Questa è la storia di come la curiosità sia amica dell’avventura e questa conduca in luoghi che non si aveva intenzione di andare, anzi, di cui non si conosceva l’esistenza, e di come questo sia un gran bene.

Non troppi mesi fa ho scoperto per caso, come spesso accade nella vita, gironzolando per il web, l’esistenza di una comunità di appassionati di scrittura che si divertivano in amichevoli gare letterarie: Minuti Contati. Per me che amo leggere e scrivere storie brevi l’idea di cimentarmi con la ristrettezza di tempi e spazi ha rappresentato subito una fatale attrazione. Con il passare delle settimane ho conosciuto una quantità notevole di persone in quella comunità, scoprendo tanta passione, voglia di collaborare, predisposizione positiva verso gli altri. In breve mi sono affezionato al gruppo e ai singoli e nonostante non sia passato ancora un anno sento di aver trovato una sorta di famiglia letteraria in quel gruppo.

Gli instancabili animatori che sono il motore di questa comunità sfornano di tanto in tanto, anzi di poco in poco, qualche nuova idea, e una della amichevoli gare tra di noi è stata fatta all’insegna di un genere letterario di cui non sono un grande esperto e nel quale non avrei mai pensato di avventurarmi come autore: lo steampunk. Ma Minuti Contati è soprattutto una palestra e nelle palestre ci si allena, dunque non ci si tira indietro quando c’è da usare un “attrezzo” nuovo. Così anche in quell’occasione ho scritto un micro racconto, Loch Express, che cercasse di esplorare la scrittura di genere steampunk. Non fu particolarmente apprezzato nel gruppo e dunque non superò le selezioni per la finale, ma servì allo scopo di farmi avvicinare al genere.

Passa un po’ di tempo e vengo contattato da Andrea Wise con una proposta dannatamente interessante: trasformare Loch Express in una Storia Variabile. Come? Che diavolo è una storia variabile? Be’, ora credo di saperlo, anche se forse è più facile capirlo con la semplice lettura di alcuni esempi piuttosto che ascoltare me che lo spiego.

Provo però a sintetizzare: una Storia Variabile è un racconto (o altro direi) in cui parti del messaggio, della storia, vengono mostrate o nascoste a seconda della chiave di lettura scelta dal lettore stesso, rimanendo tuttavia, in ognuna delle possibili versioni, coerenti e godibili.

Ecco, l’ho detto, è un tentativo di descrizione del concetto, meglio di me sicuramente potrebbe farlo Andrea Wise, per esempio in un’intervista, ma spero che la mia semplice elaborazione del concetto non sia troppo distante dall’idea originale.

Abbiamo passato un po’ di tempo, Andrea, me ed un altro bel po’ di autori del gruppo di Minuti Contati, a rielaborare le nostre storie, fino ad arrivare alla versione oggi disponibile sia online che nella raccolta “Penny Steampunk II“, associata alla manifestazione “Vaporosamente“. La trovate anche su Facebook.

Ma parliamo del racconto, Loch Express, come nasce e quali sensazioni mi ha dato il lavoro fatto per trasformarlo in una Storia Variabile.

Le radici della storia

Quando si partecipa a una manifestazione come Minuti Contati si hanno a disposizione poche ore per costruire una storia di tremila caratteri. Bisogna trovare un’idea graziosa, se possibile originale, e trasformarla in un racconto che stia in piedi e sia gradevole da leggere. Questo per dirvi che non c’è tanto spazio per la ricerca, visti i tempi.

Eppure Loch Express contiene un personaggio su cui, quella sera, avevo fatto una mini ricerca. Volevo infatti entrare in pieno periodo vittoriano, avevo l’idea di questa scena con un mezzo sommergibile dalle fattezze che ricordavano un mostro, spinto dal vapore e reso leggero dall’uso di un nuovo metallo, l’alluminio. L’idea andava quindi tecnicamente verificata e dopo aver controllato che effettivamente nel periodo in questione vi fossero già tecnologie in grado di manipolare il metallo in questione o quanto meno alcuni suoi precursori, mi ero dedicato ai personaggi.

