre l’opportunità di anticipare tale Benedizione al termine della Consegna degli anelli, conformemente a quanto indicato in RM, n. 79. In questa collocazione essa appare, con maggiore chiarezza, parte integrante del Rito del Matrimonio strettamente inteso e risulta più confacente alla tradizione ambrosiana. Senza sminuire la ministerialità propria degli sposi, la liturgia così configurata attribuisce un rinnovato risalto all’intervento orante della Chiesa. La Benedizione nuziale è atto di riconoscenza al Dio della creazione e dell’alleanza, è memoria dell’opera di Cristo-sposo, è invocazione fiduciosa dello Spirito, nella cui forza soltanto il mistero si realizza nell’oggi celebrativo (cf. Presentazione della CEI, n. 6). A ratificare l’appartenenza della nuova coppia all’unico corpo di Cristo sarà, conseguentemente, l’epiclesi della Preghiera Eucaristica (cf. ibidem).

9. RM, n. 84 ripristina ad libitum un organico rapporto tra la Benedizione e la Velazione degli Sposi, rito quest’ultimo ben conosciuto e praticato anticamente sia in ambito milanese (“è necessario che lo stesso coniugio sia santificato dal velo imposto dal sacerdote e dalla sua benedizione” – Ambrogio di Milano, Lettera 62 [a Vigilio]), sia in ambito romano. Si valuti dunque con favore l’opportunità di accompagnare la Benedizione degli sposi con la loro Velazione, segno – come si esprime la rubrica – “della comunione di vita che lo Spirito, avvolgendoli con la sua ombra, dona loro di vivere”. Per praticare tale rito le parrocchie si doteranno del “velo sponsale”, secondo le indicazioni di RM, n. 84.

10. È lodevole ed opportuno che il testo delle quattro benedizioni sia conosciuto con il debito anticipo dai nubendi. I più sensibili potranno così esprimere una loro preferenza. In ogni caso il Parroco (o chi presiederà) è chiamato ad orientare con sapienza pastorale la scelta del formulario maggiormente adatto al cammino di fede degli sposi. È inoltre raccomandabile preparare, prima della celebrazione, l’assemblea agli interventi ai quali è chiamata, durante la Benedizione nuziale, così come in altri momenti del rito. Il tempo di attesa degli sposi può essere utilmente impiegato per stimolare i presenti ad una partecipazione attiva, creando un clima di raccoglimento e preghiera.

11. Si esegua sempre un canto di ringraziamento o un’acclamazione di lode, prima della Preghiera dei fedeli, secondo l’indicazione in RM, n. 80. Questo momento di partecipazione assembleare può essere favorito mediante la proposta di un canto adatto, facilmente eseguibile da tutti i presenti. È da escludere qui un intervento musicale solistico, perché non sarebbe affatto rispondente al senso di adesione gioiosa da parte dei fedeli, invitati dalla liturgia a rendere lode a Dio con un’acclamazione, che non deve essere sostituita dall’applauso.

12. La Professione di fede, quando è prescritta, non avvenga dopo le Litanie dei santi (cf. RM, n. 81), ma, come sempre nel Rito Ambrosiano, prima dell’orazione Sui Doni.

13. Le Invocazioni dei santi, in ragione della loro consonanza con l’uso ambrosiano, non siano mai omesse e, diversamente da quanto indicato in RM, precedano (anziché seguire) eventuali invocazioni (nella forma della preghiera dei fedeli) per le quali si deve prevedere un’esecuzione anche in canto. Dopo il patrono della chiesa o del luogo si aggiunga sempre Sant’Ambrogio. A conclusione non si tralasci il triplice Kyrie eleison. Infatti, mentre si compie uno degli eventi più solenni che possa coinvolgere l’umana libertà e il suo disporsi ad una nuova condizione di vita stabile e duratura, si avverte la necessità di una comunione più profonda con i santi, in particolare con “quelli che vissero in stato coniugale”, come recita la rubrica. Gli impegni assunti, nell’amore e nella gioia, durante il Rito del Matrimonio, domandano non solo la preghiera dei presenti, ma prima ancora quella di coloro che ci hanno preceduto e ora contemplano la gloria dell’Amato.

14. Al termine delle Litanie dei santi e dell’eventuale Preghiera dei fedeli si proclami l’orazione A Conclusione della Liturgia della Parola propria della Messa degli sposi, contenuta nel Messale Ambrosiano, tralasciando l’orazione riportata in RM. Ad essa segua lo Scambio di pace, secondo le norme del Messale Ambrosiano.

15. Se la Benedizione nuziale (e la eventuale Velazione) è stata anticipata a dopo lo scambio degli anelli, alla preghiera del Padre nostro segua, come di consueto, l’embolismo Liberaci, o Signore.

16. Si dia lettura degli articoli del Codice civile concernenti i diritti e i doveri dei coniugi secondo l’indicazione in RM, n. 143.

17. Le formule per la Benedizione conclusiva si prendano, indifferentemente, dal Messale Ambrosiano o da RM. L’assemblea sia poi congedata con il semplice invito: “Andiamo in pace”, seguito dalla risposta ambrosiana “Nel nome di Cristo”

18. Conformemente alle disposizioni in RM, n. 94, la firma dell’Atto di Matrimonio non avvenga mai sulla mensa, ma in altro luogo visibile da parte del popolo oppure in sacrestia.

19. Secondo la consuetudine popolare, dopo la firma dell’Atto di Matrimonio, si raccomandi una breve sosta degli sposi davanti all’immagine della Beata Vergine Maria per una preghiera di affidamento ed, eventualmente, un omaggio floreale.

