"Fra tutte le città della Lombardia Milano è lodata
come la rosa o il giglio fra i fiori, come il cedro nel Libano,
come il leone fra i quadrupedi, come l'aquila fra gli uccelli,
sì da apparire come il sole tra i corpi celesti, per la fertilità
del suolo e la disponibilità dei beni occorrenti agli uomini".
Tale è la descrizione effettuata nel sec. XIII da Fra Bonvesin
da la Riva "Ke sta im borgo Legnian", appartenente all'Ordine
degli Umiliati, che si ritiene abbia insegnato grammatica a Legnano,
al cui ospedale di S. Erasmo legò parte della sua sostanza.
Tra i borghi che fecero degna corona a Milano nella
lontananza dei tempi, tra l'alternanza delle passioni e il luccicare
delle armi, troviamo Legnano, situata sulla riva dell'Olona che
la divide da Legnanello, con le spalle addossate all'attuale statale
del Sempione e con le braccia protese all'interno già produttivo
in biade, gelsi, fieni e buoni vini.
Origine del nome
E' stata avanzata l'ipotesi che "Legnano"
debba identificarsi con la
Liciniacum dei Latini, così chiamata dal console
Lucio Licinio Crasso.
Altri ritengono che il nucleo originario dell'attuale città fosse
formato da agricoltori i quali, trovato un terreno fertile, costruirono
le loro primitive abitazioni sulle rive dell'Olona, costretti
a difendersi dai lupi annidati nei boschi vicini e ancora presenti
nella zona durante la prima metà dell'Ottocento.
Non mancano quelli che hanno definito Legnano come
Vicus agri Sepriensis, cioè come un villaggio del Seprio, del
cui comitato faceva parte e come attestato dal largo omonimo.
Nelle antiche carte la denominazione varia da Liniano,
Livian, Legniano e in dialetto Legnàn e pr. esso Legnarell, alterato
da Legnanell.
Si pensa anche a Ledegnanum, da rifiutare però perché
riferito a località forse oltre il Po. Suggestiva, ma puro frutto
di fantasia e da scartare la derivazione da lignum anus o legno
della vecchia.
Secondo il dizionario toponomastico dell'Olivieri,
prima del 1000 Legnano era detta Lemnianum, diventato Legnanum
nelle Gesta Friderici imperatoris.
Sulla base di questo accostamento si può pensare
a un personale romano Limenius / Laenius.
Antichità
Etimologia a parte, l'antichità del borgo
è fuori discussione. Ne fanno fede i ritrovamenti archeologici,
ora dovuti a scavi per costruzione di edifici, ora a una esplorazione
sistematica del territorio.
Le più antiche tracce della presenza umana sul territorio legnanese
sono fornite da pochi frammenti di un vaso a forma di campana
rinvenuti tra il 1926 e il 1928 nella zona della Montagnola, risalenti
alla cultura di Remedello (fine 2000-1800 a.C.).
Da corredi gallici di corso Sempione sono emersi
bronzi, vasi della cultura di La Tène (IV-I sec. a. C.). Importanti
i reperti romani tratti nel 1925 dalla necropoli di via Novara.
Si tratta di monete, piatti, coppe, bicchieri, balsamari, specchi,
utensili in ferro. Altre sepolture sono venute alla luce nel 1985
in via P. Micca e nel 1991 durante i restauri della chiesa di
S. Ambrogio.
La
tarda età romana è documentata in Legnano e dintorni da sepolture
alla cappuccina con rito inumatorio.
Il corredo è costituito da olpi, ciottoli, coltelli, rasoi, fibbie.
Tutto il materiale è conservato al Museo Sutermeister.
Prima documentazione
La prima sicura traccia storica risale al 789.
Si tratta di un atto di cessione di una corte sita in Leunianello
fatta da Pietro, arcivescovo di Milano, al monastero di S. Ambrogio.
Documento importante non solo perché ci segnala la comparsa del
toponimo, ma anche perché testimonia dei rapporti con l'autorità
religiosa. Inserita nel Seprio, Legnano ne seguì di riflesso le
vicende, tenuto conto della crescita di potere dell'arcivescovo
che non era solo un ecclesiastico, ma anche un capo civile e militare.