Volevo una donna come protagonista, perché penso ci sia enorme spazio per compensare la mancanza di protagonisti femminili di peso in letteratura, e lo volevo forte, non in senso mascolino, ma un personaggio di rilievo. Cercavo insomma qualche riferimento reale a cui ispirare la mia protagonista. Googlando qui e lì mi imbatto in una donna che sembrava perfetta per il caso in questione: Florence Trevelyan. La sua storia ufficiale è già notevole, nota filantropa ha dato un grosso contributo allo studio e alla conservazione degli habitat delle specie aviarie. Sposata a un notabile siciliano, a Taormina, lasciò il suo bel giardino alla città, ora parco comunale.

Ma era la storia “ufficiosa” della donna a colpirmi maggiormente. Questa vuole infatti che la giovane Florence fosse stata allevata alla corte della regina Vittoria, a stretto contatto con quest’ultima. All’età di 27 anni, dopo venti passati presso la regina, fu mandata in una sorta di esilio, tanto da non poter tornare in patria neanche in occasione della morte del padre. Esilio mitigato da una cospicua rendita. La ragione di tale situazione pare fosse una relazione della stessa Florence con il figlio di Vittoria, Edoardo, all’epoca già sposato. Prima di approdare a Taormina, dove conobbe il suo Salvatore Cacciola,  Florence viaggiò in lungo e in largo. Un personaggio dunque forte, indipendente, molto vivace culturalmente.

Naturalmente la “mia” Florence è la versione ulteriormente romanzata e mi sono divertito a farne una donna decisa, che gode ancora della protezione della regina ma che al tempo stesso ha già un rapporto con gli uomini ben diverso da quanto all’epoca ci si aspettava da una donna di corte. Non è insomma la vera Florence ma solo un personaggio che da lei, anzi dalla versione romantica che le leggende ci narrano di lei, trae le sue radici.

Quando ho dovuto modificare e rielaborare il racconto per renderlo una Storia Variabile mi è dunque venuto naturale scegliere l’erotismo, la passione, come una delle variabili a disposizione del lettore. Attivandola il racconto prende una piega più decisa e Florence diventa in maniera chiara una conquistatrice. È lei a fare la corte a Bruce, è lei a organizzare le cose in modo da rendersi irresistibile, nonostante i tabù dell’epoca e i rischi che l’uomo avrebbe corso intraprendendo una relazione con una protetta della regina.

Per il secondo “ramo” di variabilità ho scelto di dare maggiore focus ai malcapitati pescatori, semplici figuranti nella storia originale, ma che con la variante “thriller” hanno il loro piccolo momento sotto i riflettori.

L’esperienza è stata positiva ma mi ha solo fatto assaggiare questo tipo di possibilità creativa. Credo che dedicandoci un po’ di tempo si possano fare cose molto interessanti, magari utilizzando poi alcune delle possibilità messe a disposizione dai nuovi formati digitali e, perché no, creando commistioni tra vari media (immagini, suoni, video). Tutte cose che Andrea (o se volete Francesca Romana D’Amato) credo abbia già pensato, ma che per quanto mi riguarda rappresentano piccoli mondi da esplorare.

Non escludo quindi di proseguire con qualche altro “esperimento” su questa linea in un prossimo futuro.

Un’altra cosa che potrebbe accadere, se mi viene la voglia e soprattutto se trovo il tempo, è che il piccolo racconto diventi qualcosa di più. Una storia che coinvolga la mia Florence, il buon Bruce, la regina, naturalmente, e qualche bel cattivone da reperire in giro. Non so che tipo di risultato io possa ottenere in questo caso, ma di sicuro non mancherebbe il divertimento nello scriverla. Perché una cosa invece è certa, scrivere steampunk è estremamente divertente.