Il ritorno dei serial killer e il metodo Cody McFadyen

Che fine hanno fatto i serial killer? Fino a pochi anni orsono imperversavano per le librerie in tutte le salse. Serial killer collezionisti, eleganti, intelligenti, affascinanti, brutali, misticheggianti, viscidi e naturalmente tutti psicopatici…
Il filone d’oro degli anni ‘90 è quasi esclusivamente di provenienza USA, i nomi sono quelli di Jeffery Deaver, Thomas Harris, Michael Connelly , Poppy Z Brite, a suo modo Bret Easton Ellis, ecc. Molti altri autori si sono cimentati nel mettere in scena il “mostro della porta accanto” trasformandolo in una figura archetipica degna del vampiro ma scadendo poi inevitabilmente nei cliché imposti dagli autori di cui sopra. Anche in Italia diversi scrittori si sono dati al genere eppure i risultati non sono mai stati così epici come quelli degli americani. Non è solo una differenza di ambientazione - la periferia di Los Angeles, i vicoli di New York, le paludi della Florida, i boschi del Wyoming non sono la periferia di Palermo, i vicoli di Genova, il Polesine o i boschi del Abruzzo - ma anche e soprattutto di Weltanschauung.
Panorama.it ha incontrato il texano Cody MacFadyen, lo scrittore che assieme a Jeff Lindsay, sembra aver donato nuova linfa al filone. MacFadyen è tornato di recente in libreria con Gli occhi del buio (Piemme, 415 pp., € 19,90).
Negli anni ‘90 il giallo ha riscoperto il modo di esplorare il lato oscuro della natura umana: il serial killer…
Il male e i suoi estremi hanno sempre attratto l’attenzione della gente. Penso ad esempio a a Jack lo squartatore e da quanto tempo si racconta la sua storia…. La gente è affascinata dalla depravazione, forse perché ne è spaventata e forse perché ognuno porta in sé un po’ di quella depravazione, anche se messa a tacere. I serial killer ci terrorizzano perché non c’è nulla di sovrannaturale. Sono reali. I mostri sono orribili, come in ogni storia dell’orrore, ma questi mostri sono veri. E camminano in mezzo a noi, indossano abiti e cravatte e sorridono. Possono essere sposati, avere figli e contribuire, da bravi cittadini, al benessere della comunità. L’idea che il tuo vicino di casa possa torturare delle donne in cantina e poi accompagnare i figli a scuola la mattina dopo… Bè, è davvero sconvolgente…
La tematica del serial killer, che sia legata alla concezione protestante della vita, alla predestinazione alla salvezza o alla dannazione, è tipicamente anglosassone?
Ha fatto centro. Noi tendiamo a essere molto preoccupati da ciò che è buono o cattivo nella nostra coscienza e cerchiamo sempre di vedere le cose in bianco e nero in modo da essere rassicurati, i serial killer ci danno un’immagine esatta del male, che nonostante sia disturbante, può essere un sollievo. Non ci sono sfumature di grigio, non c’è conflitto, nessuna questione morale da risolvere: sono malvagi e noi non siamo loro, in qualche modo significa che siamo buoni… Se solo la vita fosse davvero così chiara e netta…
Quali sono le sue influenze letterarie?
Sono molte e varie, sono cresciuto divorando Stephen King, James Calvell, James Michener, tonnellate di fantascienza e fantasy e naturalmente i classici.
Come lavora, che tipo di ricerche svolge?
Comincio il romanzo, in genere con una frase o un’immagine forte e una vaga idea di trama. Inizio a scrivere e vedo come si sviluppa. Alle volte sono finito nei guai. È terribile scoprire, dopo aver scritto un centinaio di pagine, che non stai andando da nessuna parte. Quando scrivo, provo a farlo ogni giorno. Se non scrivo, mi sento in colpa. Mi sento come se perdessi il contatto con la storia e i personaggi. Mi dedico molto anche alla lettura, al cinema e alla musica in cerca di ispirazione, come volessi fare il pieno di creatività. So che non è una procedura da manuale, ma spero di perfezionare la tecnica nel corso della mia carriera. Ad ogni modo, faccio un sacco di ricerche. Compro libri, navigo in rete e provo a contattare gli esperti quando è possibile. Sono sempre sorpreso (e grato) dalla volontà delle persone di condividere il sapere. Uno dei miei lettori per esempio è un anestesista e ha risposto a una miriade di domande che avevo sull’argomento senza mai lamentarsi.

