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euralluminaLa società Eurallumina spa possiede nella zona industriale di Portoscuso, in Sardegna, l'unico impianto nel Mediterraneo di ossido di alluminio, ricavato dalla lavorazione della bauxite e prodotto intermedio nel ciclo dell'alluminio, stabilimento che integra la filiera dell'alluminio primario italiano che, con gli impianti di Alcoa a Portovesme e Fusina, alimenta a sua volta un'importante realtà nazionale di produzioni ad elevata tecnologia. Da circa due anni, lo stabilimento chimico a ciclo continuo è di proprietà della multinazionale United Company Rusal Limited (Rusal), primo attore mondiale del settore alluminio e allumina che nel marzo 2009 ha interrotto la produzione, mettendo in cassa integrazione straordinaria per un anno, dal 1° aprile 2009, le proprie maestranze e sospendendo l'esecuzione dei contratti in essere con molte imprese che prestavano servizi in outsourcing e di manutenzione. Circa 700 persone sono così rimaste senza lavoro. Non tutte possono godere di ammortizzatori sociali. La vicenda dell'Eurallumina è l'oggetto dell'interrogazione del 23 marzo scorso, presentata dai senatori del Pd con Francesco Sanna primo firmatario.

La chiusura dell'Eurallumina porterebbe con sé anche la chiusura degli altri stabilimenti determinando la morte economica del territorio, dal piccolo fornitore di carta per stampanti, di materiale elettrico, di strumenti meccanici e elettronici e via dicendo. Oltre all'indotto dei servizi, manutenzione compresa, c'è da considerare l'indotto industriale: Infatti, il 30 % del prodotto Eurallumina viene venduto allo stabilimento dell'Alcoa (circa 900 occupati tra diretti e imprese di manutenzione) per la trasformazione in alluminio, un'altra percentuale dello stesso prodotto viene venduto allo stabilimento cagliaritano della Fluorsid (circa 200 occupati tra diretti e imprese di manutenzione) mentre la parte rimanente viene spedito via nave agli altri stabilimenti della stessa Rusal. Alla luce di questi dati è facilmente comprensibile la strategicità socio economica di questa

Le condizioni del mercato mondiale dell'allumina, che secondo le valutazioni economiche della multinazionale russa, portavano alla necessità di sospendere le produzioni nello stabilimento italiano, sono mutate in modo significativo. In particolare, le principali componenti di costo della produzione di allumina hanno visto riduzioni, non compensate dal contestuale incremento di prezzo della fonte energetica principalmente utilizzata, l'olio combustibile. In particolare è diminuito il costo della materia prima, il minerale di bauxite, mentre il prezzo del prodotto, l'allumina, è cresciuto di più di un terzo rispetto ad un anno fa. E al raddoppio della quotazione dell'olio combustibile, utilizzato nel processo produttivo per l'indisponibilità di gas metano in Sardegna, fanno fronte riduzioni importanti di altre voci di costo, quale ad esempio quella del nolo navale e dell'energia elettrica. Quest'ultima voce presenta un decremento di oltre un terzo, al netto dei possibili vantaggi derivanti dall'eventuale tempestiva partecipazione alle aste per l'attribuzione di quote di elettricità importata dall'estero utilizzando il sistema interconnector (legge n. 99 del 2009, art. 32), resesi disponibili per la contestuale applicazione alle Isole maggiori dello speciale servizio per la sicurezza del sistema elettrico, secondo le previsioni dal decreto-legge 3 del 2010, convertito in legge nella giornata del 17 marzo 2010.

Nell'interrogazione viene sottolineato che anche le condizioni di mercato dell'alluminio, che trascina il prezzo dell'allumina, sono fortemente mutate: nel periodo in cui maturò la decisione di ridimensionare la produzione (gennaio-febbraio 2009) il prezzo dell'alluminio primario al London Stock Exchange, la borsa mondiale dei metalli, arrivò a scendere sotto la soglia dei 1.200 dollari americani per tonnellata mentre oggi, il valore dell'alluminio primario ha superato i 2.200 dollari americani, con una ripresa di prezzo di oltre il 75%.

