Minacce

Scandalo MPS. Pubblicazione email. Indagato cronista del “Fatto”

Davide Vecchi a luglio 2013 pubblicò il drammatico scambio di messaggi fra l’ad Fabrizio Viola e David Rossi, avvenuto prima che questi si togliesse la vita

Il giornalista Davide Vecchi è indagato dalla Procura della Repubblica di Siena per il reato di trattamento illecito di dati nel quadro dell’inchiesta sulla Banca Monte dei Paschi, per aver riferito il 5 e il 6 luglio 2013, in due articoli pubblicati dal Fatto Quotidiano, il contenuto delle drammatiche email che David Rossi, responsabile della comunicazione della banca senese, inviò all’amministratore delegato di Mps, Fabrizio Viola, due giorni prima di suicidarsi, lanciandosi dalla finestra del suo ufficio a Rocca Salimbeni, la sera del 6 marzo 2013.

Il reato è previsto dal Codice in materia di protezione dei dati personali del 2003 e punisce con la reclusione da 6 a 24 mesi chi diffonde dati personali in difformità delle regole previste e per trarne profitto per sé o per altri o di recare danno ad altri.

Il giornalista è sospettato di aver commesso il reato in concorso con Antonella Tognazzi, la vedova di David Rossi che, dopo la morte del marito, ha promosso un’azione legale nei confronti di MPS.

Davide Vecchi si dice all’oscuro di tale azione legale, nega di aver concertato gli articoli con la vedova e aggiunge di non averla mai conosciuta.”Non so perché mi contestino queste cose. Non ho mai conosciuto né intervistato la signora Tognozzi”, dice.

La vicenda è ingarbugliata e richiede un inquadramento dei personaggi.

David Rossi negli ultimi giorni era sotto pressione: temeva di essere travolto per responsabilità non sue dallo scandalo nato dalla scoperta di un buco di 740 milioni di euro nei conti della banca, lo scandalo per il quale qualche giorno prima Giuseppe Mussari, di cui Rossi era stato il braccio destro, si era dimesso di punto in bianco da presidente dell’Associazione Bancaria Italiana ABI. David Rossi era molto scosso. Si era sfogato per email con l’amministratore delegato di MPS, Fabrizio Viola. Gli aveva scritto fra l’altro di voler parlare subito con i magistrati, per chiarire la sua posizione. “Mi hanno inquadrato male”, gli scriveva, tra l’altro. “Vorrei garanzie di non essere travolto da questa cosa, per questo lo devo fare subito, prima di domani”. Di quello scambio di email tra Rossi e l’ad Viola si era parlato subito dopo il tragico gesto del responsabile comunicazione della banca, e il fatto era agli atti dell’inchiesta.

Davide Vecchi è un giornalista professionista. Lavora al Fatto Quotidiano dal 2010. “Sono indagato per violazione della privacy. Secondo l’accusa – spiega a Ossigeno – avrei dovuto chiedere al destinatario il permesso di pubblicare le email (che erano negli atti dell’inchiesta sul suicidio di Rossi) ma io l’ho fatto”. Il giornalista ritiene di avere assolto questo obbligo parlando al telefono, prima di scrivere l’articolo, con la portavoce dell’ad Viola, e riportando la dichiarazione che gli fu rilasciata dall’ufficio stampa dell’amministratore delegato. “Io quel giorno lessi le email alla portavoce nel corso di due telefonate e poi riportai nell’articolo la sua risposta. Che io sappia, né Fabrizio Viola né Banca MPS hanno mai presentato querela per quell’articolo, né hanno chiesto una smentita, né hanno lamentato una violazione della privacy”. I pm, dunque si sono mossi d’ufficio e non su querela di parte.

Il cronista ha ricevuto la notifica delle indagini lunedì 26 gennaio 2015. È stato ascoltato dai pm di Siena il 29 gennaio e si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il fascicolo d’indagine sembra sia stato aperto diciotto mesi prima, il giorno stesso della pubblicazione su Il Fatto Quotidiano del suo primo articolo, dal titolo Mps, le ultime mail di Rossi: “Stasera mi suicidio, sul serio. Aiutatemi!!!”.

Vecchi ricorda che, il giorno della pubblicazione dell’articolo, fu convocato informalmente, in procura, con una telefonata insieme agli altri colleghi presenti a Siena e, dice, “mentre eravamo in attesa, dall’ufficio uscì l’avvocato del Monte Paschi”.

Oggi il giornalista si mostra sorpreso del fatto che i pm Aldo Natalini e Nicola Marini, titolari dell’inchiesta Mps, abbiano contestato a lui e alla vedova di Rossi l’aggravante di aver cercato di perseguire un profitto dall’esercizio arbitrario delle proprie ragioni nei confronti della banca. Secondo i pm la signora Tognazzi avrebbe consegnato la corrispondenza riservata al cronista al fine di avanzare, quale erede di Rossi, tramite una terza persona al momento non indagata, all’ufficio legale di Mps, richieste economiche a titolo risarcitorio e per danneggiare l’immagine dell’amministratore delegato. Queste circostanze aggraverebbero il reato ma sono perseguibili solo su querela della parte offesa (in questo caso la Banca e l’amministratore delegato) e questa querela finora non c’è stata.

“Mi sembra una vicenda surreale. A me e ai miei colleghi del giornale – conclude Vecchi – è sembrata una notizia di interesse generale e l’abbiamo pubblicata dopo avere parlato con il destinatario di quella corrispondenza. Spero che non si cerchi di intimidirci. Se non ricordo male, esiste ancora il diritto di cronaca”.

Inutile dire che fra MPS e Il Fatto Quotidiano i rapporti non sono idilliaci. Fu proprio Il Fatto a pubblicare in esclusiva, il 22 gennaio 2013, lo scoop che fece scoppiare lo scandalo e indusse Mussari a lasciare in poche ore la guida dell’ABI, rivelando l’accordo segreto siglato nel 2009 tra gli allora vertici di Banca Monte dei Paschi di Siena (di cui Mussari era presidente) e i vertici della banca giapponese Nomura, per una ristrutturazione del debito di Mps per centinaia di milioni di euro. Secondo l’accordo, Mps migliorò la tipologia del rischio finanziario a cui era esposta, creando così una voragine nei propri conti.

SOLIDARIETÀ – In difesa del cronista si è schierato il gruppo “Liberiamo l’informazione”, componente professionale del consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti. “Diamo la massima solidarietà al nostro collega. Il sapore che ha questa vicenda – si legge  in un loro comunicato – è quello del tentativo di condizionare la libera informazione in una vicenda economicamente e politicamente delicatissima. Non è la prima volta che assistiamo a questa tensione di rapporti tra giornalisti investigativi e la Magistratura, e per questo chiediamo reciproco rispetto”.

GA-ASP

Questo episodio rientra nelle statistiche delle intimidazioni agli operatori dell'informazione di Ossigeno per l'Informazione

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