20. Il Parroco e, nelle situazioni più complesse, il Vescovo, per la loro competenza pastorale, orientino gli sposi verso la scelta di una celebrazione senza la Liturgia Eucaristica nei seguenti casi o in circostanze simili:
- quando da parte degli sposi c’è una totale assenza di vita ecclesiale o manca una significativa pratica religiosa;
- quando uno dei due sposi non desideri accostarsi alla comunione;
- obbligatoriamente, quando il matrimonio viene celebrato tra un/a battezzato/a e un/a catecumeno/a o tra una parte cattolica e una non cristiana (cf RM, cap. III).
- nel caso di matrimonio interconfessionale (tra una parte cattolica e una acattolica), a meno che la circostanza richieda diversamente e l’Ordinario abbia dato esplicitamente il suo consenso (cf RM, n. 36). Quanto ad ammettere la parte non cattolica alla comunione eucaristica si osservino le norme stabilite dalla Chiesa (cf CIC, can. 844).

21. Quando il Rito del Matrimonio è inserito nella celebrazione della Parola, l’orazione che segue l’aspersione può essere presa dalle formule all’inizio dell’assemblea liturgica del Messale Ambrosiano o secondo le indicazioni in RM, n. 111 dal medesimo Rituale, con l’avvertenza di modificare la conclusione, secondo l’uso ambrosiano: Per Gesù Cristo tuo Figlio, nostro Signore…

22. Si sostituisca in RM, n. 162 – prima edizione – l’espressione “sacramento nuziale” con “patto nuziale”, secondo quanto stabilito dalla Conferenza Episcopale Italiana, e già recepito nella prima ristampa.

23. Dopo la benedizione, a conclusione del Rito del Matrimonio nella Liturgia della Parola, l’assemblea sia congedata con la formula “Andiamo in pace”, con la risposta “Nel nome di Cristo”, preceduta, se lo si ritiene opportuno, da parole che esprimano l’invito alla missione e alla testimonianza sponsale nella comunità.
Esequie: la salma è disposta, anche quella dei presbiteri e dei vescovi, con i piedi rivolti all'altare.
Il rito di aspersione ed incensazione si svolge all'inizio della celebrazione al posto dell'atto penitenziale.
Al posto della preghiera dei fedeli si cantano (e potendo ci si inginocchia) le litanie dei santi a cui seguono alcune invocazioni per l'anima del defunto e per il conforto dei suoi cari ed infine la triplice acclamazione Kyrie Eleison.

Processioni di ingresso: prima di salire all'altare si possono cantare i 12 kyrie "in groemio ecclesiae". In tal caso si omette l’ atto penitenziale.
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Feste del patrono Martire: si può bruciare all’inizio della celebrazione il “faro” cioè:
un globo ricoperto di bambagia (decorato con la croce le palme e la corona) che viene appeso all’ingresso del presbiterio. Esso è segno della vita consumata dall’amore di Cristo nel momento del martirio
Citazione:
Originalmente inviato da Vox Populi Visualizza messaggio

immagine tratta da Il Duomo di Milano e la Liturgia Ambrosiana, II edizione (Centro Ambrosiano, 2005)

dalla prima edizione dello stesso libro.

Filmato della cerimonia del 2007 in Duomo in occasione della ricorrenza di S. Tecla:
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Ultima modifica di Ambrosiano : 04-04-2009 alle ore 18:37.
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Libri liturgici AMBROSIANI

MESSALE tenete presente che è proposta l’ intero testo della messa (prefazio compreso) differente per ogni giorno dei tempi forti, e per molti santi oltre che per tutte le domeniche le feste e le solennità.
Oltre al prefazio proprio, anche l'Orazione a conclusione della Liturgia della Parola è sempre propria e si dice anche quanto viene omessa la preghiera dei fedeli
Ci sono anche 2 preghiere eucaristiche da da usarsi nella Settimana Santa (qui trovi anche il testo).
Citazione:
e) La preghiera eucaristica quinta si deve usare nella messa vespertina del giovedì santo; si può anche usare nelle messe che hanno come tema il mistero dell'eucaristia e della passione, nelle ordinazioni o negli anniversari sacerdotali e nelle riunioni sacerdotali. In questa preghiera eucaristica non si può inserire la formula per il defunto.
f) La preghiera eucaristica sesta si deve usare nella veglia pasquale; si può anche usare nelle messe "per i battezzati", nelle domeniche e nelle ferie del tempo pasquale e nelle messe rituali dell'iniziazione cristiana. In questa preghiera eucaristica non si può inserire la formula per il defunto.
LEZIONARIO AMBROSIANO: è entrato in vigore il 16 novembre 2008 sostituendo quello "ad experimentum" usato negli ultimi 30 anni. L’edizione del Lezionario ambrosiano per i tempi liturgici è prevista in un totale di sette volumi: tre festivi, corrispondenti ai tre misteri (mistero dell’incarnazione – mistero della pasqua – mistero della pentecoste) in cui è stato ripartito; quattro feriali, corrispondenti ai tre misteri sopra ricordati, ma con lo sdoppiamento dell’ultimo in ragione del numero delle pagine.
Scelta di merito, ma con chiare implicazioni metodologiche per l’ordinamento delle letture, è quella, di un Lezionario «a tre corsie»: quella domenicale, o struttura festiva dominante; quella sabbatica, o struttura festiva complementare; quella feriale.

Per un approfondimento vedi la voce "Lezionario ambrosiano" in Enciclopedia liturgica.