Nel frattempo, la Rusal ha reimpostato la sua strategia finanziaria, ristrutturando significativamente le proprie posizioni debitorie con i proventi della collocazione nelle borse di Parigi ed Hong Kong, avvenuta il 27 gennaio 2010, di circa l'11% delle azioni della società. Il valore complessivo della società, nei prospetti della quotazione offerti al mercato, è di circa 26 miliardi di dollari e sempre da comunicazioni ai mercati internazionali, si apprende che la multinazionale russa attende una crescita della domanda di allumina nel mondo pari al 7% nell'anno in corso e si accinge a rimodulare la sua organizzazione produttiva in funzione di tale recupero della domanda. Inoltre, i contenuti dell'accordo del 27 marzo 2009 tra società Eurallumina, Governo italiano, Regione Sardegna e sindacati appaiono solo parzialmente attuati, ed in alcune parti si rivelano inattuabili, ovvero insufficienti a garantire la ripresa produttiva degli impianti: in particolare, l'impegno del Ministero dello Sviluppo economico di adoperarsi per includere Eurallumina tra le imprese energivore che avrebbero avuto accesso all'energia elettrica prelevata dagli impianti di generazione in Sardegna mediante il sistema dell'operatore elettrico virtuale (virtual power plant, Vpp), previsto dalla legge n. 99 del 2009, non ha visto attuazione in quanto le direttive ministeriali hanno imposto la vendita di energia agli intermediari del mercato elettrico e non alle imprese industriali. Non solo, l'impegno del Ministero dello sviluppo economico ad estendere i benefici di un contratto di programma in essere con Eurallumina ridefinendone i contenuti, ovvero promuovendo un nuovo contratto di programma, per la realizzazione di un nuovo bacino per lo smaltimento dei residui di lavorazione della bauxite, deve trovare compatibilità con l'annunciata riforma degli incentivi alle imprese, con le dotazioni di finanza pubblica e con l'annuncio dell'attivazione di simili misure a favore di altri casi di crisi e ristrutturazione industriale. Infine, sembra che la Rusal abbia la volontà di riprendere la produzione nello stabilimento italiano, ed anzi l'Eurallumina ha presentato domanda per l'applicazione ai lavoratori, per un altro anno, del trattamento di cassa integrazione guadagni in deroga.

Alla luce di tali argomentazioni, i senatori del Pd chiedono al Governo di attivare immediatamente una nuova interlocuzione con i vertici della società Rusal sino alla precisazione di un piano industriale dell'Eurallumina e alla ripresa della produzione nello stabilimento italiano richiedendo anche l'attivazione di innovative produzioni di allumine speciali, non sostitutive di quelle tradizionali. Inoltre, nell'interrogazione, vine chiesto al Governo di riferire al Parlamento sullo stato dell'attuazione degli impegni, sulla consistenza dei crediti fiscali di società direttamente o indirettamente controllate da Rusal, dell'esistenza di istanze di rimborso presentate alle Agenzie delle entrate competenti e dell'attuazione degli impegni della multinazionale russa di utilizzare le somme rinvenienti da rimborsi erariali a favore di piani di ristrutturazione e rilancio produttivo dello stabilimento italiano oltre che adottare gli opportuni atti di indirizzo alle amministrazioni dello Stato e le eventualmente necessarie proposte di modifica legislativa per semplificare le condizioni di funzionamento dell'industria dei metalli non ferrosi (con particolare riferimento ai seguenti aspetti: crediti erariali, scorte d'obbligo in caso di fermata degli impianti, fiscalità delle fonti di energia utilizzate, procedimenti di autorizzazione alle misure di tutela ambientale ed alla bonifica dei siti, finanziamento di progetti di ricerca per la riduzione degli impatti ambientali e di sviluppo industriale di tecnologie per la riutilizzazione delle scorie di lavorazione della bauxite).

Infine, si invita il Governo a definire e presentare in Parlamento, entro 30 giorni, un disegno di legge che nel periodo di tempo intercorrente alla realizzazione del metanodotto Galsi tra l'Algeria e la Sardegna, assicuri i medesimi costi energetici alle imprese industriali con stabilimenti nell'isola, a condizione che avviino investimenti per la riconversione a gas degli impianti che oggi marciano ad olio combustibile, garantendone le migliori prestazioni ambientali e ridotte emissioni di inquinanti e di Co2, in linea con gli impegni internazionali dell'Italia.

 

 

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