CRONACA

L'erede di casa Savoia: "Non tocca a me giudicarlo, ma è
normale che tra genitori e figli ci siano disparità di vedute, ognuno è diverso"

Emanuele Filiberto si dissocia dal padre
"Non condivido tutto quello che ha fatto"

dal nostro inviato LEONARDO COEN


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Emanuele Filiberto con il padre Vittorio Emanuele

GINEVRA - Il principe Emanuele Filiberto di Savoia ha appena votato a Ginevra per il referendum, "ne ho ancora il diritto, ho il mio passaporto italiano, fin quando me lo lasceranno", ironizza, ma poi mica tanto. Segue gli exit poll su Internet, mentre si occupa dell'Ordine Mauriziano di cui è Gran cancelliere: "Ho deciso di far piazza pulita, voglio fare tutto ciò che è necessario perché l'Ordine non venga di nuovo sporcato da certa gente", quella gente coinvolta nell'inchiesta di Potenza. Non è ancora andato a trovare suo padre Vittorio Emanuele agli arresti domiciliari romani perché "mediaticamente non è il momento", e perché gliel'ha chiesto l'avvocato, Giulia Bongiorno, deputata di An ed ex legale di Andreotti, "mi pesa ma papà sa che io penso sempre a lui".

È seriamente preoccupato per la salute di suo padre, "non sta bene, non sta affatto bene". Dice anche: "Non condivido tutto quello che ha fatto, è normale tra genitori e figli, ognuno è diverso. Ma non sono qua oggi per giudicare mio padre". Quanto all'accusa di istigazione alla pirateria informatica che il pm Woodcock gli ha formulato contro, Emanuele Filiberto replica: "Ho saputo delle mie intercettazioni telefoniche dai giornali e già questo lo trovo strabiliante. Non ho nulla da rimproverarmi. Se dovrò essere ascoltato dai giudici, sarà con serenità perché ho fiducia nella giustizia".

Dicono che voi Savoia volevate dare una lezione ad un sito web che vi era ostile. E che lei si sia rivolto a qualcuno perché lo zittisse.
"Dare una lezione, intanto, non è nel mio stile. Sa cosa provo? Un effetto strano, credo di essere precipitato nel mondo del Grande Fratello. Io non ho mai avuto a che vedere con quel sito (www. prav da. news. com, ndr.). Potevo vedere solo che via Internet parlava male della famiglia, ci diffamava e basta. Cosa pensa potessi dire, per telefono, di questa cosa?"

L'accusano di aver fatto bombardare virtualmente quel sito.

"Su consiglio del prefetto di Milano, nell'autunno del 2005 mio padre si è rivolto alla Polizia postale per segnalare la cosa e perché venissero adottati adeguati provvedimenti. C'è tanto di documento che lo comprova".

Ha letto i titoli dei giornali e dei settimanali di questi ultimi giorni?

"No".

Allora gliene leggo io alcuni. "Vizi privati e pubiche virtù", "Sua Altezza Sex Machine", "Le prince du scandale", "Scandalo sulla corona", persino la "favola triste della Cenerentola Clotilde". Mai così in basso l'immagine dei Savoia.

"Ho saputo delle mie intercettazioni dai giornali. Ho deciso di non leggerle. Mi sto facendo inviare l'allegato di un quotidiano che ha stampato il testo integrale dell'interrogatorio di mio padre. Le pare normale tutto ciò?".

E sua moglie come l'ha presa? Ad un settimanale parigino ha appena dichiarato che da quando è sposata con lei la sua famiglia è anche la mia, che vorrebbe tuttavia una vita qualunque ma sa di non averla.

"Mia moglie Clotilde si è beccata tutto questo fango in faccia all'ottavo mese di gravidanza. Vado avanti e indietro da Ginevra (ci sto tre giorni la settimana) a Parigi, dove abbiamo appena acquistato un appartamentino: Clotilde sta frequentando corsi di canto perché a fine settembre l'attende un'impegnativa prova artistica, al Théatre du Chatelet, Le chanteur du Mexico, e vorrei che questa vicenda non la danneggiasse psicologicamente. È un'attrice famosa in Francia: la stampa rosa ha sempre scritto su di lei, oggi la nostra fiaba è diventata incubo, un rève brisé, un sogno infranto, hanno titolato, non è bello sentire o leggere che tuo suocero è andato in prigione perché aveva delle cattive frequentazioni e che è rimasto invischiato in sordide vicende".

Persone spregiudicate, persino in odor di mafia e criminalità organizzata che appartenevano anche all'Ordine Mauriziano.

"E che non lo saranno più".

Ha deciso di espellerle dall'ordine?

"Sì. Controllerò uno per uno i 3912 Cavalieri e Dame, rivaglierò la loro posizione. Il nostro ordine è un'istituzione seria, nata 572 anni fa, con scopi nobili ed umanitari. Qualcuno ne ha approfittato, bisogna fare grande pulizia".

Il giudice Woodcock sta indagando anche su presunti legami tra logge massoniche e cavalieri: l'ipotesi è che vi sia una sorta di associazione segreta trasversale.

"Segreta? Non ne so niente. Io non posso parlare di cose che non conosco. E che non ho in alcun modo promosso. Sono Gran Cancelliere dell'ordine da quasi quattro anni. Ho cercato di modernizzarlo, come del resto succede in tutto il mondo".

Trasformandolo in business, e questo ha provocato grosse polemiche, anche in seno alla vostra famiglia.
"Business? Per pagare le spese e per fare della beneficenza occorre gestire correttamente. I nostri bilanci sono certificati da Ernst&Young, una delle più grandi società di revisione del mondo, la più grande nel settore delle gestione di fondi. Ci hanno rimproverato di aver esagerato nella promozione e vendita dei gadget, di aver esagerato cioè nella commercializzazione dell'ordine: a mio parere è invece un modo pulito di incrementare le entrate".

Col senno di poi, lei avrebbe frequentato quel tipo di persone che suo padre conosceva, che sono finite in galera e che si erano associate all'ordine?
"No. Non condivido tutto quello che ha fatto mio padre".

Bisogna però capirlo: è stato sessant'anni fuori d'Italia, si è un po' perso, per esempio ci credeva moltissimo nel rilancio dell'ordine, gli ultimi dieci anni di vita li ha spesi per questo.

"Ognuno è diverso. Capita tra genitori e figli, è normale. Ma io non sono qua oggi per giudicare mio padre. Devo pensare alla sua salute, e che questa vicenda finisca presto. Il passato non lo dimenticheremo. Ma per continuare si deve pensare al futuro e io voglio farlo a testa alta".


(27 giugno 2006)


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