RITUALE PER LE ESEQUIE

BREVIARIO AMBROSIANO

Riporto un link trovato da Vox per un altra discussione
Citazione:
Originally posted by Vox Populi@Aug 20 2006, 11:48 PM
Non si finisce mai di imparare. Cercando nell'immenso sito dell'Arcidiocesi di Milano ho trovato il catalogo dei libri editi dal Centro Ambrosiano che non avevo mai visto prima di stasera.
Impostando nel campo "collana" Liturgia-edizioni tipiche si accede all'elenco dei libri liturgici disponibili (c'è il Missale Ambrosianum latino ma il Breviario è solo in italiano).
Ma soprattutto ho scoperto che esiste una libreria all'interno dell'Arcivescovado di Milano, aperta anche ai laici.
sotto edizioni tipiche:
COMUNIONE E CULTO EUCARISTICO FUORI DELLA MESSA
LITURGIA AMBROSIANA DELLE ORE VOLUME 1
LITURGIA AMBROSIANA DELLE ORE VOLUME 2
LITURGIA AMBROSIANA DELLE ORE VOLUME 3
LITURGIA AMBROSIANA DELLE ORE VOLUME 4
LITURGIA AMBROSIANA DELLE ORE VOLUME 5
MESSALE AMBROSIANO FESTIVO PELLE
MISSALE AMBROSIANUM
RITO DELLE ESEQUIE

sotto testi ufficiali:
ADDENDE LITURGIA AMBROSIANA DELLE ORE
COMUNIONE EUCARISTICA AI MALATI
DIURNA LAUS
DIURNALE LODI MATTUTINE ORA MEDIA VESPRI E COMPIETA
LEZIONARIO AMBROSIANO
LITURGIA AMBROSIANA ORE "INSTITUTIO GENERALIS" (LA)
MINISTERO STRAORDINARIO DELLA COMUNIONE EUCARISTICA AI MALATI (IL)
PREGHIERE EUCARISTICHE SECONDO IL RITO AMBROSIANO PER LA CONCELEBRAZIONE
PRINCIPI E NORME PER L'USO DEL MESSALE AMBROSIANO
PROPRIO DELLA LITURGIA DELLE ORE DELLA SANTA CHIESA DI MILANO SECONDO IL RITO ROMANO
PROPRIO DELLE MESSE DELLA SANTA CHIESA DI MILANO SECONDO IL RITO ROMANO
SACRAMENTI PER GLI INFERMI

Citazione:
Originally posted by Ambrosiano@Aug 29 2006, 07:10 PM
Per caso mi sono imbattuto in questa recente pubblicazione:

"Antiphonale Missarum iuxta ritum Sanctae Ecclesiae Mediolanensis"

Dopo l'Antíphonale Missarum Simplex iuxta ritum Sanctae Ecclesiae Mediolanensis (2001) esce ora, ad uso dei cultori del canto ambrosiano, l'Antiphonale Missarum completo, a cura di doni Jean Claire osb e di mons. Alberto Turco, entrambi studiosi di chiara fama e d'indiscussa competenza.
L'edizione - a settant'anni da quella dell'abate Suñol del
1935 - si caratterizza per la sua conformità al Messale Ambrosiano, riformato a norma dei decreti del Concilio Ecumenico Vaticano Il (1976), e per lo studio critico accurato delle fonti manoscritte a tutt'oggi disponibili, allo scopo di offrire per l'uso liturgico e per l'approfondimento scientifico, i risultati più sicuri, sotto il profilo testuale e musicale, della ricerca in atto sul canto genuinamente ambrosiano.
Tale edizione, pur rimanendo un'opera aperta a nuovi apporti di studio, segna una tappa miliare nella ricerca sul canto ambrosiano e si configura come un vero e proprio superamento dell'edizione che, sostenuta con decisione dal beato cardinale arcivescovo Alfredo Ildefonso Schuster, ha caratterizzato la rinascita del canto ambrosiano negli anni Trenta del secolo scorso.
Tutte le comunità ecclesiali di rito ambrosiano - in modo particolare quelle che celebrano ordinariamente o anche solo saltuariamente in lingua latina con il nuovo Missale Ambrosianum (1981) - hanno nel volume che presentiamo lo strumento adeguato per valorizzare appieno la tradizione testuale e musicale del canto ambrosiano.
Tutti i gruppi corali che hanno attenzione e gusto per il repertorio gregoriano potranno arricchire la loro esperienza artistica a servizio della lode di Dio della bellezza antica e sempre nuova del canto ambrosiano.
Un repertorio di canto latino come quello autenticamente ambrosiano è anzitutto un valore per tutta l'ecumene cattolica dal punto di vista liturgico musicale. Esso racchiude infatti l'espressione canora e musicale dell'unica fede cattolica secondo una tradizione
latina distinta e complementare alla tradizione romana, recettiva di influssi sia dell'Oriente cristiano sia dell'area ispano-visigotica e gallicana. Il cammino ecumenico delle Chiese cristiane non può che trarne il massimo vantaggio: si può legittimamente celebrare e cantare con forme espressive canoro-musicali diverse senza attentare alla confessione dell'unica fede e alla comunione di carità che dalla fede scaturisce.
Un secondo valore intrinseco al repertorio che qui viene reso disponibile è la qualità teologica e spirituale dei testi. La ricca ed intensa meditazione cristologica, ecclesiologica e mariologica delineata dai canti dei tempi forti, si sviluppa senza soluzione di continuità in un'altrettanto ricca ed intensa narrazione della multiforme ' santità cristiana nei canti del proprio e del comune dei santi.
Un terzo ed ultimo valore è di natura squisitamente estetica e culturale. Con la custodia e il rilancio della sua antica tradizione canora e musicale, la Chiesa ambrosiana si fa attenta promotrice di una solida cultura storico-musicale ed estetico-musicale non solo per il popolo cristiano, ma anche per tutti coloro che, pur non professando la fede della Chiesa, sanno apprezzare il patrimonio storico, umano ed artistico, che la fede ha originato nel corso dei secoli.
Auspico dunque che questa edizione profondamente rinnovata, e maggiormente fedele alla genuina tradizione ambrosiana, dell'Antiphonale Missarum venga accolta con favore sia da coloro che già praticano il canto ambrosiano, sia da chi, sensibile alla sua bellezza, voglia aprirsi con fiducia alla sua pratica, a lode e gloria "dell'unico Dio nella Trinità e della Trinità nell'Unità" (cf. Simbolo detto atanasiano).