Legnano fu quasi certamente coinvolta nelle lotte di carattere
religioso e sociale che videro S. Arialdo aggirarsi per le campagne
e infiammare con la sua predicazione le popolazioni contro l'arcivescovo
Guido da Velate, finché questi dovette rifugiarsi nel fortilizio
posseduto in città da Erlembaldo Cotta. Non è rimasto traccia
del castello, ma l'arcivescovo milanese accrebbe il potere sul
borgo tramite i grandi monasteri. Della forza di questi testimonia
un atto del 1148, in cui si accenna a beni posseduti in Legnano
dalla badessa di S. Maurizio di Milano.
Dalla battaglia del 1176 al Cinquecento
Fatti e leggende si intrecciano nella descrizione
dello scontro avvenuto il 29 maggio 1176 tra le forze della Lega
e le truppe di Federico I. Dopo un avvio negativo, nella seconda
fase della lotta gli uomini della Lega, rinserratisi attorno al
carroccio, grazie anche all'arrivo di truppe fresche di rinforzo,
riuscirono a respingere l'attacco avversario e a costringere alla
fuga il Barbarossa.
Colorito, sia pure con qualche indulgenza alla fantasia,
il racconto della battaglia, effettuato nel sec. XIV dal domenicano
Galvano Fiamma che fece di Alberto da Giussano un simbolo di grandezza
e di valore. A quest'ultimo fu dedicato, dopo il VII Centenario
della battaglia, il monumento opera del Buzzi, destinato a sorgere
inizialmente in una zona vicina alla chiesa di S. Maria delle
Grazie.
Il nome di Legnano ritorna costantemente alla ribalta
nel sec. XIII con l'arcivescovo Leone da Perego, che morì nel
1259 in città, arricchita poi di un altro prezioso palazzo da
Ottone Visconti, al quale è fatta risalire la costruzione della
maggior parte del Castello. Questo, attorno al 1437, fu donato
da Filippo Maria Visconti a Oldrado Lampugnani, che lo fece restaurare
nel 1448, dopo il saccheggio subito da parte di Francesco Sforza.
Ereditato dall'Ospedale Maggiore di Milano, ceduto
da questi ai Cornaggia, il Castello è passato definitivamente
al Comune dopo la seconda guerra mondiale.
Sul piano strettamente religioso interessa segnalare
a Legnano, nel 1300 la presenza di diverse
chiese, tra le quali importanti quelle di S. Ambrogio,
S. Martino, S. Salvatore, S. Maria, S. Agnese, S. Nazaro, per
non parlare di una casa di Umiliati esistente già nel 1298. A
loro si deve la fioritura dell'industria della lana. Risultato
eloquente fu dato dalla costituzione delle classi dei mercanti
imprenditori che, acquistata la materia prima, l'affidavano per
la lavorazione ad operai specializzati. La matricola dei mercanti
del 1393 registra l'iscrizione dei vari Ambroxinus, Antonius,
Antoninus, Bernardinus, Francischus, Galeaz de Legnano, con i
relativi marchi impressi sui prodotti.
Tutte le chiese rientravano nella pieve di Olgiate
Olona, trasferita poi a Busto Arsizio (dal cui distretto Legnano
dipendeva in civilibus), finché Legnano stessa divenne capopieve
nel 1584, per l'accresciuta importanza economica e per l'eccellenza
della sua basilica.
Minacciata nel 1303 da Cressone Crivelli che inutilmente
cercò di occuparla, nel 1339 Legnano vide piazzare le tende di
Lodrisio Visconti nel tentativo non riuscito di spodestare Azzo
Visconti, Signore di Milano che, con l'aiuto dello zio Luchino,
lo battè nella battaglia di Para iago.