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Il 21 Marzo 2008 alle 16:40 Il metodo Cody McFadyen (intervista) « King Ink ha scritto:

[...] Il metodo Cody McFadyen (intervista)     Che fine hanno fatto i serial killer? Fino a pochi anni orsono imperversavano per le librerie in tutte le salse. Serial killer collezionisti, eleganti, intelligenti, affascinanti, brutali, misticheggianti, viscidi e naturalmente tutti psicopatici…Il filone d’oro degli anni ‘90 è quasi esclusivamente di provenienza USA, i nomi sono quelli di Jeffery Deaver, Thomas Harris, Michael Connelly , Poppy Z Brite, a suo modo Bret Easton Ellis, ecc. Molti altri autori si sono cimentati nel mettere in scena il “mostro della porta accanto” trasformandolo in una figura archetipica degna del vampiro ma scadendo poi inevitabilmente nei cliché imposti dagli autori di cui sopra. Anche in Italia diversi scrittori si sono dati al genere eppure i risultati non sono mai stati così epici come quelli degli americani. Non è solo una differenza di ambientazione - la periferia di Los Angeles, i vicoli di New York, le paludi della Florida, i boschi del Wyoming non sono la periferia di Palermo, i vicoli di Genova, il Polesine o i boschi del Abruzzo - ma anche e soprattutto di Weltanschauung.Ho scambiato quattro chiacchiere con il texano Cody MacFadyen, lo scrittore che assieme a Jeff Lindsay, sembra aver donato nuova linfa al filone. MacFadyen è tornato di recente in libreria con Gli occhi del buio (Piemme, 415 pp., € 19,90).Negli anni ‘90 il giallo ha riscoperto il modo di esplorare il lato oscuro della natura umana: il serial killer…Il male e i suoi estremi hanno sempre attratto l’attenzione della gente. Penso ad esempio a a Jack lo squartatore e da quanto tempo si racconta la sua storia…. La gente è affascinata dalla depravazione, forse perché ne è spaventata e forse perché ognuno porta in sé un po’ di quella depravazione, anche se messa a tacere. I serial killer ci terrorizzano perché non c’è nulla di sovrannaturale. Sono reali. I mostri sono orribili, come in ogni storia dell’orrore, ma questi mostri sono veri. E camminano in mezzo a noi, indossano abiti e cravatte e sorridono. Possono essere sposati, avere figli e contribuire, da bravi cittadini, al benessere della comunità. L’idea che il tuo vicino di casa possa torturare delle donne in cantina e poi accompagnare i figli a scuola la mattina dopo… Bè, è davvero sconvolgente…La tematica del serial killer, che sia legata alla concezione protestante della vita, alla predestinazione alla salvezza o alla dannazione, è tipicamente anglosassone? Hai fatto centro. Noi tendiamo a essere molto preoccupati da ciò che è buono o cattivo nella nostra coscienza e cerchiamo sempre di vedere le cose in bianco e nero in modo da essere rassicurati, i serial killer ci danno un’immagine esatta del male, che nonostante sia disturbante, può essere un sollievo. Non ci sono sfumature di grigio, non c’è conflitto, nessuna questione morale da risolvere: sono malvagi e noi non siamo loro, in qualche modo significa che siamo buoni… Se solo la vita fosse davvero così chiara e netta…Quali sono le tue influenze letterarie?Sono molte e varie, sono cresciuto divorando Stephen King, James Calvell, James Michener, tonnellate di fantascienza e fantasy e naturalmente i classici.Come lavori, che tipo di ricerche svolgi? Comincio il romanzo, in genere con una frase o un’immagine forte e una vaga idea di trama. Inizio a scrivere e vedo come si sviluppa. Alle volte sono finito nei guai. È terribile scoprire, dopo aver scritto un centinaio di pagine, che non stai andando da nessuna parte. Quando scrivo, provo a farlo ogni giorno. Se non scrivo, mi sento in colpa. Mi sento come se perdessi il contatto con la storia e i personaggi. Mi dedico molto anche alla lettura, al cinema e alla musica in cerca di ispirazione, come volessi fare il pieno di creatività. So che non è una procedura da manuale, ma spero di perfezionare la tecnica nel corso della mia carriera. Ad ogni modo, faccio un sacco di ricerche. Compro libri, navigo in rete e provo a contattare gli esperti quando è possibile. Sono sempre sorpreso (e grato) dalla volontà delle persone di condividere il sapere. Uno dei miei lettori per esempio è un anestesista e ha risposto a una miriade di domande che avevo sull’argomento senza mai lamentarsi.  Intervista pubblicata su Panorama.it il 22 gennaio 2008  Explore posts in the same categories: We call upon the author to explain [...]

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