Card. Dionigi Tettamanzi
Milano, 7 dicembre Solennità di Sant'Ambrogio
________________________________________ ____________________________

Abiti liturgici
Sono fondamentalmente uguali quelli romani.
*L’amitto lo si indossa sopra il camice. (anche se molti lo mettono sotto)
*Il camice però può presentare alle maniche e nella parte inferiore anteriore e posteriore applicazioni di tessuto, dello stesso colore dei paramenti edecorato dette “aurifregi”.
*È possibile che ci sia il Cappino: striscia di tessuto nei vari colori liturgici applicata intorno al collo della dalmatica e della pianeta (anche delal casula volendo). Anticamente era unito all’amitto.

qui si vedono bene gli aurifregi:


*Il diacono porta la stola sopra la dalmatica.
*Il vescovo porta la mitra, ma non lo zucchetto, durante le processioni eucaristiche e cone le reliquie della passione fatte fuori dalla chiesa.
*I vescovi portano la croce pettorale sopra la casula

COLORI LITURGICI PER IL RITO AMBROSIANO
La differenza dei colori nelle vesti liturgiche serve ad esprimere in modo visibile la caratteristica particolare dei misteri che vengono celebrati nei periodi che si susseguono lungo il corso dell’anno liturgico.

1. IL BIANCO: si usa nel tempo pasquale e nel tempo natalizio; nelle solennità, nelle feste e nelle memorie del Signore (escluse quelle della Passione, dell’Eucaristia e del S. Cuore); nelle solennità, feste e memorie della Vergine Maria, degli Angeli, dei santi (non martiri). È il colore della gioia pasquale, della luce, della vita.
2. IL ROSSO: si usa dal sabato in tradizione Symboli (cioè quello che precede la Domenica delle Palme) fino alla Veglia di Pasqua esclusa; a Pentecoste e nel tempo dopo Pentecoste e dopo il Martirio di S. Giovanni, fino alla Domenica della Dedicazione della Cattedrale (3ª Domenica di ottobre) esclusa; nelle celebrazioni dello Spirito santo, dell’Eucaristia, della S. Croce e del S. Cuore; nelle feste degli Apostoli ed Evangelisti e nelle celebrazioni di santi martiri.
L’uso dello stesso colore per le celebrazioni della Settimana santa, del mistero della Croce, del S. Cuore, dello Spirito santo, dell’Eucaristia e dei Martiri, vuole indicare la profonda unità che c’è fra la Passione, l’Eucaristia e il dono dello Spirito; queste ultime due realtà sono la “prova” più eloquente dell’amore che Cristo ha per la sua Chiesa e sono la fonte di quello stesso amore che ha spinto i Martiri alla testimonianza del sangue (rosso infatti è il colore del sangue).
Rossi sono quindi il conopeo della pisside e dell'ostensorio, l'ombrello per il viatico e il baldacchino.
3. IL MORELLO (spesso è semplicemente un viola scuro con riflessi rossastri): si usa nel tempo di Avvento, esclusa la solennità della Divina maternità di Maria e in Quaresima fino al sabato in traditione Symboli escluso. Si usa nelle Messe votive per il perdono dei peccati e nelle liturgie e Messe dei defunti.
4. IL VERDE: si usa nel tempo ordinario fra la Festa del Battesimo del Signore (la prima Domenica dopo l’Epifania) e la Quaresima, e fra la Domenica della Dedicazione della Cattedrale e l’Avvento. Indica la speranza della vita eterna di chi è in cammino nel tempo.
5. IL NERO: Può essere utilizzato per le celebrazioni dei defunti e nelle ferie della quaresima.
6. L’ORO: si può usare in sostituzione degli altri colori (ma non del morello e del nero), particolarmente nelle celebrazioni più solenni
-.Non si usa il rosa.

Citazione:
Differenze nella Liturgia Ambrosiana antica rispetto a quella odierna.

*ottava di Natale-Circoncisione bianco.

*Morello da Settuagesima al Sabato in Traditine Simboli e nelle vigilie dei Santi e nelle Feste delle Sante Vedove e delle sante Matrone.

*Per le Domeniche e Ferie dopo l' ottava di Pasqua fino alla vigilia di Pentecoste, il verde: colore dei Tempi di transizione, e che accenna ad una letizia meno tripudiante, ma conservata ed alimentata da inconfondibile speranza (eccetto l'Ascensione che è bianco).
Si usa anche per le Feste dei Santi Abati che non furono Sacerdoti (es. S. Antonio).

*Per le tre Ferie delle Litanie (ovvero lun. mar. e merc. prima di Pentecoste) si adopera il nero, colore di stretta penitenza, che col digiuno di un tempo, sta a dimostrare l'inserzione non primigenia di queste Ferie, quasi quaresimali, in un Tempo tutto pervaso dalla gioia della Pasqua.
________________________________________ ____________________________

suppellettile
Citazione:
Originally posted by da: Principi e Norme del Messale A.
80. [...]
Inoltre, sull'altare, o vicino ad esso, si collochi la croce sulla quale, se è sopra l'altare, possono essere collocati i ceri prescritti secondo l'usanza del rito ambrosiano.
Come gia detto nell’apposita discussione il turibolo ambrosiano è diverso perchè privo del coperchio e della quarta catena. Diverso è anche il modo di incensare: si fanno compiere delle “rotazioni il aria” al turibolo.
guardando dalla parte di chi incensa
1 rotazione in senso anti orario
inchino
3 in senso orario (per il SS. Sacramento, la croce e le reliquie delal passione, il cero pasquale, le immagini di Cristo in genere, le offerte, il vescovo o il sacerdote, il popolo)
oppure 2 (le immagini e le reliquie della Madonna e dei santi, i diaconi)
oppure 1 (mi sembra per i suddiaconi)
inchino
Se alla conclusione dell'incensazione del popolo un altro gioro anti orario.
ecco un tentativo di rappresentarlo

___
celebrante ________ popolo

Anche l’ostensorio è diverso: è del tipo a tempietto o ciborio


La croce nelle processioni si porta sempre con la parte del Crocifisso rivolta al celebrante.

Ultima modifica di Ambrosiano : 01-12-2008 alle ore 22:57.
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CANTO AMBROSIANO

La liturgia Ambrosiana non usa il canto gregoriano, ma ha un suo proprio canto (canto ambrosiano) sia per quanto riguarda il "comune" della messa/vespri ecc., sia per i canti veri e propri.