L'epoca viscontea-sforzesca rappresentò dunque
per Legnano una stagione di florido sviluppo economico basato
sull'agricoltura favorita dalla presenza di mulini appartenenti
a famiglie nobili e alla Mensa arcivescovile milanese; ma anche
sostenuto da una discreta attività commerciale. A darle ulteriore
rinomanza provvide Giovanni Oldrendi, illustre canonista, notaio,
autore di numerosi trattati di carattere giuridico, scientifico,
sociale, religioso, Vicario del papa, professore all'università
di Bologna, di cui fu Podestà e dove mori nel 1383, compianto
da tutta la popolazione. Toccò a lui rogare l'atto di acquisto
della città, ceduta dai Pepoli ai Visconti, che ne volevano fare
l'epicentro di una confederazione da opporre a Firenze e a Venezia.
Nel periodo compreso tra la metà del 1400 e quella
del 1600 Legnano annoverò molte famiglie nobili, tra cui i Visconti,
i Borromeo, i Crivelli, i Bossi, i Vismara, i Lampugnani. Di questi
ultimi piace ricordare il maniero di Legnanello dalla caratteristica
eco simile a quella di Villa Simonetta a Milano; ma anche le imprese
del cavaliere di Malta, Giuseppe Lampugnani che, con un seguito
numeroso di bravi, terrorizzava la zona, tanto da costringere
il Vicario del Seprio ad emanare nel 1647 un bando contro di lui,
con il quale gli si comminava una pena di duemila scudi qualora
non si fosse astenuto dal compiere misfatti nel peggiore disprezzo
della giustizia.
Tentativo di infeudazione
Il 1500 si apre con il completamento della basilica
di San
Magno, attuato tra il 1512/13, quasi a compensare il
sacco operato due anni prima dalle truppe di M. Schinner. Crebbe
intanto la popolazione arrivata a circa 2500 anime, verso la fine
del secolo. Da ricordare che nel 1583 i terrieri della zona verso
S. Giorgio decisero di costruire, in sostituzione di una cappella
già esistente alla fine del 1400, una chiesetta dedicata alla
Vergine che oggi va sotto il nome di S. Maria delle Grazie.
L'atmosfera fu però turbata dagli scoppi a ripetizione
della peste e dal bando di infeudazione emesso dai dominatori
spagnoli, sventato nel 1652 dal versamento di L. 6680 effettuato
da B. Lampugnani per riscattare i 258 focolari esistenti.
Legnano e i Comunetti del 1700
Sotto la dominazione austriaca fu avviato il riordino
del catasto e anche le proprietà di Legnano furono suddivise in
beni di prima stazione comprendenti i terreni prevalentemente
di tipo aratorio vitato; e di seconda stazione relativi alle case.
Con la tavoletta pretoria, così chiamata dal suo inventore, furono
redatte mappe gigantesche misurate in trabucchi. Legnano risultò
divisa in nove Comunetti dotati di amministrazione autonoma:
Dominante, Lampugnani, Morosino grande, Morosinetto, Personale,
R. R. Monache di Legnano, Trotti, Visconti, Vismara.
Verso la fine del secolo l'imperatore Giuseppe
II visitò Legnano e il suo pellagrosario allestito nel soppresso
convento di S. Chiara e affidato alle cure del Dr. Strambio.
A prova dell'attività commerciale sta la concessione
del mercato settimanale autorizzato nel 1795, dopo le richieste
presentate nel 1499 a Ludovico il Moro, nel 1627 a Filippo IV.
Sviluppo ottocentesco
Con l'inizio dell'Ottocento iniziò per Legnano
una fase di trasformazione graduale che segnò il passaggio al
ruolo di città assunto nel 1924.
Ricordato che alla metà del 1500 commerciavano in
cotone i Cornacchia soci dei Prata, da un rapporto del 1807 deduciamo
che in Legnano esistevano filature di seta, di cotone sia pure
esercitate in forma artigianale ed uscite dall'anonimato nel 1821
con lo svizzero C. Martin, che impiegava 200 operai nel 1863.
Lo spirito di intraprendenza e l'entità dei capitali
impiegati, la disponibilità di mano d'opera a baso prezzo favorirono
l'apertura delle filature Krumm, Borgomaneri, degli stabilimenti
Fr. Dell'Acqua (1871), A. Bernocchi (1872/73), De Angeli (1875),
del Cotonificio Cantoni (1879). Da questo ultimo venne F. Tosi
fondatore dell'omonima officina nel 1882.
