Le traversate in barca la notte. Lui che andava a fare il suo
turno di riposo, lei che restava sola al timone, a tenere la rotta
sotto le stelle. Era una ragazza Giovanna, di cognome Gravina come
la mamma Carla, perché quando era nata, nel 1961, lui era sposato
con un'altra e per la legge dell'epoca non poteva dare il suo nome
alla bambina. Lui, Gian Maria Volonté, è morto improvvisamente, sul
set, a 61 anni nel 1994, e adesso è nella terra del cimitero di La
Maddalena: una piccola lapide a forma di vela, una pietruzza che
sembra un cuore e una citazione di Valéry: «S'alza il vento.
Bisogna tentare di vivere ». Lei a La Maddalena è tornata 16 anni
fa, col figlio. A vivere in questo mare dove alzava le vele
dell'Arzachena, una barca a vela di 11 metri, con Gian
Maria: «I miei ricordi più intensi con lui». Di Volonté Giovanna è
l'unica figlia - «che io sappia» - e ha lo stesso viso scavato. A
La Maddalena vive in una casa senza riscaldamento e con molti
ricordi accatastati, un po' diroccata ma affacciata dall'alto su
quel mare che li ha uniti. Nell'isola gestisce il cinema, le arene
estive e, dal 2003, una manifestazione dedicata a suo padre, La
valigia dell'attore. Per l'edizione di quest'anno (dal 28
luglio al 1° agosto) verrà pubblicato un libro di
testimonianze.
Che padre era Gian Maria?
«Un padre molto materno, dolcissimo, ma che non faceva
sconti. E allora, se il mare era gelato ma l'ancora andava
disincagliata, mi faceva tuffare».
È vero che aveva un caratteraccio?
«Voleva sempre il meglio, era rigoroso. Questo dipendeva
dalla passione per il suo mestiere e per la vita. Purtroppo, negli
ultimi anni non si trovava così bene nel cinema, tutto veniva fatto
in fretta, tirato via, e a lui questo non andava».
A recitare lei ha mai pensato?
«Sì e no. A lui sarebbe piaciuto. Mi chiedeva: "Perché
non l'hai fatto questo mestiere? Saresti stata brava". Una volta mi
avevano offerto in teatro una parte secondaria al suo fianco, ma
quando vidi che in locandina avevano messo il mio nome sopra tutti,
assieme a quello di mio padre, mi sembrò così sbagliato, così
ingiusto verso gli altri attori, che rinunciai».
Dove andavate in barca?
«In tantissimi posti. A 17 anni, quando dovevo fare
l'ultimo anno di liceo, mi ha detto: "Prenditi calzini e maglioni e
andiamo, staremo in mare un anno". Tre mesi dopo siamo tornati
perché doveva fare un film, e io la scuola l'ho finita da
privatista. Era istruttore di vela a Caprera, era prudente in mare,
con lui ti sentivi protetto. Qualche volta abbiamo anche tratto in
salvo barche in difficoltà. Me ne ricordo una piccolina di
pescatori che abbiamo trainato, con un vento fortissimo contro, e
un attracco veramente difficile, a Maratea. Lui mi faceva lanciare
la cima, io non ci riuscivo, lui imprecava... ».
Come si incontrarono i suoi?
«In teatro. Ai tempi lei era più famosa di lui. Insieme,
all'Arena di Verona, fecero Romeo e Giulietta e si
innamorarono».
Non fu un amore facile.
«Fu un grande amore. Nato trasgredendo le regole sociali
dell'epoca. Mia madre, figlia di un colonnello, diventata attrice a
15 anni e subito molto popolare, a 20 si trovò ad avere una figlia
con un uomo sposato. Ma lo immagina che scandalo? Perse una serie
di contratti per questa scelta. Eppure, né lei né mio padre
pensarono di rinunciare a me».
Il servizio completo su Vanity Fair n. 29/2010 in
edicola da mercoledì 21