Nel forum vi è una discussione apposita sul Canto ambrosiano e in cui si possono ascoltare molti canti:http://www.cattoliciromani.com/forum...iano-8898.html

Altri esempi di canto Ambrosiano si possono trovare nei seguenti siti:http://santambrogio-basilica.it/

http://milan.arounder.com/fullscreen.html(selezionare la Basilica di S. Ambrogio o il Duomo. Attenzione è meglio avere ADSL per la quantità di dati che viene trasferita e è necessario installare Quick Time Player, ma ne vale la pena!).

http://www.cantoambrosiano.it/

Ultima modifica di Ambrosiano : 21-05-2008 alle ore 00:03.
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Vecchio 30-04-2006, 21:28   #8
chierichetto87
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Parliamo ora delle particolarità proprie del duomo di Milano.
PRINCIPI E NORME PER L'USO DEL MESSALE AMBROSIANO CAPITOLO IX
RITI PROPRI DELLA CHIESA METROPOLITANA NELLE CELEBRAZIONI SOLENNI PRESIEDUTE DALL'ARCIVESCOVO

355. Secondo un'antica tradizione, la Chiesa Cattedrale Metropolitana di Milano ha conservato alcuni riti particolari, quando la messa è celebrata solennemente dall'arcivescovo. Questi riti possono essere usati anche quando l'arcivescovo celebra in particolari occasioni fuori dalla Chiesa Cattedrale. Essi competono anche a qualsiasi Ordinario di luogo che celebri solennemente in rito ambrosiano entro la propria diocesi o territorio ove legittimamente sia in vigore il rito ambrosiano stesso.

356. L'arcivescovo durante la messa pontificale o "stazionale" è assistito da sei diaconi, due alla cattedra

e quattro per il servizio dell'altare e del vangelo, e da un prete assistente, se non c'è concelebrazione.
357. I riti introduttori prevedono il seguente svolgimento: a) solenne ingresso con il canto dei dodici kyrie in gremio Ecclesiae,


cui segue la sallenda propria della solennità celebrata; B ) prima che l'arcivescovo e i ministri bacino la mensa, due diaconi incensano l'altare, come primo atto di omaggio (1);

c) l'arcivescovo, dalla cattedra, dopo il segno di croce ed il saluto all'assemblea, intona subito, se previsto, il Gloria.

358. Normalmente, la prima lettura compete a un lettore istituito rivestito di piviale,

la seconda lettura ad uno dei diaconi,

il vangelo al primo dei diaconi. La processione per la proclamazione del vangelo prevede quattro diaconi, dei quali uno reca, ostendendolo, l'evangeliario, due reggono i cantari accesi (2) ed il quarto tiene il turibolo fumigante.
Il rito, cui prestano il proprio ministero esclusivamente i diaconi, vuole mettere in evidenza il momento solenne della proclamazione evangelica.


Prima dell'omelia l'arcivescovo riceve l'incensazione seduto in cattedra con mitra e pastorale, analogamente all'atto con cui viene incensato l'evangeliario prima della proclamazione del vangelo, come a voler sottolineare che la parola del vescovo nell'omelia non solo commenta ma in un certo modo continua e attualizza la Parola di Dio ascoltata nelle letture sacre.



359. Alla presentazione del pane e del calice, dopo la consacrazione, due dei diaconi ministranti incensano l'eucaristia.




360. Nella celebrazione vespertina del venerdì santo è lo stesso arcivescovo che dalla cattedra, assistito da sei diaconi, rivestito dei paramenti della messa e con la mitra in capo, proclama la lettura della passione, compiendo in tal modo la solenne commemorazione della morte del Signore(3),
Prima dell'annuncio della morte
Dopo l'annuncio della morte
così come sarà l'arcivescovo a proclamare nella veglia pasquale l'annuncio della risurrezione.


361. Nella veglia pasquale, il canto del preconio conserva l'antica caratteristica di grande rito lucernale, durante il quale, gradatamente e in diversi momenti, legati al testo del preconio stesso, si compie l'illuminazione del tempio,

quasi a rendere visibile l'immagine della luce pasquale che, dal cero, pervade progressivamente la chiesa in attesa del Signore risorto.

NOTE Cfr. BEROLDUS, ed. M. Magistretti, p. 49.
Cfr. BEROLDUS, ed. M. Magistretti, p. 116.
Cfr. BEROLDUS, ed. M. Magistretti, p. 40.
Le foto sono tutte prese dal sito della diocesi di Milano
il testo da www.unipiams.org.

ALtre particolarità delle celebrazioni del duomo, sebbene non siano prescritte dal messale sono delle tradizioni antichissime del duomo di Milano.
Citazione:
Alla messa in Coena Domini dopo la proclamazione della passione e l'omelia dell'arcivescovo, viene cantata un'antifona molto particolare: si tratta di un testo antichissimo, tradotto direttamente da un originale bizantino del secolo VI e che solo la liturgia ambrosiana possiede in Occidente. In esso si ricorda la mistica cena a cui Cristo invita il fedele e il bacio traditore di Giuda.

Suggestiva è la cornice coreografica in cui si svolge questo canto: lo eseguono infatti i "pueri cantores", schierati attorno all'altare, simbolo di Cristo, come per volerlo difendere con la loro infantile innocenza dalle trame del tradimento.
Citazione:
Durante il tempo pasquale, in ogni chiesa, accanto all'altare, arde il cero pasquale, che, soprattutto nella tradizione popolare, ma anche in quella liturgica, viene considerato simbolo di Cristo risorto.