Rallentato il ritmo produttivo periodicamente a
causa dello scoppio del colera (1836), del tifo, del vaiolo (1887),
i Legnanesi diedero il loro contributo per il riscatto dalla dominazione
autriaca, con patrioti come Saule Banfi ed Ester Cuttica e salutarono
festosamente Garibaldi presente nel 1862.
Naturale il sostegno dato alle industrie legnanesi
dagli Istituti di credito come la Banca di Legnano (1887), dal
Credito Legnanese (1923), dalla attivazione della ferrovia Milano-Gallarate
(1860), dalla tramvia Milano-Legnano (1880).
Dalla prima alla seconda guerra mondiale
Allo sviluppo industriale si accompagnarono nel
1900 l'aumento della popolazione e la trasformazione del centro
abitato, arricchito da nuovi edifici. Nei primi anni fu avviata
la costruzione del nuovo Ospedale, fu inaugurata la nuova sede
del Municipio (1909), già disposta in una casa di proprietà Cornaggia.
Dopo il primo conflitto mondiale, al quale i Legnanesi
diedero un grosso contributo di sangue, difficile, ma graduale
la ripresa economica accompagnata dalle elezioni del 1919 che
assicurarono la vittoria al Partito Socialista.
Quindi l'avvento al potere del fascismo, con la
visita di Mussolini a Legnano, nel 1924, per l'inaugurazione della
Scuola di Avviamento al lavoro A.
Bernocchi che, con l'Istituto
Tecnico C. Dell'Acqua (nato nel 1917) favorì il cammino
ascensionale scolastico, dopo la nascita di istituzioni private,
la prima delle quali risaliva all'epoca di S.Carlo.
Data dal 1935 l'inizio delle manifestazioni della
Sagra del Carroccio, interrotta durante il secondo conflitto e
ripresa nel 1952.
Quindi il verificarsi della seconda guerra mondiale
con i suoi drammatici avvenimenti segnati da bombardamenti, scioperi,
arresti, deportazioni e dal costituirsi di gruppi clandestini
fino all'azione dell'aprile 1945, nel corso della quale furono
sbaragliati i vari presidi fascisti e tedeschi, dopo di che il
CNL assicurò il controllo della città. L'albo delle medaglie d'oro,
dopo A. Robino, C. Borsani, R. Achilli, si arricchì del nome di
M. Venegoni.
Il moderno cammino ascensionale
Ritornata la pace, ripristinati i poteri democratici
con le elezioni amministrative che videro A. Tenconi come primo
Sindaco della Liberazione, riprese a girare il motore della produzione.
L'artigianato costituì un valido supporto alle maggiori aziende;
notevole lo sviluppo del settore terziario.
Nel 1951 fu avviata una nuova politica urbanistica
che però stentò a decollare, perché il piano regolatore subì continue
modifiche e integrazioni per l'individuazione di nuovi quartieri
in espansione, nelle zone di Canazza e Mazzafame. Intorno agli
anni Sessanta Legnano cambiò volto, con la copertura di un ramo
dell'Olona, la creazione del viale Toselli, la soppressione della
tramvia, la costituzione di un grattacielo, la lottizzazione di
terreni già occupati da vecchi stabilimenti, per potervi costruire
nuove abitazioni. Le scuole dell'obbligo già affiancate dall'Istituto
privato Magistrale B. Melzi (1854), dal Liceo
Scientifico (1943), si accrebbero del Classico nel
1960.
Tra le associazioni, punto naturale di riferimento
la Famiglia Legnanese, all'avanguardia per la promozione di svariate
iniziative; la Società Arte e Storia; il Museo Sutermeister. Ai
bisogni sociali corrispondono due case per anziani, a quelli culturali
la Biblioteca
civica
Certamente tutto questo non costituisce un Paradiso,
a causa del calo sensibile della produzione, dello squilibrio
fra potenziale produttivo e capacità di assorbimento del mercato.
Rimane l'augurio che, alle soglie del Duemila, la cultura imprenditoriale
escogiti nuove strutture organizzative, riproponga meccanismi
che consentano di rilanciare il sistema produttivo.
autore Egidio Gianazza