Biografia
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di Eugenia Roccella

 

Ogni biografia, se non vuole ridursi soltanto a un curriculum, non può che essere anche una storia di famiglia; se voglio spiegare chi sono e perché faccio politica, devo dunque parlare delle mie origini familiari e delle mie radici, per me fondamentali.

Sono nata a Bologna, dove risiedeva la famiglia di mia madre, Wanda Raheli, e dove mio padre, siciliano, studiava e partecipava attivamente alla politica universitaria. Franco Roccella è stato infatti fra i fondatori dell’Ugi – l’Unione goliardica italiana, vivaio della classe dirigente del dopoguerra – e poi del Partito radicale. Il sodalizio fra mio padre e Marco Pannella è durato quasi per l’intera vita, e a Franco si devono molto dei fondamenti culturali su cui è nato il Pr.

L’ambiente in cui sono cresciuta era laico, colto, anticlericale e liberale, ma l’infanzia l’ho passata in un clima completamente diverso e molto più tradizionale. Da piccola sono vissuta infatti in Sicilia, nel paese di mio padre, affidata ai nonni e a una zia, mentre i miei si erano trasferiti a Roma, dove li ho raggiunti quando ho avuto l’età per andare a scuola. E’ stata mia zia a volermi fare battezzare, a cinque anni, prima di lasciare la Sicilia, e il mio insolito padrino è stato Sergio Stanzani, storico esponente radicale, e noto mangiapreti. Del resto, quando, più grande, ho voluto fare prima comunione e cresima, ho scelto come madrina Liliana Pannella, sorella maggiore di Marco.

Sono stata una leader del Movimento di liberazione della donna, federato al Partito radicale, che ho frequentato fin da adolescente; ho partecipato a tutte le battaglie femministe di quegli anni, dall’aborto alla modifica del diritto di famiglia, dalle lotte contro la violenza sulle donne a quelle per le pari opportunità nel lavoro. Anche mia madre, pittrice straordinaria, a cui ero profondamente legata, condivideva la militanza femminista; negli anni Ottanta mi sono allontanata da ogni forma di politica attiva, proprio per stare vicino a lei che ha attraversato una lunga malattia e un coma da cui si è ripresa con una paziente opera di assistenza.

Per circa venti anni sono vissuta lontana dalla scena pubblica, occupandomi della famiglia (i miei bambini, ma soprattutto i genitori e i parenti anziani: sono figlia unica e anche mio padre è morto dopo una lunga malattia), e ho maturato un cambiamento profondo, pur mantenendo molto della mia formazione culturale.

L’interesse per la biopolitica e per le trasformazioni introdotte dalle biotecnologie in materia di procreazione, per esempio, derivano ancora dal femminismo, dall’idea della centralità del materno e del corpo per l’identità femminile. Per questo mi sono schierata per l’astensione al referendum sulla Legge 40, nel 2005, contro la selezione genetica e quella che alcune teoriche femministe hanno definito “l’espropriazione tecnoscientifica della maternità”.

Nel 2007 sono stata portavoce del Family Day, per ricordare che “siamo tutti figli di un uomo e di una donna”, e che la famiglia non può che fondarsi su questa semplice evidenza. Concordo appieno con la “Caritas in Veritate” di Benedetto XVI sul fatto che la questione sociale sia diventata ormai integralmente antropologica; il rischio all’orizzonte è la fine di qualunque forma di umanesimo, grazie alla manipolazione non solo del corpo, ma delle relazioni fondamentali, come quelle tra genitori e figli, e all’indebolirsi di quei rapporti che attraverso la gratuità e il dono affermano la fratellanza e l’uguaglianza tra le persone. Come dice il Papa, “come ci si potrà stupire dell’indifferenza per le situazioni umane di degrado se l’indifferenza caratterizza perfino il nostro atteggiamento verso ciò che è umano e ciò che non lo è?”

Per quanto riguarda la mia attività professionale: mi sono laureata in Lettere a Roma, dove ho svolto un dottorato di ricerca in Italianistica, con una tesi sulla letteratura napoletana contemporanea. Sono giornalista; prima di essere eletta alla camera dei Deputati nel 2008 per il Pdl (la candidatura mi fu proposta da Sandro Bondi) ero editorialista di Avvenire e scrivevo per Il Foglio e Il Giornale.

Oggi sono deputato del Nuovo Centrodesta e Vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati. Durante l'ultimo governo Berlusconi sono stata Sottosegretario di Stato al Ministero della Salute, con deleghe dalla salute materno-infantile alle biobanche, dalla procreazione medicalmente assistita alle politiche di fine vita. Nello stesso Governo sono stata, dal maggio 2008 fino al gennaio 2010, Sottosegretario al Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, e alle deleghe già citate si aggiungevano quelle che riguardavano appunto le politiche sociali: volontariato, associazionismo, politiche di inclusione sociale, protezione sociale e promozione dei diritti di anziani, persone non autosufficienti, persone con disabilità, ecc.

Fra i saggi che ho scritto, escludendo quelli di argomento letterario, ricordo “La leadership di Berlusconi”, (in “Forza Italia, radiografia di un evento”, a cura di D.Mennitti, Ideazione editrice, 1997), “Dopo il femminismo” (Ideazione editrice, 2001), “Contro il cristianesimo. L’Onu e l’Unione europea come nuova ideologia” (con Lucetta Scaraffia, Piemme, 2005) e “La favola dell’aborto facile. Miti e realtà della pillola Ru486” (con Assuntina Morresi, ed. Franco Angeli, 2006).

Insieme con Lucetta Scaraffia ho curato “Italiane. Dizionario biografico delle donne italiane dall’Unità ad oggi”, edito dalla Presidenza del Consiglio e Dipartimento per le Pari Opportunità nel 2003.

Sono sposata dal 1976 e ho due figli, Francesco e Silvia.

 

 

DICONO DI LEI:

Il Foglio, 31 Marzo 2007 - L'Eugenia dei due mondi

La Stampa, 18 Dicembre 2008 - L'ex abortista diventata pasdaran