In duomo invece il cero pasquale è collocato sopra un grande candelabro pensile del '400, e almeno dal secolo XVI, nella messa solenne del giorno dell'ascensione, è al centro di un rito molto particolare e suggestivo: mentre il diacono legge il vangelo, il grande candelabro con il cero acceso vien fatto salire lentamente verso la volta del tempio, quasi per riprodurre allegoricamente il mistero dell'ascensione.
Citazione:
La festa liturgica più importante che ricorre nel mese di febbraio è indubbiamente quella della Presentazione di Gesù al Tempio. Anticamente era celebrata il primo gennaio, insieme alla festa della circoncisione; infatti nella messa di capodanno veniva proclamato il brano evangelico che riporta entrambi questi episodi delle prime settimane di vita del Signore. Solo più tardi, quando fu introdotta una ricorrenza autonoma rispetto a quella del primo gennaio, anche il vangelo fu sdoppiato, riservandone alla nuova celebrazione la parte relativa.
Dal momento che lo stesso evangelista Luca ci informa che la presentazione al tempio avvenne quaranta giorni dopo la nascita, fu semplice determinare il giorno in cui collocare la nuova ricorrenza: dove il Natale era celebrato il 6 gennaio, come in Oriente, la presentazione al tempio fu fissata al 14 febbraio, quando poi si diffuse in tutto il mondo cristiano l'uso romano-occidentale di celebrare la natività al 25 dicembre, la presentazione fu anticipata al 2 febbraio.
Nel Medioevo si introdusse l'uso di rendere più solenne questa festività con un rito processionale alla luce di candele benedette, distribuite a tutti i fedeli che poi le avrebbero portate nelle loro case come simbolo della protezione provvidente di Dio e dell'affetto materno di Maria. Questo rito ebbe, anche dal punto di vista devozionale, il maggior effetto sul popolo cristiano, tanto che tradizionalmente il 2 febbraio è ancor oggi definito il giorno della "Candelora".
Può essere interessante ripercorrere brevemente la storia della processione che, in tale data, si svolge nel duomo di Milano.
Ne abbiamo una descrizione iconografica in un prezioso bassorilievo, forse della fine del secolo XI, dell'antica chiesa di S. Maria Beltrade, ora al Museo Archeologico del Castello Sforzesco: si vedono due preti che portano in processione un'immagine della Madonna col Bambino, sotto la quale si legge la parola "Idea":
Se nel Medioevo la processione si svolgeva dalla chiesa di S. Maria Beltrade, che sorgeva ove oggi vi è l'omonima piazza lungo la via Torino, alla cattedrale, in seguito essa si tenne solo all'interno del Duomo, dall'altare della Madonna dell'Albero all'altar maggiore, come si fa ancor oggi. Durante il rito, due diaconi portano a spalla su una speciale barella a quattro stanghe un'immagine mariana detta, appunto "idea".
Si tratta di una tavola a cuspide, sulla cui sommità arde un grosso cero: su una faccia è raffigurata la presentazione di Gesù al Tempio con Maria, Giuseppe ed i vecchi Simeone ed Anna; sull'altra troviamo la Vergine in trono col Bambino. L'attuale "idea" porta la data del 1317 ed il nome di Michelino da Besozzo.
Tra gli studiosi di tradizioni milanesi si è molto discusso sull'origine del nome "Idea", dato a quest'immagine. Per alcuni, esso deriverebbe direttamente dal culto della dea pagana Cibele, madre degli dei, definita "Magna Mater Idea", in onore della quale si svolgevano processioni soprattutto per invocare la fertilità della terra. La processione del 2 febbraio sarebbe perciò una cristianizzazione di un culto pagano.
Altri studiosi, ritenendo troppo macchinosa questa spiegazione, preferiscono accettare il termine "idea" nel suo significato etimologico greco, in altre parole "immagine".
di mons. Navoni
Citazione:
Il giorno dell'esaltazione della croce (14 settembre) l'Arcivescovo tramite un argano del '500 detto nivola sale fino al soffito del duomo dove preleva il S. Chiodo dal suo tabernacolo e lo porta in processione nel duomo.



Ultima modifica di chierichetto87 : 30-11-2006 alle ore 00:26.
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Vecchio 01-05-2006, 23:57   #9
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LE CAMPANE

Un'altra differenza che esce dai confini del rito ambrosiano, ma abbraccia alcune regioni del nord Italia riguarda l'incastellatura delle campane, con la ruota sulla quale scorre la corda.
In seguito a questa montatura diversa ne risulta diverso il modo di suonarle.
Per maggiori dettagli rimando alla discussione sulle campane

un esempio: Desio



qualora ci sia qualche esperto in materia campanaria può intervenire cliccando qui
grazie

Ultima modifica di Ambrosiano : 21-05-2008 alle ore 00:06.
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Vecchio 02-05-2006, 13:23   #10
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Sempre riguardo al calendario:
TABELLA DEI GIORNI LITURGICI
Disposti secondo l'ordine di precedenza

Tabella (in vigore dal 16/11/2008)


TABELLA DEI GIORNI LITURGICI
DISPOSTA SECONDO L'ORDINE DI PRECEDENZA

I

1. Triduo Pasquale della Passione e Risurrezione del Signore.
2. Natale del Signore, Epifania, Ascensione, Pentecoste.
Domeniche di Avvento, Quaresima e Pasqua.
Sabato in traditione Symboli.
Ferie della Settimana Autentica (Santa), dal lunedì al giovedì compresi.
Giorni dell'ottava di Pasqua.
3. Solennità della Dedicazione della Chiesa Cattedrale di Milano (III domenica di ottobre), Chiesa madre di tutti i fedeli di Rito Ambrosiano.
Solennità e Feste del Signore elencate nel Calendario comune.
Commemorazione di tutti i fedeli defunti.
Solennità della Dedicazione e dell'anniversario della Dedicazione della propria chiesa, che è considerata solennità del Signore.
Festa dell'anniversario della Dedicazione della propria chiesa cattedrale (fuori della diocesi di Milano), che è considerata festa del Signore.
4. Domeniche del tempo di Natale e dei tempi dopo l'Epifania e dopo Pentecoste. Per i giorni dal 26 al 28 dicembre si veda quanto segue:

* Il Natale del Signore ha la sua ottava così ordinata:
a) Il 26 dicembre, II dell'ottava, è la festa di santo Stefano protomartire;
b) Il 27 dicembre, III dell'ottava, si celebra la festa di san Giovanni apostolo ed evangelista;
c) Il 28 dicembre, IV dell'ottava, si celebra la festa dei santi Innocenti.
Queste feste di cui alle lettere a), b), c), avendo un'officiatura mista, con testi anche inerenti al mistero della Natività,prevalgono sulla stessa domenica;

d) I giorni 29, 30, 31 dicembre sono il V, VI, VII giorno dell'ottava di Natale; essi cedono alla domenica fra l'ottava di Natale;
e) Il giorno 1 gennaio si celebra l'Ottava del Natale nella Circoncisione del Signore.

5. Solennità della beata Vergine Maria e dei santi elencate nel Calendario comune.
6. Solennità proprie, cioè:
a) Solennità del Patrono principale del Rito, cioè di sant'Ambrogio;
b) Solennità del Compatrono della diocesi di Milano, cioè di san Carlo;
c) Solennità del Patrono principale del luogo o della città;
d) Solennità del Titolo della propria chiesa;
e) Solennità del Titolo o del Fondatore o del Patrono principale dell'Ordine o della Congregazione.


II

7. Ferie di Quaresima (su di esse precedono solo le solennità dell'Annunciazione e di san Giuseppe).
8. Feste della beata Vergine Maria e dei santi del Calendario comune.
9. Feste proprie, cioè:
a) Festa dei Patroni secondari della diocesi di Milano;
b) Festa del Patrono principale della diocesi (fuori della diocesi di Milano);
c) Festa del Patrono principale della regione o della provincia, della nazione, di un territorio più ampio;
d) Festa del Titolo, del Fondatore, del Patrono principale di un Ordine o di una Congregazione e della provincia religiosa;
e) Altre feste proprie di qualche chiesa;
f) Altre feste elencate nel Calendario di ogni Diocesi, Ordine o Congregazione.
10. Ferie prenatalizie dell'Accolto (de Exceptato) dal 17 al 23 dicembre.
Giorni dell'ottava di Natale. Per i giorni dal 26 al 28 dicembre cfr. n 4.


III

11. Memorie obbligatorie del Calendario comune.
12. Memorie obbligatorie proprie, cioè:
a) Memorie del Patrono secondario del luogo, della diocesi (fuori della diocesi di Milano), della regione, o della provincia, della nazione, di un territorio più ampio; dell'Ordine, della Congregazione o provincia religiosa.
b) Altre memorie obbligatorie, proprie delle singole chiese.
c) Altre memorie obbligatorie elencate nel Calendario di ogni diocesi, Ordine o Congregazione.
13. Memorie ad libitum, che sono escluse nei giorni elencati al n. 10.
14. Ferie e sabati d'Avvento, fino al 16 dicembre compreso.
Ferie del tempo di Natale, dal 2 gennaio al sabato dopo l'Epifania.
Ferie e sabati del Tempo pasquale, dal lunedì dopo l'ottava di Pasqua al sabato prima della domenica di Pentecoste compreso.
Ferie e sabati dei tempi dopo l'Epifania e dopo Pentecoste.

IL GIORNO PROPRIO DELLE CELEBRAZIONI
58. Se nello stesso giorno venissero a coincidere i vespri dell'ufficio corrente e i primi vespri del giorno seguente, prevalgono i vespri della celebrazione che nella tabella delle precedenze è posta per prima; in caso di parità, prevalgono i vespri del giorno seguente. I secondi vespri tuttavia prevalgono sempre sui vespri della beata vergine Maria e dei santi.

Tratto dal Messale Ambrosiano quotidiano, edizione 2008.

--------------------------------------------------------------------------------
Confronto tra le norme di Precedenza del Rito Romano e Rito Ambrosiano.

RITO ROMANORITO AMBROSIANO
II
1. Il Triduo Pasquale della Passione e Risurrezione del Signore.1. Triduo Pasquale della Passione e Risurrezione del Signore.
2. Il Natale del Signore, l'Epifania, l'Ascensione e la Pentecoste.2. Natale del Signore, Epifania, Ascensione, Pentecoste.
Le domeniche di Avvento, di Quaresima e di Pasqua.Domeniche di Avvento, Quaresima e Pasqua.
Il Mercoledì delle Ceneri. 
Sabato in traditione Simboli.
Le ferie della Settimana santa, dal lunedì al giovedì incluso.Ferie della Settimana Autentica (Santa), dal lunedì al giovedì compresi.
I giorni fra l'ottava di Pasqua.Giorni dell'ottava di Pasqua.
3. 3. Solennità della Dedicazione della Chiesa Cattedrale di Milano, Chiesa madre di tutti i fedeli di Rito Ambrosiano.
Le solennità del Signore, della beata Vergine Maria, dei santi, iscritte nel calendario generale.Solennità e Feste del Signore elencate nel Calendario comune.
La Commemorazione di tutti i fedeli defunti.Commemorazione di tutti i fedeli defunti.
 Solennità della Dedicazione e dell'anniversario della Dedicazione della propria chiesa, che è considerata solennità del Signore.
 Festa dell'anniversario della Dedicazione della propria Chiesa Cattedrale (fuori della diocesi di Milano), che è considerata festa del Signore.
 4. Domeniche del tempo di Natale e dei tempi dopo l'Epifania e dopo Pentecoste. Per i giorni dal 26 al 28 dicembre si veda quanto elencato in fondo alla tabella.
5. Solennità della beata Maria Vergine e dei Santi elencate nel Calendario comune.
4. Le solennità proprie, e cioè: 6. Solennità proprie, cioè:
a) Solennità del Patrono principale del Rito, cioè di sant'Ambrogio;
b) Solennità del Compatrono della diocesi di Milano, cioè di san Carlo;
a) la solennità del Patrono principale del luogo o del paese o della città;c) Solennità del Patrono principale del luogo o della città;
b) la solennità della Dedicazione e dell'anniversario della Dedicazione della propria chiesa; 
c) la solennità del Titolare della propria chiesa;d) Solennità del Titolo della propria chiesa;
d) la solennità del Titolare o del Fondatore o del Patrono principale dell'Ordine o della Congregazione.e) Solennità del Titolo o del Fondatore o del Patrono principale dell'Ordine o della Congregazione.
IIII
5. Le feste del Signore iscritte nel calendario generale. 
6. Le domeniche del tempo di Natale e le domeniche del Tempo ordinario. 
7. Ferie di Quaresima (su di esse precedono solo le solennità dell'Annunciazione e di san Giuseppe).
7. Le feste della beata Vergine Maria e dei Santi, iscritte nel calendario generale.8. Feste della beata Vergine Maria e dei Santi del Calendario comune.
8. Le feste proprie e cioè : 9. Feste proprie, cioè:
a) Festa dei Patroni secondari della diocesi di Milano;
a) la festa del Patrono principale della diocesi;b) Festa del Patrono principale della diocesi (fuori della diocesi di Milano);
b) la festa dell'anniversario della Dedicazione della chiesa cattedrale; 
c) la festa del Patrono principale della regione o della provincia, della nazione, di un territorio più ampio;c) Festa del Patrono principale della regione o della provincia, della nazione, di un territorio più ampio;
d) la festa del Titolare, del Fondatore, del Patrono principale dell'Ordine o della Congregazione e della provincia religiosa, salvo quanto è disposto al n. 4 d;d) Festa del Titolo, del Fondatore, del Patrono principale di un Ordine o di una Congregazione e della provincia religiosa;
e) le altre feste proprie di qualche chiesa;e) Altre feste proprie di qualche chiesa;
f) le altre festa iscritte nel calendario di ciascuna diocesi o dell'Ordine o della Congregazione.f) Altre feste elencate nel Calendario di ogni Diocesi, Ordine o Congregazione.
9. Le ferie di Avvento dal 17 al 24 dicembre compreso.10. Ferie «pre-natalizie» dell’Accolto (de Exceptato) dal 17 al 23 dicembre.
I giorni fra l'Ottava di Natale.Giorni dell'Ottava di Natale. Per i giorni dal 26 al 28 dicembre cfr. quanto elencato in fondo alla tabella.
Le ferie di Quaresima. 
IIIIII
10. Le memorie obbligatorie iscritte nel calendario generale.11. Memorie obbligatorie del Calendario comune.
11. Le memorie obbligatorie proprie e cioè : 12. Memorie obbligatorie proprie, cioè:
a) le memorie del Patrono secondario del luogo, della diocesi, della regione o della provincia, della nazione, di un territorio più ampio, dell'Ordine o della Congregazione e della provincia religiosa;a) Memorie del Patrono secondario del luogo, della diocesi (fuori della diocesi di Milano), della regione, o della provincia, della nazione, di un territorio più ampio; dell'Ordine, della Congregazione o provincia religiosa.
b) le altre memorie obbligatorie proprie di qualche chiesa;b) Altre memorie obbligatorie, proprie delle singole chiese.
c) le altre memorie obbligatorie iscritte nel calendario di ciascuna diocesi o dell'Ordine o della Congregazione.c) Altre memorie obbligatorie elencate nel Calendario di ogni diocesi, Ordine o Congregazione.
12. Le memorie facoltative, le quali tuttavia si possono celebrare anche nei giorni elencati nel n. 9, però nel modo particolare descritto in "Principi e Norme" per la Messa e per l'Ufficio.13. Memorie ad libitum, che sono escluse nei giorni elencati al n. 10.
In questo stesso modo, come memorie facoltative, si possono celebrare le memorie obbligatorie che eventualmente ricorrono nelle ferie di Quaresima. 
13. Le ferie di Avvento, fino al 16 dicembre incluso.14. Ferie e sabati d'Avvento, fino al 16 dicembre compreso.
Le ferie del Tempo di Natale, dal 2 gennaio al sabato dopo l'Epifania.Ferie del tempo di Natale, dal 2 gennaio al sabato dopo l'Epifania.
Le ferie del Tempo pasquale, dal lunedì dopo l'ottava di Pasqua al sabato prima della Pentecoste incluso.Ferie del Tempo pasquale, dal lunedì dopo l'ottava di Pasqua al sabato prima della domenica di Pentecoste compreso.
Le ferie del Tempo ordinario.Ferie e sabati dei tempi dopo l’Epifania e dopo la Pentecoste.
 
Se nello stesso giorno si devono celebrare i Vespri dell'Ufficio corrente e i primi Vespri del giorno seguente, prevalgono i Vespri della celebrazione che nella tabella dei giorni liturgici ha un posto superiore; in caso di parità, si celebrano i Vespri del giorno corrente. Se nello stesso giorno venissero a coincidere i vespri dell'ufficio corrente e i primi vespri del giorno seguente, prevalgono i vespri della celebrazione che nella tabella delle precedenze è posta per prima; in caso di parità, prevalgono i vespri del giorno seguente. I secondi vespri tuttavia prevalgono sempre sui vespri della beata Vergine Maria e dei santi.
 
L'ottava del Natale è così ordinata:
a) Il 26 dicembre, II dell’Ottava, è la festa di santo Stefano protomartire;
b) Il 27 dicembre, III dell’Ottava, si celebra la festa di san Giovanni apostolo ed evangelista;
c) Il 28 dicembre, IV dell’Ottava, si celebra la festa dei santi Innocenti.
Queste feste di cui alle lettere a), b), c), avendo un'officiatura mista,
con testi anche inerenti al mistero della Natività,
prevalgono sulla stessa domenica;
d) I giorni 29, 30, 31 sono il V, VI, VII giorno dell'ottava di Natale; essi cedono alla domenica fra l'ottava di Natale;
e) Il giorno 1 gennaio si celebra l'Ottava del Natale nella Circoncisione del Signore.]

Ultima modifica di Ambrosiano : 01-12-2008 alle ore 22:45.
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